In uno scenario dominato da accelerazioni tecnologiche e cambiamenti strutturali nei mercati globali, il procurement si trova al centro di una trasformazione profonda. Non è più soltanto una funzione operativa, ma una leva strategica per la competitività aziendale. Tuttavia, perché possa davvero giocare questo ruolo, è necessario affrontare un ostacolo concreto: i gap di competenze.
Non si tratta solo di formare meglio il personale, ma di ripensare le competenze come un ecosistema in continua evoluzione, dove tecnologia, strategia e persone si devono muovere in modo coerente.
Comprendere i gap: dove e perché si generano
Un gap di competenze si verifica quando esiste una discrepanza tra le capacità richieste per svolgere un ruolo in modo efficace e quelle effettivamente possedute da chi quel ruolo lo ricopre. In ambito procurement, questo divario è spesso amplificato da tre fattori:
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Digitalizzazione dei processi: l’introduzione di strumenti avanzati come e-procurement, piattaforme di data analytics o sistemi di contract management richiede nuove competenze tecniche, spesso non presenti nei team tradizionali.
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Evoluzione delle competenze soft: la crescente complessità dei mercati e delle relazioni con i fornitori rende indispensabili abilità trasversali come la gestione del rischio, la negoziazione avanzata e la leadership collaborativa.
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Riorganizzazione interna: molti team procurement si stanno trasformando da strutture operative a hub strategici. Questo cambiamento comporta l’acquisizione di capacità analitiche, progettuali e decisionali oggi ancora carenti.
Secondo il report Skills Report 2025 di Supply Chain Management Review, le competenze più richieste dai responsabili acquisti sono proprio quelle che mancano più spesso: abilità relazionali, gestione dei contratti e visione strategica del procurement. Il dato suggerisce una disconnessione tra il profilo ideale e la realtà dei team attuali.
Innovazione come risposta strutturale
I gap di competenze non sono anomalie da correggere temporaneamente, ma segnali strutturali che indicano dove il procurement deve evolversi. L’innovazione – tecnologica, culturale e organizzativa – è la leva chiave per colmare questi divari.
1. mappare le competenze in ottica predittiva
Un audit delle competenze, per essere efficace, non può limitarsi a una fotografia dell’esistente. Deve essere progettato con strumenti capaci di integrare analisi predittive e benchmark di settore. In questo senso, piattaforme come il Competency Evaluation Tool del CIPS rappresentano un punto di partenza, ma è l’approccio che fa la differenza: serve incrociare i dati interni con le tendenze esterne.
2. apprendimento continuo e microlearning
I modelli tradizionali di formazione risultano spesso lenti e costosi. Le organizzazioni più innovative stanno adottando approcci agili, basati su micro-apprendimento, simulazioni, peer coaching e accesso on-demand a contenuti mirati. L’obiettivo è favorire un apprendimento contestualizzato e integrato nel lavoro quotidiano.
3. tecnologia come leva, non come fine
L’introduzione di tecnologie avanzate deve essere guidata da una logica di integrazione delle competenze. L’utilizzo di strumenti di procurement digitale o intelligenza artificiale, senza una contestuale crescita della maturità analitica del team, rischia di creare nuovi gap anziché ridurli. La tecnologia va vista come un amplificatore della capacità decisionale, non come una soluzione plug-and-play.
4. modelli organizzativi flessibili e trasversali
La crescita delle competenze passa anche da come le strutture sono progettate. Creare team cross-funzionali, task force temporanee o laboratori di innovazione interna può stimolare l’acquisizione rapida di know-how, valorizzando la contaminazione tra funzioni diverse.
Dal rischio alla resilienza
Ignorare i gap di competenze significa esporre l’organizzazione a una perdita di efficienza, reattività e valore strategico. In ambiti ad alta complessità come il procurement, questa fragilità si riflette in contratti sub-ottimali, costi nascosti, relazioni deboli con i fornitori e scarsa capacità di adattamento agli imprevisti.
Al contrario, affrontare questi gap in chiave evolutiva significa trasformare il procurement in un motore di resilienza. Investire in competenze è, a tutti gli effetti, una scelta di innovazione sistemica: un modo per rafforzare la capacità dell’organizzazione di anticipare i cambiamenti, cogliere opportunità e generare impatto reale.
Dalle competenze all’evoluzione: il procurement come leva strategica
Colmare i gap di competenze nel procurement non è una semplice attività HR, ma un atto strategico. Significa mettere le persone nelle condizioni di lavorare meglio, con strumenti adeguati e una visione chiara. Significa innovare nella cultura, nei processi, nelle tecnologie.
Ma soprattutto, significa imparare a imparare, come capacità distintiva delle organizzazioni che vogliono restare rilevanti in uno scenario dove l’unica costante è il cambiamento.

