Questo inizio 2023 sta portando finalmente alcune buone notizie dal lato degli approvvigionamenti. A cominciare dai noli container e dal traffico merci che non è stato particolarmente intaccato dai nuovi regolamenti sulla sostenibilità, fino ad arrivare all’inflazione e ai prezzi delle commodities.
L’indice Drewry e i traffici commerciali
L’ultimo indice composito World Container Index di Drewry (WCI) è di 2.079 dollari per container da 40 piedi ed è ora dell’80% al di sotto del picco di 10.377 dollari raggiunto a settembre 2021. È inferiore del 23% rispetto alla media decennale di 2.694 dollari, il che indica un ritorno a prezzi più normali, ma rimane superiore del 46% rispetto ai tassi medi del 2019 (pre-pandemia) di 1.420 dollari.
Nel dettaglio, le tariffe di trasporto su Shanghai – New York sono scese del 5%, i tassi spot su Shanghai – Rotterdam sono scivolati del 4% e i tassi su New York – Rotterdam del 3%. Allo stesso modo, le tariffe su Shanghai – Los Angeles sono scese del 2%. Ma quelle Shanghai – Genova e Rotterdam – New York sono salite dell’1% ciascuna. I tassi su Rotterdam – Shanghai hanno guadagnato il 2% e quelli su Los Angeles – Shanghai si sono aggirati intorno al livello della settimana precedente. Drewry prevede ancora piccole riduzioni dei tassi di settimana in settimana nel prossimo periodo.
Limitazione di capacità e slow steaming
Rispetto alla limitazione di capacità derivante dall’introduzione della regolamentazione di Imo 2023 e in particolare dalla conseguente pratica dello slow steaming – ovvero il rallentamento della velocità delle navi per limitare le emissioni e conformarsi alla normativa – gli esperti non rilevano grandi impatti.
Rispetto alle scelte dei principali attori della logistica navale, come Maersk ed Msc, è da sottolineare la scelta di migliorare il network di collegamenti riversando capacità sulle rotte transatlantiche. Questa scelta può essere letta alla luce del ridisegnarsi degli equilibri geopolitici: con l’acuirsi della guerra russo-ucraina e il confronto Stati Uniti-Cina, i principali player commerciali europei e occidentali stanno progressivamente puntando a una chiusura. Oltre alle pratiche dell’onshoring e reshoring, ciò avviene anche potenziando le rotte tra paesi “amici”.
Commodities e inflazione
L’inflazione nella zona-euro scende. Dopo i dati dei singoli Paesi, l’Eurostat ha reso noto che nell’ultimo mese del 2022 si è attestata al 9,2%. E secondo gli analisti il trend positivo dovrebbe proseguire.
I prezzi delle materie prime energetiche, della maggior parte dei metalli di base e di diverse materie prime agricole sono aumentati nel 2021, e di nuovo dopo l’inizio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022. Sebbene i prezzi delle materie prime non alimenteranno l’inflazione globale nel 2023 come nel 2021-22, i rischi al rialzo per le nostre previsioni di prezzo di base sono in aumento e si concentrano in gran parte sulla Cina, sui cambiamenti climatici e sul continuo conflitto in Ucraina.
Ma la buona notizia è che secondo un rapporto dell’Economist Intelligence Unit la maggior parte dei prezzi delle materie prime diminuiranno nel 2023 a fronte del rallentamento della domanda a livello globale. Certo, i prezzi resteranno più alti rispetto al passato pre-pandemia. Ma aggiunti agli altri indicatori, queste stime indicano un netto miglioramento della situazione.