Posted On 19 Maggio 2021 By In Supply Chain With 404 Views

Essere agili è più importante del risparmio sui costi?

Tealbook ha affidato all’azienda Wakefield Research un sondaggio per raccontare il rapporto delle aziende con i dati. A comporre il campione 200 dirigenti di procurement e sourcing di aziende con $ 200 milioni o più di entrate annuali. I risultati sono stati raccolti tra il 22 gennaio e il 3 febbraio 2021, utilizzando un invito e-mail e un sondaggio online. Ecco in breve numeri e conclusioni dello studio.

Nel marzo del 2020, all’inizio della pandemia, l’81% dei leader degli acquisti non era completamente fiducioso nei dati dei propri fornitori e sempre l’82% ha poi scoperto, durante la pandemia, che i dati non erano adeguati. Da questa consapevolezza e dal danno causato da informazioni poco chiare, il 96% del campione ha confermato che essere agili è più importante a lungo termine rispetto al risparmio dei costi. La pandemia e la mancanza di dati affidabili ha risvegliato le aziende che hanno deciso di agire in favore dell’innovazione. Questo non solo per proteggersi da altre eventuali interruzioni ma anche per creare una nuova strategia di procurement basata sui dati.

Punti salienti del sondaggio in numeri:

  • il 72% è preoccupato che le informazioni sui fornitori delle proprie aziende non siano migliorate in modo significativo.
  • il 73% non ha ancora apportato i miglioramenti necessari per supply chain a prova di futuro.
  • il 57% dei responsabili fa affidamento sull’inserimento manuale di questi dati, aumentando il tempo e le risorse che impiegano.
  • la mancanza di dati comporta preoccupazione per le aziende, nello specifico hanno paura di perdere l’innovazione (30%), restare indietro rispetto alla concorrenza (26%) e non essere in grado di determinare il ROI (22%).
  • il 63% non ha ancora la piena visibilità dei dati dei fornitori per mettere in campo best practice in ambito ESG
  • il 92% delle aziende è diventato più strategico negli acquisti indiretti grazie a COVID-19.

 

Se da una parte il Covid ha reso evidenti i problemi sulla catena di fornitura, un anno dopo non tutte le aziende hanno reagito velocemente con una risposta e con azioni concrete per migliorare la qualità dei propri dati. Per questo 199 dei 200 responsabili  intervistati affermano che la propria azienda ha pianificato o implementato miglioramenti ai dati e all’intelligence dei propri fornitori.

Tra le principali preoccupazioni espresse dai leader troviamo:

  • Perdere innovazione o soluzioni migliori
  • Compromissione dell’integrità delle soluzioni IT
  • Essere in ritardo rispetto alla concorrenza
  • Non essere in grado di valutare o migliorare la diversità dei fornitori
  • Non essere in grado di determinare il ROI
  • Avere un’azienda meno efficiente ed efficace
  • Collaborazione con fornitori inaffidabili
  • Essere più influenzati dalle interruzioni

Il 92% è preoccupato che la propria azienda non sia in grado di sfruttare l’innovazione dei fornitori (ovvero il modo in cui i fornitori si adattano alle moderne esigenze della catena di fornitura), incluso il 74% estremamente o molto preoccupato. Più di un quarto cita anche di non essere in grado di valutare o migliorare la diversità dei fornitori (26%), mentre più di 1 su 5 si preoccupa di non poter determinare il ROI (22%) o di avere un’azienda meno efficiente ed efficace (21%).

A proposito di visibilità

Solo circa 2 su 5 componenti del campione hanno dichiarato di avere piena visibilità delle informazioni sui fornitori quando si tratta di determinare la conformità rispetto alla governance ambientale, sociale e aziendale. E a questo proposito solo il 37% dichiara di avere piena visibilità delle informazioni sui propri fornitori per adempiere ai propri criteri ESG, un aspetto che rappresenta sia una vulnerabilità individuale che li mette a rischio, sia un’ulteriore lacuna nella base dati.

Durante la pandemia, inoltre, molte aziende si sono accorte che la base dati a cui si affidavano erano totalmente errati e non aderenti alla realtà di riferimento. Questo ha significato per loro la necessità di adattarsi a un ambiente con poche informazioni e di richiederle esternamente: il 45% riferisce che il proprio team sta ancora utilizzando dati esterni per integrare i dati dei fornitori.
La mancanza di dati affidabili significa, per di più, che le informazioni a cui si ricorre potrebbero essere obsolete e che quindi solo il 54% dei  ha accesso in tempo reale ai dati dei fornitori.

Si parla ancora di inserimento manuale

Il 57% afferma che i dati dei propri fornitori richiedono l’inserimento manuale. Il fatto che così tanti responsabili di procurement siano coinvolti personalmente in questo livello di impegno e trovino ancora carenti i loro dati indica chiaramente la necessità di una base di dati per consentire una risposta rapida ed efficace di fronte a una crisi.

Il miglioramento della base di dati sarà la chiave per fornire alle aziende le informazioni e l’agilità necessarie non solo per superare le interruzioni future, ma anche per ottenere il massimo dalle innovazioni dei fornitori in un panorama in rapida evoluzione:

  • 4 leader del procurement su 5 (82%) hanno riscontrato la mancanza di dati sui fornitori durante la pandemia.
  • il 91% dei leader del procurement ha molteplici preoccupazioni derivanti dalla mancanza di dati di alta qualità sui fornitori.
  • il 92% ritiene invece che il procurement indiretto delle proprie aziende sia diventato più strategico a seguito di COVID-19.
  • il 73% afferma che i miglioramenti apportati ai dati e all’intelligence dei fornitori in risposta alle interruzioni siano ancora incompleti.

Nel complesso, il 96% del campione, ha riconosciuto l’importanza di essere agili e di poter affidarsi a una base dati completa e consultabile in tempo reale come la chiave per il futuro. Nel lungo periodo sembra dunque che l’agilità riscuota maggiore successo rispetto alla ricerca di risparmio sui costi.

I responsabili acquisti hanno appreso che l’agilità è una caratteristica necessaria per mantenere la resilienza durante una crisi.

 

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