I mercati petroliferi globali si stanno avviando verso una nuova era. Secondo il nuovo rapporto Oil 2025 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), da qui alla fine del decennio l’offerta di petrolio crescerà più rapidamente della domanda, in un contesto profondamente influenzato dalla transizione energetica, dalle tensioni geopolitiche e dalla ridefinizione delle catene di approvvigionamento.

Un cambiamento strutturale nel mercato globale del petrolio

Nonostante le incertezze a breve termine, come il conflitto tra Israele e Iran che mantiene alta la tensione sui mercati energetici, il quadro di medio-lungo termine delineato dall’IEA mostra una tendenza chiara: il mondo si sta allontanando gradualmente dalla dipendenza dal petrolio. “Negli ultimi dieci anni, gli Stati Uniti hanno rappresentato il 90% della crescita dell’offerta globale, mentre la Cina ha coperto il 60% dell’aumento della domanda,” spiega Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA. “Ma queste dinamiche stanno cambiando.”

La domanda rallenta, salgono elettrico e rinnovabili

La domanda globale di petrolio crescerà di 2,5 milioni di barili al giorno (mb/g) tra il 2024 e il 2030, raggiungendo i 105,5 mb/g, ma l’aumento è concentrato nei primi anni. Dopo il 2026, la crescita si stabilizza e nel 2030 potrebbe addirittura iniziare a diminuire.

Le cause? Una combinazione di:

  • prospettive economiche più deboli,

  • espansione della mobilità elettrica (con vendite EV previste oltre i 20 milioni nel 2025),

  • maggiore penetrazione di fonti rinnovabili e gas naturale nella generazione elettrica, anche in Paesi esportatori come l’Arabia Saudita.

Il settore dei trasporti, un tempo motore della domanda petrolifera, sta rallentando. Al suo posto, la petrolchimica emerge come principale driver: dal 2026 il settore consumerà un barile su sei, soprattutto per la produzione di plastiche e fibre sintetiche. A supportare questa crescita sono gli elevati volumi di liquidi di gas naturale (NGL), in aumento soprattutto in Cina e negli Stati Uniti.

Secondo l’IEA, la domanda complessiva di combustibili fossili per combustione potrebbe raggiungere il picco già nel 2027.

La capacità produttiva cresce, ma restano rischi geopolitici

L’offerta globale di petrolio è prevista salire di oltre 5 mb/g entro il 2030, toccando 114,7 mb/g. I principali contributori a questa espansione sono:

  • Stati Uniti, Canada, Brasile, Guyana e Argentina, insieme ai Paesi dell’alleanza OPEC+.

  • Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iraq guideranno la crescita dell’OPEC+, in gran parte grazie all’aumento della produzione di NGL e condensati.

Il giacimento Jafurah, in Arabia Saudita, sarà un asset chiave. Al contrario, il Messico vedrà un crollo della produzione di circa 630.000 barili al giorno.

Intanto, le sanzioni internazionali continuano a influenzare i flussi commerciali:

  • L’Iran resta un fornitore chiave per la Cina, aggirando le restrizioni statunitensi.

  • Il Venezuela, escluso dai mercati occidentali, si rivolge a Russia, Iran e Cina per ottenere i diluenti necessari alla lavorazione del greggio pesante.

  • La Russia, colpita dalle sanzioni dopo l’invasione dell’Ucraina, ha perso 600.000 barili al giorno di produzione e vede slittare il progetto Vostok Oil al 2026. Tuttavia, Mosca sta investendo in supply chain locali, sviluppando tecnologie interne per trivellazione e fratturazione.

Raffinerie sotto pressione, si modificano i flussi commerciali

Il settore della raffinazione dovrà affrontare un eccesso strutturale di capacità entro il 2030, dovuto alla domanda in calo e alla crescita degli NGL destinati alla chimica. Questo squilibrio potrebbe portare a chiusure di impianti, soprattutto nelle regioni con alti costi operativi.

In Europa, le raffinerie devono fronteggiare:

  • Aumenti vertiginosi del costo delle emissioni sotto l’EU Emissions Trading System (EU-ETS).

  • Volatilità dei prezzi del gas naturale.

  • Nuove normative sul trasporto marittimo (FuelEU Maritime, limiti sul contenuto di zolfo).

Questo rende meno redditizia l’esportazione di prodotti raffinati, mentre aumenta la pressione per investire in efficienza energetica e idrogeno verde. Solo le raffinerie complesse, spesso costiere, potranno reggere l’urto.

I flussi globali di commercio si stanno dunque riallineando:

  • NGL e materie prime per la petrolchimica dominano le esportazioni.

  • Le nazioni soggette a sanzioni puntano su mercati alternativi e autosufficienza produttiva.

Verso un futuro più flessibile e diversificato

Il messaggio dell’IEA è chiaro: il mercato petrolifero sarà ben fornito fino al 2030, salvo shock imprevisti. Tuttavia, la combinazione di crescita EV, sanzioni geopolitiche e nuove regolazioni ambientali richiederà una rapida capacità di adattamento.

Per gli operatori del settore, la chiave sarà investire in:

  • flessibilità operativa,

  • diversificazione delle attività,

  • tecnologie low-carbon.

Il petrolio non scomparirà nel prossimo decennio, ma il suo ruolo e la sua distribuzione stanno già cambiando in modo sostanziale. Chi saprà leggere questi segnali e trasformarli in strategie, sarà pronto ad affrontare il futuro dell’energia.