Dal 10 al 21 novembre 2025, Belém, in Brasile, ospita COP30, un evento decisivo non solo per la diplomazia climatica, ma anche per il mondo del business globale. Questa conferenza segna il decennale dell’Accordo di Parigi e rappresenta un momento cruciale per il futuro delle supply chain, delle strategie di procurement e della competitività aziendale. Per i professionisti del global sourcing e dello strategic sourcing, COP30 non è solo un summit sulle emissioni, ma una vera e propria roadmap operativa per navigare rischi climatici, pressioni sui costi e trasformazione dei modelli di business verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Obiettivi e Mandato di COP30

COP30 ha un mandato chiaro e ambizioso: chiudere il divario globale di emissioni e riportare il target di 1,5°C alla portata degli accordi internazionali. Le principali azioni previste includono:

  • Terzo round di Nationally Determined Contributions (NDC) fino al 2035.

  • Triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030.

  • Fase di eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili.

  • Transizione giusta, con protezione di lavoratori e comunità impattate dalla decarbonizzazione.

Le attuali traiettorie indicano ancora un aumento di temperatura globale di circa 2,7°C, ma COP30 mira a impegni più vincolanti e misurabili, supportati da framework di implementazione trasparenti.

Il ruolo strategico del Brasile

Il Brasile, paese ospitante, assume un ruolo sia simbolico che pratico nella transizione climatica. Il paese ha sviluppato tecnologie avanzate in idroelettrico, biocarburanti e idrogeno verde, indicando un modello per economie emergenti che cercano di coniugare sviluppo sostenibile e indipendenza energetica. Anche i centri di sourcing asiatici stanno cominciando a emulare questo approccio.

Il Sourcing Globale e le Emissioni Scope 3

Per le aziende, la supply chain rappresenta il punto centrale della responsabilità climatica. Le emissioni Scope 3, generate indirettamente dai fornitori, dai partner logistici e dalle attività a valle, possono rappresentare oltre il 70% dell’impronta carbonica totale di un’azienda. Queste emissioni sono difficili da misurare e controllare, ma impossibili da ignorare. Di conseguenza, le decisioni di procurement hanno oggi un impatto diretto sulle performance ambientali e sulla fiducia degli stakeholder.

Strategic sourcing e climate action

Lo strategic sourcing sta diventando un pilastro della strategia climatica. COP30 prevede che governi e imprese richiedano framework in grado di allineare le pratiche di sourcing agli obiettivi climatici nazionali, inclusi target scientificamente basati e roadmaps di decarbonizzazione fino al 2035. I team di sourcing devono valutare i fornitori non solo sulla base di capacità e costo, ma anche per:

  • Trasparenza sui dati delle emissioni

  • Adozione di energie rinnovabili

  • Innovazione in materiali a basso impatto

Inoltre, diventa essenziale investire in piattaforme digitali di tracciabilità, strumenti di reporting e accordi contrattuali con i fornitori per trasformare le ambizioni in risultati misurabili.

Sourcing Asiatico: sfide e opportunità

L’Asia rimane il cuore della manifattura globale, ma le nuove politiche climatiche impongono responsabilità crescenti. Paesi come India, Vietnam, Cina e Indonesia stanno avanzando nuovi framework di carbon e sostenibilità che influenzano direttamente le operazioni dei fornitori. Aziende lungimiranti stanno sviluppando strategie di dual sourcing e diversificazione regionale per rafforzare resilienza e agilità. Al contempo, l’adozione di tecnologie pulite e innovazioni green rappresenta un’opportunità competitiva per diventare partner preferenziali nelle catene globali del valore.

Trasparenza, foreste e capitale naturale

Le foreste e la biodiversità sono al centro della missione di COP30, con un Forest Action Plan quinquennale volto a fermare la deforestazione entro il 2030. Le supply chain che operano con commodities forestali come carne, soia e legno dovranno garantire tracciabilità e origine verificabile, pena rischi reputazionali, regolatori e di mercato.

Il report dell’UN Global Compact Italia evidenzia che, sebbene il 78% delle aziende riconosca il valore strategico della natura, solo il 42% monitora sistematicamente gli impatti su biodiversità ed ecosistemi, e soltanto l’8% ha adottato un Piano di Transizione per la Biodiversità. L’integrazione del capitale naturale nelle strategie ambientali cresce, ma rimane poco strutturata: il 57% ne tiene conto nelle valutazioni ambientali e il 70% ritiene che un approccio integrato tra clima e natura porti benefici concreti. Tuttavia, solo il 31% ha definito una policy aziendale specifica.

Le principali barriere segnalate dalle aziende includono il coinvolgimento della filiera, costi elevati, mancanza di strumenti adeguati e competenze interne. Le imprese chiedono incentivi economici, linee guida pratiche e strumenti di misurazione efficaci.

Finanza climatica e supply chain

Un altro tema centrale di COP30 è la mobilitazione di fondi per adattamento, mitigazione e gestione dei danni nei paesi in via di sviluppo. Per il settore privato, questo implica responsabilità estese anche alle attività di produzione e logistica esternalizzate. I team di sourcing dovranno collaborare con i reparti finanziari per accedere a capitali verdi, progettare incentivi ai fornitori e allineare gli investimenti alla riduzione verificata delle emissioni lungo la supply chain.

Resilienza, adattamento e collaborazione

La resilienza climatica è ormai una competenza fondamentale per garantire la continuità del business. Eventi estremi come alluvioni, siccità o ondate di calore richiedono analisi dei rischi, pianificazione di scenari e investimenti in infrastrutture sostenibili. L’adozione di opzioni di approvvigionamento rinnovabile e la diversificazione regionale contribuiscono a ridurre i tempi di fermo e a proteggere i ricavi aziendali.

A questo si aggiunge il principio del “mutirão”, uno sforzo collettivo basato sulla cooperazione tipico del contesto brasiliano. COP30 evidenzia l’importanza di coordinare aziende, fornitori, governi e istituzioni finanziarie per trasformare gli obiettivi climatici in azione concreta. La combinazione di resilienza operativa e collaborazione strategica consente di sviluppare modelli di sourcing positivi, capaci di generare impatto ambientale e vantaggi competitivi lungo l’intera supply chain.