Nel 2025, la decarbonizzazione dello Scope 3 è diventata il punto critico delle strategie climatiche aziendali. Dopo anni di focus su emissioni dirette (Scope 1) e indirette da energia (Scope 2), le imprese stanno riconoscendo che la gran parte del proprio impatto climatico si concentra a monte e a valle della produzione — nelle attività dei fornitori, nella logistica, nell’uso e nel fine vita dei prodotti.
Secondo il PwC Scope 3 Report 2025, il 79 % delle aziende che rendicontano le emissioni GHG oggi include anche lo Scope 3, contro il 52 % nel 2024. Tuttavia, più della metà segnala gravi difficoltà nella qualità e disponibilità dei dati, soprattutto nella catena di fornitura.
In questo scenario, alcune aziende si distinguono per approccio sistemico e capacità di trasformare la complessità in un vantaggio competitivo. Tra queste, Schneider Electric rappresenta un caso emblematico.
Schneider Electric: decarbonizzare attraverso la collaborazione
Leader globale nella digitalizzazione dell’energia e dell’automazione, Schneider Electric ha annunciato una nuova fase del proprio piano di decarbonizzazione focalizzato sulle emissioni Scope 3. L’obiettivo è chiaro: ridurre l’impatto della propria catena del valore attraverso strumenti concreti di collaborazione, formazione e accesso alle rinnovabili.
L’azienda ha sviluppato una serie di programmi e piattaforme dedicati ai fornitori:
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Catalyze: crea coorti multi-acquirenti per facilitare la transizione dei fornitori verso l’energia rinnovabile.
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Energize: nato nel settore farmaceutico, ora esteso all’healthcare, con oltre 25 sponsor aziendali.
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LEAP (in collaborazione con Levi Strauss & Co.): accelera l’adozione di energia rinnovabile nella supply chain moda, con l’obiettivo di ridurre del 42 % le emissioni entro il 2030.
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REnew (con PepsiCo): primo accordo di Virtual Power Purchase Agreement (VPPA) per fornitori PepsiCo negli Stati Uniti, in fase di espansione globale.
Attraverso questi programmi, oltre 2.700 fornitori e più di 50 brand hanno già avviato percorsi di riduzione delle proprie emissioni. I partner hanno complessivamente acquistato 752.000 MWh di elettricità rinnovabile tramite Energy Attribute Certificates (EACs), dimostrando che la collaborazione può produrre risultati misurabili e scalabili.
Formazione e strumenti digitali: la piattaforma Zeigo Hub
Uno dei pilastri della strategia Schneider è l’investimento sulla formazione. Attraverso Zeigo Hub, piattaforma digitale di decarbonizzazione, l’azienda offre ai fornitori corsi e risorse su:
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contabilità dei gas serra e definizione di target science-based;
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strategie di efficienza energetica, elettrificazione e circolarità;
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approcci pratici all’acquisto di energia rinnovabile.
Le lezioni e i webinar sono disponibili in oltre 60 lingue, a conferma di una visione inclusiva e globale. L’obiettivo non è solo misurare meglio le emissioni, ma rendere i fornitori autonomi e competenti nella gestione del proprio percorso di transizione.
Il contesto: dallo Scope 3 come obbligo alla leva strategica
Secondo il Carbon Action Report 2025 di EcoVadis e BCG, la pressione regolamentare e di mercato sta spingendo le aziende a intervenire sullo Scope 3 con maggiore urgenza. La nuova direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), in vigore progressivamente dal 2025, impone alle grandi imprese di rendicontare in modo dettagliato le emissioni dell’intera catena del valore.
Parallelamente, iniziative internazionali come la Science Based Targets initiative (SBTi) e la 1.5 °C Supply Chain Leaders chiedono obiettivi più ambiziosi e trasparenti, mentre la Voluntary Carbon Markets Integrity Initiative (VCMI) ha introdotto un Code of Practice che limita l’uso dei crediti di compensazione a un massimo del 25 %, favorendo azioni di riduzione reale.
In questo nuovo scenario normativo e competitivo, Schneider si distingue per un approccio proattivo: invece di concentrarsi sulla sola conformità, punta a creare valore condiviso. La collaborazione con i fornitori non è solo una misura ambientale, ma un modo per rendere le catene di approvvigionamento più resilienti, efficienti e trasparenti.
Le sfide ancora aperte
Nonostante i progressi, la gestione dello Scope 3 rimane complessa. Le principali criticità, evidenziate dal PwC Scope 3 Report 2025, sono:
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difficoltà nel raccogliere dati accurati dai fornitori di secondo e terzo livello;
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mancanza di standard metodologici univoci tra settori e regioni;
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costi iniziali e tempi lunghi di ritorno sugli investimenti;
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disomogeneità normativa tra aree geografiche.
Per affrontare queste sfide, la tendenza emergente è la standardizzazione digitale dei processi di rendicontazione, l’uso di piattaforme comuni e la creazione di “ecosistemi di apprendimento” condivisi tra clienti e fornitori — proprio come quelli avviati da Schneider.
Verso una catena del valore a emissioni zero
Il messaggio che arriva dal mercato è chiaro: lo Scope 3 non può più essere considerato un’area grigia della sostenibilità aziendale. È il nuovo terreno su cui si misureranno la credibilità e la capacità di innovazione delle imprese. Schneider Electric, con la combinazione di strumenti digitali, programmi settoriali e formazione diffusa, offre un modello pragmatico per passare dalla rendicontazione alla trasformazione.
In una fase in cui la transizione climatica richiede azioni collettive e scalabili, il caso Schneider mostra che la chiave non è soltanto “misurare meglio”, ma collaborare di più.

