Posted On 10 Ottobre 2018 By In Supply Chain With 1737 Views

L’incertezza è la regola nell’attuale contesto delle imprese

Ponte sospeso - concetto di incertezza

Come il procurement può andare oltre la mitigazione del rischio

 

Apparentemente, i tempi sono favorevoli per chi si occupa di procurement oggi. Negli Usa, le aziende assumono, investono e hanno a disposizione opportunità di crescita che non si vedevano da due decenni. Si aggiungono a questo le politiche a favore delle imprese su tasse e norme e il sentimento che una crescita del Pil del 4% possa diventare la nuova normalità per l’economia americana.

Ma secondo Naseem Malik, managing partner di Tyges International, la realtà non è rosea come potrebbe sembrare. Come spiega su Spend Matters, infatti, se è vero che l’incertezza ha sempre minacciato qualsiasi tipo di attività imprenditoriale, probabilmente il contesto attuale è diverso da quello che i dirigenti hanno dovuto affrontare fino a oggi. Dai burrascosi negoziati sul commercio ai dazi imposti da un giorno all’altro, dalle sanzioni alle fluttuazioni valutarie, le aziende stanno affrontando livelli di instabilità inusuali.

In questo contesto, come può il procurement creare valore al di là della semplice mitigazione dei rischi? A questo scopo è fondamentale saper gestire due risorse: le persone e la tecnologia.

Spesso le persone in prima linea sulle operation in ambito procurement, supply chain o finance possono captare i segnali di qualcosa che non va, prima dei senior manager. Può essere utile, quindi, confrontarsi con chi lavora nelle funzioni operative.

In secondo luogo, i Cpo devono essere in grado di garantire la solidità della supply chain di fronte alle sfide che il mercato pone sia nei confronti dei fornitori esteri che di quelli nazionali. Oltre alle condizioni di lavoro nella catena di fornitura, oggi è necessario assicurarsi che i fornitori possano garantire rapidi tempi di consegna. Inoltre, la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, le due maggiori economie mondiali, sta aggiungendo fattori di incertezza alla competitività dei fornitori: i margini si restringono, i costi fissi e il capitale circolante aumentano, e questo porta a un’erosione dei profitti. Con l’aumentare dell’automazione nella produzione, infine, potrebbero nascere nuove barriere nazionali per proteggere i profitti, i posti di lavoro e la produzione.

Per quanto riguarda la tecnologia, essa viene usata da chi lavora in prima linea per gestire i dati. Questi professionisti non hanno solo le conoscenze, ma anche le abilità tecniche e analitiche che li rendono i più adatti ad affrontare i principali rischi d’impresa. Assicuratevi di fornire loro gli strumenti tecnologici di cui hanno bisogno a questo scopo.

Un’area dove la tecnologia potrebbe essere d’aiuto è il calcolo di quanto siano esposte le aziende americane al crescente rischio nella supply chain dovuto agli sconvolgimenti nel commercio globale. Secondo Resilinc, che si occupa di supply chain analytics, la maggior parte delle aziende non è in grado di quantificare i rischi di una vera guerra commerciale perché i dati vengono semplicemente immagazzinati, invece che adeguatamente analizzati. Anche dopo aver fatto un bilancio dei probabili impatti di questo tipo di politiche, le imprese non sono in grado di prevedere quale impatto avranno sui propri fornitori e subfornitori.

A un livello meno generale, molte aziende sono obbligate ad affrontare i rischi legati all’esposizione sui social media. Cose che un tempo erano impensabili oggi sono realtà, e hanno implicazioni per i prodotti, i marchi e persino i profitti. Si pensi a quello che accade al prezzo delle azioni di aziende come Harley-Davidson o Amazon quando si trovano dalla parte sbagliata di un tweet del presidente Trump che critica le loro pratiche di business.

Un’altra area in cui si verificheranno dei cambiamenti con ricadute importanti è quella della tecnologia blockchain, che in ambito procurement inizia a venir utilizzata per tracciare i prodotti dall’origine al consumatore. Questo avviene soprattutto nelle supply chain del farmaco e del cibo, nel primo caso per scongiurare i rischi di contraffazione, nel secondo per rispondere a consumatori sempre più attenti alla trasparenza.

 

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