Con l’avvento della pandemia e l’aumento della domanda globale, l’intero sistema di riciclo ha subìto un’importante battuta d’arresto causando non poche criticità legate alla questione della sostenibilità e dello smaltimento dei rifiuti.
Un problema attualissimo che coinvolge aziende e consumatori e che indica l’urgenza di ottimizzazione dei sistemi all’interno della catena di fornitura per ridurre la produzione dei rifiuti complessivi.
Soluzioni di riutilizzo, scelte consapevoli e ragionate, sottolineano la necessità ma anche il forte e crescente interesse commerciale per l’efficienza delle risorse e lo sfruttamento delle stesse.
In merito all’argomento, uno spunto interessante è offerto da un articolo pubblicato su Supplychaindive che focalizza l’attenzione sulla sostenibilità di un semplice oggetto quotidiano, la tazza da caffè d’asporto.
Tazze da caffè sostenibili: un piccolo passo verso opzioni più green
Come riportato dal sito, la produzione di tazze d’asporto distribuite globalmente ogni anno ammonta a circa 250 miliardi. Di queste, la maggior parte finisce nelle discariche, nonostante la possibilità di sottoporle a riciclo.
In questo senso, per i produttori, l’obiettivo è quello di trasformare questo tipo di tazze in qualcosa di diverso da semplice foraggio per discarica, optando per scelte green orientate alla sostenibilità.
Come sostiene Nina Goodrich, direttore della Sustainable Packaging Coalition e direttore esecutivo di GreenBlue, la tazza stessa è spesso costituita da fibre per lo più “vergini”, molte delle quali considerate di buona qualità per l’inserimento all’interno della catena di riciclo.
Tuttavia, il rivestimento in polietilene della maggior parte dei bicchieri li rende difficili da riciclare per le fabbriche e le incongruenze tra il sistema di raccolta e la mancanza di un processo di riciclo uniforme conduce a disinformazione e fraintendimenti.
Produzione di tazze riciclabili: iniziative e soluzioni
Se da un lato la pandemia da Covid-19 ha temporaneamente limitato l’uso di tazze riutilizzabili a causa delle restrizioni sanitarie dovute all’incertezza di diffusione del virus, dall’altro ha portato all’aumento dei già crescenti cumuli di rifiuti generati dagli scarti alimentari e dagli imballaggi per il cibo d’asporto.
Ecco che la possibilità di produrre un tipo di tazza d’asporto che sia riciclabile e sostenibile diventa una sfida da combattere su più fronti.
Innanzitutto, è necessario per gli operatori del settore risolvere le problematiche legate alla raccolta e alle infrastrutture di riciclo. In secondo luogo, è fondamentale portare a conoscenza il consumatore sull’effettiva possibilità che le stesse siano riciclabili, istruendolo su pratiche e consuetudini. Infine, diventa necessario trovare possibili soluzioni alternative al polietilene per i rivestimenti.
A tal proposito, tra le iniziative in atto, si segnala quella del consorzio NextGen che insieme al Foodservice Packing Institute, sta spingendo verso l’innovazione tecnologica nelle fabbriche in modo che possano riciclare anche le tazze con rivestimenti in polietilene. I risultati sembrano essere soddisfacenti, al momento infatti, si registrano già 30 fabbriche negli Stati Uniti e in Canada in grado di poterlo fare.
Inoltre, è in corso la sperimentazione di imballaggi riciclabili e compostabili, testando nuovi materiali a base vegetale, e creando modelli di “servizio” di tazze riutilizzabili che sfruttano design e tecnologia per creare un prodotto che mantenga valore nel tempo.
Il caso Starbucks: una supply chain “positiva”
Il colosso del caffè americano ha recentemente lanciato un piano decennale volto alla riduzione delle emissioni inquinanti del 50%.
Nello specifico, sono tre i principali punti che l’azienda si è ripromessa di affrontare. In primo luogo, la creazione di una supply chain che sia ad impatto zero, in grado cioè di diminuire le emissioni di CO2 nell’atmosfera. Al secondo posto, la limitazione del consumo di acqua per produrre caffè e infine la riduzione della produzione di rifiuti solidi sia negli impianti che nei punti vendita.
A tal proposito, il CEO Johnson ha dichiarato che già entro il 2022 ogni tazza venduta dovrà essere riutilizzabile o compostabile. Un ulteriore passo verso la creazione di un’economia circolare che riduca considerevolmente gli impatti ambientali, rigenerando più volte il ciclo di vita del prodotto, prima di smaltirlo definitivamente.