La corsa alla decarbonizzazione sta spingendo le aziende di ogni settore a ripensare radicalmente il proprio impatto lungo l’intera catena del valore. Se gli sforzi sulle emissioni dirette (Scope 1) e su quelle energetiche (Scope 2) hanno portato a miglioramenti misurabili, il vero banco di prova resta lo Scope 3, l’insieme delle emissioni indirette generate da fornitori, trasporti, utilizzo dei prodotti e materiali impiegati.

Si tratta del segmento più complesso da gestire: decentralizzato, globale e strettamente dipendente dalla collaborazione tra migliaia di partner. Oggi, due casi emblematici mostrano come la trasformazione sia possibile quando innovazione, formazione e cooperazione diventano pilastri strategici. Da un lato L’Oréal, leader mondiale della cosmetica; dall’altro Transform: Auto, l’iniziativa sostenuta da colossi come Ford, GM e Toyota.

L’Oréal: ridurre le emissioni interne e affrontare la sfida del packaging

Dal lancio del programma decennale “L’Oréal for the Future” nel 2020, il gruppo francese ha accelerato significativamente la propria transizione ambientale. In cinque anni, L’Oréal ha ridotto le emissioni delle attività industriali del 74% rispetto al 2019, un risultato ancora più significativo se si considera che la produzione è aumentata del 12% nello stesso periodo.

Questi progressi derivano principalmente dalla transizione quasi totale alle energie rinnovabili: tutte le operazioni europee sono oggi al 100% rinnovabili, mentre il 97% delle strutture globali segue lo stesso percorso.

Tuttavia, come per molte aziende consumer, la sfida più grande è rappresentata dallo Scope 3, dominato dal peso degli imballaggi. L’obiettivo di rendere 100% riciclabile, riutilizzabile, ricaricabile o compostabile il packaging entro il 2025 è ancora lontano: al momento la percentuale è del 49%, mentre l’uso di materiali riciclati o biobased si ferma al 37% (target: 50%).

Nonostante queste difficoltà, L’Oréal continua a investire in soluzioni innovative: bottiglie realizzate da CO₂ catturata, pompe completamente riciclabili, tubi in cartone per marchi come Garnier e La Roche-Posay. Parallelamente, il gruppo ha creato il Solstice Fund, destinato a sostenere la decarbonizzazione della supply chain e mitigare l’aumento delle emissioni dovuto anche alle nuove acquisizioni.

La conclusione è chiara: le aziende possono ridurre drasticamente le proprie emissioni dirette, ma la vera rivoluzione avviene solo ripensando materiali, processi e collaborazioni lungo tutta la catena del valore.

Transform: Auto: l’industria automotive accelera la transizione attraverso collaborazione, formazione ed energia pulita

Se la cosmetica affronta la transizione attraverso materiali più sostenibili e innovazione di prodotto, il settore automotive sta adottando un approccio collettivo per trasformare l’intero ecosistema produttivo.

Il programma “Transform: Auto”, guidato da Trio e Suppliers Partnership for the Environment (SP), nasce in Nord America ed è oggi sostenuto da alcuni dei principali attori globali: Ford, GM, Toyota, Magna, Cummins, Honda e altri. Dopo aver coinvolto più di 800 fornitori nei primi due anni, l’iniziativa si sta espandendo in Europa, Turchia e Marocco, regioni chiave per la produzione automobilistica.

L’obiettivo è quello di aiutare i fornitori a ridurre le emissioni indirette legate all’uso dell’energia, garantendo accesso a risorse educative, strumenti pratici e gruppi d’acquisto per l’energia rinnovabile. L’espansione in Europa include anche un allineamento alle normative locali, come la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD).

Secondo Joey Lange, Senior Managing Director Sustainability & Clean Energy di Trio, il senso dell’iniziativa è semplice e strategico: “La sostenibilità nelle supply chain non rallenta. Quando case automobilistiche e fornitori collaborano su rinnovabili ed efficienza, l’impatto sulle emissioni di settore può essere enorme.”

Il progetto si basa su un principio fondamentale: fornire ai fornitori strumenti locali e concreti per affrontare la transizione energetica, rendendo la supply chain più efficiente, resiliente e competitiva.

Per General Motors, che conta 140 fornitori di primo livello solo in Europa, la collaborazione è centrale. Come sottolinea Cassandra Garber, Chief Sustainability Officer di GM: “La strada verso un futuro a zero emissioni si costruisce insieme. Quando i fornitori possono produrre di più usando meno energia e accedendo a elettricità pulita e conveniente, l’intera catena del valore ne beneficia.”

Le supply chain come leva decisiva per raggiungere il net-zero

Osservando L’Oréal e l’industria automotive, emerge un messaggio forte e condiviso: lo Scope 3 non si affronta da soli. Richiede educazione, strumenti accessibili, innovazione tecnologica e soprattutto collaborazione, perché nessuna azienda – per quanto grande – può trasformare un’intera filiera senza coinvolgere i suoi partner.

  • L’Oréal dimostra che anche settori ad alto impatto plastico possono ripensare materiali e processi, pur scontrandosi con complessità tecnologiche e infrastrutturali.

  • Transform: Auto evidenzia come l’azione coordinata tra OEM e fornitori possa accelerare su larga scala l’accesso alle energie rinnovabili e la riduzione dello Scope 2 e 3.

Insieme, questi due casi mostrano la direzione in cui si sta muovendo l’industria globale: una trasformazione delle value chain non più accessoria, ma centrale per raggiungere gli obiettivi climatici. Un cambiamento che richiede resilienza, investimenti e un approccio collettivo, ma che rappresenta ormai la chiave strategica per un futuro competitivo, sostenibile e a zero emissioni.