Ancora provate dalla pandemia e dalle conseguenti interruzioni, le catene di approvvigionamento internazionali rischiano di essere ulteriormente sconvolte dal conflitto tra Russia e Ucraina.
Una guerra che oltre agli effetti umanitari devastanti e senza giustificazione alcuna, minaccia l’economia mondiale e in particolar modo il commercio internazionale del gas.
Secondo dati ufficiali pubblicati dall’Ue, i Paesi europei importano dalla Russia gran parte del combustibile consumato ogni anno dai suoi cittadini, e allo stesso tempo la Russia dipende dalla Comunità Europea per circa il 60% delle sue esportazioni di gas.
Un’interdipendenza che negli ultimi anni è aumentata in maniera esponenziale e che ad oggi sta destando non poche preoccupazioni per il futuro dell’approvvigionamento energetico dell’Europa.
Gli scenari globali
Anche Gartner si è espresso sull’argomento, sostenendo che l’instabile situazione in Ucraina graverà sulle catene di approvvigionamento a livello globale.
Secondo gli analisti di Gartner Koray Köse e Sam New, il conflitto comporterà effetti disastrosi per le reti di fornitura, aumentando l’incertezza nei settori chiave, tra cui l’elettronica high-tech, i semiconduttori e l’approvvigionamento di minerali critici.
I due analisti sostengono che l’attacco all’Ucraina e le sanzioni occidentali alla Russia causeranno una serie di difficoltà difficilmente trascurabili su diversi fronti:
- Carenze di materiali chiave (idrocarburi, minerali critici, metalli ed energia)
- Aumento del costo dei materiali
- Impatti sulla capacità di produzione
- Volatilità della domanda
- Percorso logistico e vincoli di capacità
In questo contesto, sono previste ricadute importanti sui nodi di trasporto chiave, da quello marittimo a quello via terra, che subiranno ulteriori ritardi e interruzioni. Ecco perché la diversificazione delle fonti e delle rotte logistiche ove possibile sono ora fondamentali.
Le implicazioni del conflitto in Ucraina si estenderanno ben oltre i confini nazionali, quindi, sostiene Gartner, la visibilità in tutti i livelli della catena di approvvigionamento sarà necessaria per valutare la potenziale esposizione al rischio, determinare le vulnerabilità e la migliore strategia di risposta.
La situazione italiana
Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese rischia di perdere l’approvvigionamento di gas naturale, che per circa il 45% arriva dalla Russia.
Stando ai dati del 2021, il 37,8% del gas è arrivato da Mosca che è il primo fornitore, seguito dall’Algeria.
Come effetto delle sanzioni di Berlino contro Mosca, i piani del Nord Stream 2 sono stati congelati, generando una vera e propria corsa alla diversificazione degli approvvigionamenti.
Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ha sostenuto la necessità di adottare misure straordinarie per far fronte all’emergenza e ridurre la dipendenza dalla Russia, in particolare:
- maggiore flessibilità nei consumi di gas
- contenere i consumi negli altri settori
- aumentare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte
- massimizzare i flussi da gasdotti non a pieno carico
Alternative al gas russo
Visti gli scenari al momento imprevedibili, il governo sta studiando un piano per garantire al Paese l’energia necessaria nel caso in cui si riducessero i flussi da Mosca, lavorando al raddoppio della produzione nazionale di gas per arrivare a coprire almeno il 10% del fabbisogno nazionale.
Dalle consultazioni è emersa la necessita di ridurre i consumi e ricorrere agli stoccaggi in caso di necessità (e che al momento sembrano essere in grado di soddisfare le esigenze a breve termine), nonché la possibilità di acquistare altro gas dai nostri fornitori secondari, come Algeria, Tunisia e Libia.
In Parlamento il premier Mario Draghi ha evocato il ritorno massiccio alle centrali a carbone, nel caso il conflitto si dilungasse e venissero meno gli approvvigionamenti del gas, necessario non solo a produrre energia termica ma anche a ricavare quella elettrica.