La sostenibilità è uno stile di vita per gli italiani. Questo in sintesi quanto emerge dall’indagine “chi ha paura del cibo cattivo? Gli italiani e la sostenibilità” promossa da Bologna Award Caad, Centro Agroalimentare con Fondazione Fico, Fondazione Enpam e Unitec realizzata da Nomisma. Entrando nel dettaglio dello studio. La sostenibilità per il 39% degli italiani è la tutela dell’ambiente, per il 23% è la tutela della salute, per il 15% riguarda la biodiversità del cibo, per l’8% la tradizione e per il 5% l’economia. Un italiano su quattro (25%) ha dichiarato di essere “molto afferrato sull’argomento” mentre il 58% ammette di “conoscere” ma non si sente molto afferrato sull’argomento.
C’è poi il tema del rapporto tra sostenibilità e cibo. Su questo aspetto le opinioni degli italiani divergono: il 18% associa la sostenibilità alla produzione biologica, un altro 18% ritiene che sia sostenibile il cibo che si acquista direttamente dal produttore, mentre il 15% si concentra sulla ‘sostenibilità’ del packaging (riciclabile o biodegradabile). Il 12% si concentra sul produttore e sul fatto che il cibo è ritenuto ‘sostenibile’ solo se gli si garantisce un equo compenso; secondo il 10% sono importanti i diritti dei lavoratori e infine il 7% giudica sostenibile un cibo prodotto a basso impatto d’acqua.
Dunque, arrivando al cuore del problema: come promuovere e potenziare la sostenibilità alimentare? Su questo punto gli italiani non fanno affidamento sui politici. Solo 1 italiano su 4 (il 24%) si aspetta un impegno da parte della classe politica, mentre il 24% preferisce fare da sé e attivarsi in prima persona. Il 27% ritiene, dunque, che sia meglio confidare nell’industria alimentare o nell’agricoltura (17%).