Il settore automobilistico ha appena ricevuto una nuova tabella di marcia per raggiungere la neutralità climatica. La Science Based Targets initiative (SBTi), organismo di riferimento globale per la definizione di obiettivi climatici aziendali, ha pubblicato la bozza del nuovo Standard Net-Zero per il settore automobilistico. Si tratta di un framework dettagliato che stabilisce linee guida rigorose per produttori e fornitori di componenti auto, con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra (GHG).
Nuovi obiettivi per una filiera più pulita
Questa nuova bozza si inserisce nel solco tracciato dallo Standard Corporate Net-Zero del 2021, ma è specificamente adattata alle peculiarità del settore auto, tra i maggiori responsabili mondiali di emissioni. La novità più significativa è l’attenzione marcata sulle emissioni Scope 3, ovvero quelle indirette generate lungo tutta la catena del valore: dall’estrazione delle materie prime, al trasporto, fino all’uso e allo smaltimento dei veicoli.
Secondo Karl Downey, responsabile degli standard settoriali di SBTi, “decarbonizzare il settore dei trasporti su strada è essenziale per raggiungere gli obiettivi climatici globali. La transizione verso lo zero netto rappresenta un’enorme opportunità di innovazione per l’industria”.
Impatti concreti per produttori e fornitori
Il nuovo standard chiede agli automaker (OEM) di:
-
Rendicontare l’intensità aggregata delle emissioni dei propri veicoli;
-
Considerare le emissioni derivanti dall’uso del carburante e dalla gestione del veicolo a fine vita;
-
Aumentare la quota di vendite di veicoli a basse emissioni.
Parallelamente, i fornitori dovranno:
-
Dimostrare trasparenza nella provenienza delle materie prime e nei processi produttivi;
-
Dichiarare la percentuale di componenti forniti destinati a veicoli a basse emissioni.
Questo significa che anche chi opera “a monte” nella filiera – come aziende minerarie, produttori di chip o di software – sarà chiamato a mostrare la propria “impronta carbonica”.
Perché è fondamentale
Secondo la SBTi, l’industria automobilistica è responsabile di oltre il 20% delle emissioni globali antropiche di GHG. È inoltre esposta ai rischi del cambiamento climatico: interruzioni delle catene di fornitura, scarsità di materie prime e crescente pressione da parte degli investitori rendono urgente un’azione mirata e settoriale.
Alberto Carillo Pineda, co-fondatore e Chief Technical Officer di SBTi, sottolinea l’importanza di un linguaggio comune: “Nel 2021 non esisteva una definizione coerente di net zero nel contesto aziendale. Oggi oltre 1.500 imprese hanno obiettivi allineati. Questo nuovo standard rafforza quel progresso, rendendo l’azione climatica più pratica e concreta.”
Una transizione guidata da chiarezza e collaborazione
Il punto di forza del nuovo standard è la chiarezza. Secondo Tracy Wyman, Chief Impact Officer della SBTi, “raggiungere lo zero netto non sarà mai semplice, ma la guida per arrivarci dovrebbe esserlo”.
La bozza è ora aperta a una consultazione pubblica, che raccoglierà feedback su:
-
L’allineamento con la versione 2 dello Standard Corporate Net-Zero;
-
Le modalità di misurazione delle emissioni Scope 1, 2 e 3;
-
La fattibilità delle richieste sulle vendite di veicoli a basse emissioni e la trasparenza dei fornitori.
Uno standard che cambia le regole del gioco
Se approvato nella sua forma attuale, il nuovo Standard Automotive Net-Zero SBTi rappresenterà un punto di svolta per l’industria globale. Non basterà più ridurre le emissioni nei propri stabilimenti o spingere sull’elettrico: sarà necessario ripensare l’intera filiera, dalla miniera al concessionario.
Con questa iniziativa, la SBTi mira a trasformare le promesse climatiche aziendali in azioni misurabili e verificabili, promuovendo standard settoriali che rispecchino le sfide e le opportunità di ogni industria. L’automotive, ora, è chiamato a fare sul serio.

