All’inizio di quest’anno è entrata in vigore la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che impone alle grandi imprese e alle società quotate in Borsa di divulgare informazioni sulla sostenibilità delle loro attività e su eventuali rischi che ne deriveranno. Una legge che vuole aiutare investitori, organizzazioni della società civile, consumatori e politici a mettere sotto la lente d’ingrandimento le prestazioni di sostenibilità delle aziende.
Ma passare a un futuro verde è un’impresa che comporta un aumento senza precedenti della domanda di materiali chiave. Il nuovo studio di previsione del Joint Research Center, dal titolo Supply chain analysis and material demand forecast in strategic technologies and sectors in the EU offre una corposa analisi sulle implicazioni della svolta sostenibile nell’ambito dei raw materials e della dipendenza da altri paesi.
Maggiori requisiti di sostenibilità nell’Ue
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dell’Ue, che modifica e amplia in modo significativo i requisiti esistenti per la rendicontazione ESG, inizierà presto a essere introdotta per tutte le organizzazioni che operano nell’Unione. Questa normativa si inserisce nel contesto del Green Deal Industrial Plan e del nuovo EU Supply Chain Act che mira ad avere contemporaneamente supply chain più resilienti e sostenibili, per l’industria europea del futuro.
Le aziende devono iniziare a monitorare le emissioni, la diversità e altri dati ESG e a segnalarli, in modo simile a come riportano annualmente i dati finanziari. Dato che fino a due terzi delle emissioni di un’azienda possono rientrare nell’ambito Scope 3, è un regolamento per cui le organizzazioni dovranno farsi trovare preparate.
Le aziende interessate sono circa 50mila e saranno tenute a scrivere una rendicontazione di sostenibilità, pari a circa i tre quarti delle attività nello spazio economico europeo. Una chiamata alla trasparenza e alla sostenibilità per tutte le grandi aziende e le piccole e medie imprese quotate in borsa, tranne le microimprese con meno di 10 dipendenti o meno di 20 milioni di euro di fatturato. A queste si aggiungono le imprese extracomunitarie con 150 milioni di euro nell’Ue di fatturato netto con almeno una filiale o una succursale nell’Unione Europea.
Questioni di dipendenza
Per raggiungere gli obiettivi ESG serve essere più green e sostenibili. Per questo la domanda di materiali che guida la transizione verde e digitale è destinata ad aumentare in modo significativo e l’Europa sta già agendo per evitare di dipendere da singoli paesi per questi materiali (con un occhio soprattutto alla Cina). Un’attenzione a questo aspetto è fondamentale e fa il paio con la sostenibilità aziendale: per essere più sostenibili, servono materie prime chiave per le tecnologie della sostenibilità.
Le misure adottate dall’Ue, in questo senso, si basano sulla valutazione della criticità del 2023, sulla previsione relativa alle tecnologie strategiche per le materie prime essenziali. Il nuovo studio del Joint Research Center (JRC) tra le altre cose prevede che la necessità dell’Ue di batterie agli ioni di litio per alimentare le auto elettriche e per lo stoccaggio dell’energia aumenterà di 21 volte entro il 2050 in uno scenario ad alta domanda. Analogamente, per quanto riguarda le turbine eoliche, la domanda di terre rare aumenterà di 4,5 volte entro il 2030 e di 5,5 volte entro il 2050. Insieme allo studio, il JRC ha anche rinnovato il sistema d’informazione che fornisce conoscenze sulle materie prime, sia primarie (estratte/raccolte) che secondarie, ad esempio dal riciclo. Lo strumento fornisce informazioni su materiali specifici, paesi e diversi settori e tecnologie, includendo analisi sia per l’offerta che per la domanda attuale e futura.
Contestualmente, il Critical Raw Material Act, presentato parallelamente al Net Zero Industry Act, mira nell’ambito Ue ad aumentare la produzione nell’Ue di tecnologie chiave a emissioni zero o “net-zero” per garantire catene di approvvigionamento sicure, sostenibili e competitive per l’energia pulita al fine di raggiungere le ambizioni dell’Ue in materia di clima ed energia. Tali misure comprendono partenariati internazionali per la diversificazione dell’offerta, lo sviluppo delle capacità nazionali di produzione e trasformazione, il riciclo e l’efficienza delle risorse, l’innovazione e i cambiamenti comportamentali.
Agire in modo congiunto su tutti questi fronti, come già sta facendo l’Unione Europea, tra rendicontazione e approvvigionamento di materie prime, potrà portare i paesi al riparo dalle crisi legate alle interruzioni delle catene di approvvigionamento globali. Sarà un processo probabilmente lungo e doloroso, ma per l’Unione necessario.