Lo riporta l’azienda nel suo Conflict Minerals Report
Secondo l’ultimo Conflict Minerals Report di Apple, l’azienda ha rimosso cinque fonderie e raffinerie di metalli che non rispettavano gli standard dell’azienda in materia di diritti umani. Lo riporta, tra gli altri, Ben Lovejoy su 9To5 Mac. «Nel 2018, Apple ha richiesto ai propri fornitori di rimuovere dalla loro supply chain cinque fonderie e raffinerie di metalli che non hanno voluto partecipare o completare un audit di terza parte o che non hanno in altro modo rispettato gli standard di Apple sull’approvvigionamento responsabile dei minerali», si legge nel report.
L’azienda ha affermato che tutte le 253 aziende rimanenti nella propria supply chain hanno superato gli audit di terza parte, che hanno lo scopo di assicurare che non ci siano benefici economici per le imprese coinvolte – con il sostegno diretto o indiretto – in conflitti armati.
Secondo l’azienda, il proprio impegno per una supply chain etica va al di là degli obblighi previsti dalla legge e degli standard internazionali di due diligence, con l’obiettivo finale di migliorare le condizioni nella Repubblica Democratica del Congo e nei paesi limitrofi. Nel report, l’azienda si propone di raggiungere tale obiettivo grazie alle seguenti azioni:
- Un codice di condotta fornitori (“supplier code”) e uno standard di responsabilità dei fornitori sull’approvvigionamento responsabile dei materiali (“responsible sourcing standard”), i quali si applicano a tutti i livelli della supply chain e richiedono ai fornitori di coinvolgere le fonderie e le raffinerie della supply chain di Apple nel valutare e identificare uno spettro di rischi più ampio rispetto a quelli legati ai conflitti, includendo gli aspetti sociali, ambientali e dei diritti umani;
- Lo studio delle segnalazioni di incidenti e delle pubbliche accuse di abusi potenzialmente collegati a determinate fonderie e raffinerie della propria supply chain. Queste informazioni vengono usate per migliorare i programmi di audit di terze parti e la tracciabilità dei 3TG (i conflict minerals, così chiamati perché estratti in zone di conflitto e spesso venduti per finanziare gli scontri. Sono chiamati 3TG dalle iniziali: tin, tungsten, tantalum e gold);
- Il supporto a movimenti locali e a iniziative di informatori che riferiscono di abusi nelle miniere e lungo le supply chain;
L’integrazione di misurazioni dell’impatto sui diritti umani all’interno del programma generale di due diligence sui minerali.