Il 13 ottobre 2025, la Commissione Affari Giuridici (JURI) del Parlamento Europeo ha approvato una serie di modifiche alla Corporate Sustainability Reporting Directive (Csrd) e alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (Csddd) nell’ambito del pacchetto di semplificazione noto come Omnibus I. Le nuove regole riducono significativamente l’ambito di applicazione delle normative europee sulla sostenibilità, limitando gli obblighi di rendicontazione e due diligence alle sole grandi imprese.

L’obiettivo dichiarato del pacchetto è alleggerire gli oneri amministrativi e rafforzare la competitività europea, ma osservatori e gruppi politici evidenziano un possibile arretramento rispetto agli standard di leadership globale che l’UE aveva consolidato negli ultimi anni in materia Esg.

Riduzione dell’ambito di applicazione della Csrd

Introdotta nel 2022, la CSRD mirava a estendere la rendicontazione di sostenibilità a circa 45.000 imprese nell’UE. La proposta iniziale della Commissione prevedeva già una riduzione di circa l’80% delle aziende coinvolte; la versione approvata dalla JURI va oltre:

  • Soglia di applicazione: imprese con oltre 1.000 dipendenti e fatturato annuo netto superiore a 450 milioni di euro.

Ciò significa che circa il 90% delle aziende originariamente soggette alla direttiva non sarà più obbligato a rendicontare la propria performance di sostenibilità. Per le imprese escluse, la rendicontazione diventa volontaria, basata su linee guida e modelli predisposti dalla Commissione. La rendicontazione settoriale non sarà più obbligatoria ma facoltativa, con un focus su indicatori quantitativi piuttosto che su descrizioni narrative.

Un elemento innovativo è l’istituzione di un portale digitale unico, integrato con l’European Single Access Point, che offrirà modelli gratuiti, linee guida e strumenti di supporto per semplificare la compilazione dei report.

Modifiche alla Csddd: due diligence limitata alle grandi imprese

La CSDDD, adottata nel 2024, aveva introdotto obblighi di due diligence per prevenire impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente lungo le catene di approvvigionamento, con sanzioni fino al 5% del fatturato globale in caso di inadempimento.

Le modifiche approvate dalla JURI innalzano le soglie di applicazione:

  • Imprese UE: oltre 5.000 dipendenti e fatturato annuo netto superiore a 1,5 miliardi di euro.

  • Imprese non UE: fatturato annuo netto nell’UE superiore a 1,5 miliardi di euro.

Di conseguenza, gran parte delle imprese europee e multinazionali di media dimensione esce dal campo di applicazione, riducendo i soggetti obbligati a poche centinaia di grandi aziende.

L’approccio alla due diligence passa da universale a risk-based: le imprese devono richiedere informazioni ai partner commerciali solo quando esiste un rischio plausibile di impatti negativi su diritti umani o ambiente. Inoltre, la responsabilità civile a livello europeo viene eliminata: le sanzioni saranno gestite a livello nazionale, fino a un massimo del 5% del fatturato globale.

Semplificazione complessiva

Le modifiche introducono una razionalizzazione degli obblighi:

  • Standard di rendicontazione semplificati, focalizzati sui dati quantitativi essenziali.

  • Rendicontazione settoriale volontaria.

  • Portale digitale unico europeo per accesso centralizzato a modelli, linee guida e strumenti di conformità.

L’obiettivo è ridurre costi amministrativi e finanziari per le imprese, ma sorgono dubbi su possibili perdite di trasparenza e comparabilità dei dati di sostenibilità.

Implicazioni politiche e prospettive future

Il compromesso approvato riflette tensioni politiche interne al Parlamento Europeo:

  • PPE (Partito Popolare Europeo): promotore della riforma, la descrive come una vittoria per semplificazione e competitività.

  • S&D (Socialisti & Democratici): sostegno tiepido per evitare un’alleanza tra PPE e partiti di estrema destra.

  • Verdi/ALE: contrari, denunciando un indebolimento della leadership europea in materia di responsabilità ambientale e sociale.

La dinamica evidenzia una frattura tra ambizioni climatiche e pragmatismo economico, che sta ridefinendo l’agenda Esg europea.

Prossimi passaggi

  • 24 ottobre 2025: avvio dei negoziati trilaterali tra Parlamento, Consiglio e Commissione.

  • Fine 2025 / inizio 2026: adozione finale del pacchetto Omnibus I.

Nel frattempo, le imprese soggette alla Csrd e alla Csddd dovranno adeguare i propri sistemi ai requisiti semplificati, con focus su dati quantitativi e due diligence basata sul rischio. Le imprese escluse possono rendicontare volontariamente secondo le linee guida della Commissione, mentre il portale digitale faciliterà l’accesso a modelli e strumenti di supporto.

Il compromesso JURI segna un punto di svolta nella governance europea della sostenibilità: da un approccio espansivo e vincolante verso una logica di selettività e semplificazione. La tensione tra sollievo economico a breve termine e responsabilità ambientale a lungo termine definirà il futuro equilibrio tra competitività e impegno climatico in Europa.


Fonti