Le supply chain dei prodotti deperibili stanno attraversando una trasformazione senza precedenti. Gli eventi climatici estremi, la fragilità delle infrastrutture logistiche e l’aumento delle inefficienze operative stanno generando una combinazione di rischi che incide sulla disponibilità dei prodotti, sui costi di approvvigionamento e sulla redditività delle imprese.

Un nuovo approfondito studio di DP World, Without Logistics: Perishables Edition, mette in luce come la volatilità climatica e le disruption lungo la catena logistica rappresentino oggi una delle principali minacce alla stabilità del mercato alimentare globale.

L’escalation delle disruption: un fenomeno ormai sistemico

Negli ultimi tre anni, il 93% delle aziende attive nelle supply chain dei deperibili ha subito almeno un’interruzione significativa legata al clima. Ma il dato più rilevante è che quasi una su due è stata colpita sei o più volte nello stesso periodo. Non si tratta più di incidenti isolati: le disruption sono diventate sistemiche, ricorrenti e imprevedibili.

Secondo Alfred Whitman, Global VP Perishables & Agriculture di DP World: “La volatilità climatica sta ridefinendo il movimento del cibo attraverso i confini. Il settore sente la pressione più spesso e con meno preavviso. I percorsi tradizionali vengono sconvolti, e i produttori devono costruire resilienza in tempo reale.”

La storicità non è più un indicatore sufficiente per pianificare. Le catene logistiche, progettate per un mondo relativamente stabile, si trovano oggi a operare in uno scenario in cui tempeste, siccità, ondate di calore e alluvioni possono bloccare interi corridoi commerciali nel giro di poche ore.

Quando il clima incontra una logistica fragile: un mix esplosivo

Il report mostra come la pressione climatica vada ad aggravare fragilità strutturali già presenti nel sistema logistico:

  • 93% delle aziende dichiara di aver subito impatti significativi da congestione portuale.

  • 88% segnala ritardi doganali che hanno compromesso la merce.

  • 88% riporta fallimenti tecnologici o problemi di sistema.

Questi fattori si sommano e amplificano gli effetti delle disruption climatiche, riducendo la shelf-life dei prodotti e aumentando drasticamente lo spreco alimentare lungo la filiera. DP World sottolinea: “Circa un terzo del cibo prodotto globalmente è perso o sprecato prima di raggiungere i consumatori, equivalente a 1 miliardo di pasti ogni giorno.”

Le ondate di calore accelerano il deterioramento, le alluvioni interrompono nodi strategici della logistica, mentre la congestione portuale prolunga i tempi di sosta dei container in condizioni non ottimali. Le vie d’acqua — come il Canale di Panama o il Mar Rosso — diventano vulnerabili tanto alle siccità quanto alle crisi geopolitiche.

Impatto economico: un costo sempre più difficile da assorbire

Le disruption non incidono solo sulla disponibilità del prodotto, ma sulla sostenibilità finanziaria dell’intera catena del valore.

  • 400.000 dollari: costo medio di un singolo incidente logistico.

  • Oltre 7 miliardi di dollari: perdite annuali complessive del settore dei deperibili.

  • >50% delle aziende perde fino a un mese di produttività in un anno disturbato.

  • 1/3 delle aziende impiega oltre un mese per riprendersi da un evento grave.

Per i professionisti del procurement, questo significa:

  • maggiore volatilità dei prezzi,

  • contratti più rischiosi e meno stabili,

  • difficoltà nel garantire continuità di fornitura,

  • rischio reputazionale in caso di stock-out o qualità compromessa.

Lo studio di King’s College London citato da DP World mostra che gli shock climatici potrebbero generare 25.000 miliardi di dollari di perdite nelle supply chain globali entro il 2060. Una cifra che lascia intuire la portata strutturale del problema.

Il divario crescente tra resilienza percepita e resilienza reale

Beat Simon, COO Logistics di DP World, evidenzia un punto cruciale: “Siamo di fronte a un crescente divario tra la resilienza che le aziende credono di avere e quella realmente dimostrabile sotto stress. Colmare questo gap definirà il futuro delle supply chain alimentari nel prossimo decennio.”

Molte aziende ritengono di avere sistemi sufficientemente robusti, ma i dati mostrano che, di fronte a eventi estremi, i processi non reggono. La mancanza di visibilità end-to-end, monitoraggio predittivo, integrazione tra partner logistici, standard uniformi nella cold chain, crea punti deboli che diventano falle critiche sotto stress.

Come costruire supply chain più resilienti: le direttrici strategiche

Il report DP World individua alcune priorità strategiche per ridurre rischi, sprechi e costi.

1. Investimenti coordinati nella cold chain

Non basta ampliare la capacità: serve potenziare la qualità e l’affidabilità dei sistemi di refrigerazione lungo tutto il percorso, soprattutto nelle regioni calde o con infrastrutture fragili.

2. Piattaforme di visibilità predittiva

L’uso di AI e analytics consente di:

  • rilevare anticipatamente anomalie termiche,

  • prevedere congestioni,

  • ripianificare rotte in tempo reale,

  • ottimizzare le finestre di sdoganamento.

La differenza tra prevenire e reagire può valere milioni di dollari in prodotto salvato.

3. Multimodalità integrata

La possibilità di passare rapidamente da marittimo a ferroviario o aereo in caso di crisi aumenta la continuità operativa e riduce i rischi di deterioramento.

4. Partnership logistiche più profonde

La collaborazione va oltre il contratto: serve condividere dati, KPI di freshness, piani di continuità e simulazioni di scenario.

DP World sta già investendo in:

  • infrastrutture avanzate di cold chain,

  • piattaforme digitali di tracciabilità,

  • reti multimodali integrate,

per consentire ai cargo owner di reagire più rapidamente ai cambi di scenario.

Una nuova era per la supply chain dei deperibili

La combinazione tra cambiamento climatico e inefficienze operative sta costruendo un nuovo contesto in cui le supply chain dei prodotti freschi devono essere ripensate alla radice. Il tempo delle ottimizzazioni incrementali è finito: oggi serve un ripensamento strategico basato su resilienza, integrazione e tecnologia predittiva.

Per chi lavora nel procurement e nella supply chain, questa trasformazione non è più opzionale. Garantire disponibilità, qualità e sostenibilità richiede sistemi in grado di:

  • anticipare i rischi,

  • adattarsi in tempo reale,

  • mantenere integrità del prodotto,

  • ridurre sprechi e costi operativi.

Il messaggio che merge è che la resilienza logistica non è un costo, ma una forma di assicurazione strategica per il futuro dell’alimentare globale.