Il 2 giugno 2025, l’Etna – il vulcano attivo più alto d’Europa – è tornato a eruttare. Il cratere sud-orientale ha subito un collasso parziale, generando un’imponente nube di cenere alta oltre 6,5 chilometri. Il fenomeno, visibile da gran parte della Sicilia orientale, ha suscitato allarme tra residenti e turisti, ma non ha comportato evacuazioni. Le autorità locali, tra cui il presidente della Regione Renato Schifani, hanno rassicurato la popolazione: il flusso piroclastico si è fermato all’interno della Valle del Leone, senza superarne i confini.

Interruzioni immediate e a catena

Pur non avendo causato danni diretti alla popolazione, l’eruzione ha suscitato preoccupazione soprattutto per le ripercussioni sul traffico aereo. I disagi si sono limitati a lievi ritardi, in particolare per i voli in arrivo e partenza dall’aeroporto di Catania, uno dei principali scali del Sud Italia. Grazie a un tempestivo monitoraggio e al coordinamento con la Protezione Civile, le operazioni aeroportuali sono state gestite con efficacia, minimizzando l’impatto. Nonostante la portata contenuta dell’evento, l’attenzione dei media internazionali e degli operatori logistici si è concentrata sulle possibili conseguenze per le catene di approvvigionamento globali.

Il precedente che fa scuola

Seppur di portata diversa, l’eruzione dell’Etna richiama alla memoria l’impatto ben più esteso generato dall’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull nel 2010. Allora, la nube di cenere paralizzò il traffico aereo europeo per sei giorni, causando la cancellazione di oltre 100.000 voli e pesanti conseguenze sulle supply chain globali. Quell’evento, pur modesto dal punto di vista geologico, evidenziò come fenomeni naturali possano innescare interruzioni a catena con ripercussioni ben oltre l’area interessata, colpendo economie e settori in tutto il mondo.

Supply chain sotto stress

Eventi come quelli dell’Etna ci ricordano quanto le supply chain moderne siano efficienti ma vulnerabili. L’ottimizzazione spinta, i bassi livelli di scorte e la dipendenza da pochi fornitori o rotte logistiche rendono i sistemi esposti a ogni tipo di shock esterno. Basta una nube di cenere o la chiusura temporanea di uno snodo strategico per generare ritardi a effetto domino su scala globale.

Innovazione come necessità, non opzione

Da qui la necessità di introdurre strumenti innovativi per aumentare la resilienza. In primo luogo, sistemi di monitoraggio avanzati e piattaforme di analisi predittiva sono oggi in grado di fornire informazioni in tempo reale su rischi naturali, condizioni meteorologiche e percorsi alternativi. Un investimento su questi fronti permette di reagire con maggiore tempestività e precisione.

Anche la tecnologia blockchain, sempre più integrata nella logistica, consente una tracciabilità completa e sicura dei flussi di merce. In caso di crisi, sapere esattamente dove si trovano i carichi e chi sono gli attori coinvolti diventa essenziale. A ciò si aggiungono i “digital twin”, modelli digitali dell’intera supply chain, utili a testare scenari di crisi e valutare le opzioni disponibili in condizioni estreme.

Ripensare i modelli di filiera

Accanto agli strumenti digitali, l’innovazione passa anche per una ristrutturazione delle strategie aziendali. Diversificare i fornitori, accorciare le catene di fornitura, rilocalizzare alcune produzioni critiche e aumentare le scorte strategiche sono tutte misure oggi al centro del dibattito. Si tratta di un cambio di paradigma: dalla ricerca della sola efficienza a un nuovo equilibrio tra efficienza e resilienza.

Effetti collaterali e impatti locali

L’eruzione dell’Etna ha anche sollevato preoccupazioni in ambiti meno visibili ma ugualmente cruciali. La cenere vulcanica depositata su strade, coltivazioni e infrastrutture può compromettere la viabilità, danneggiare i raccolti e intasare sistemi di drenaggio e condotte. In altre parti del mondo – come in Guatemala o nelle Hawaii – simili fenomeni hanno causato la perdita di intere coltivazioni, la distruzione di pascoli e l’interruzione della distribuzione di beni primari come acqua e carburante.

Assicurazioni e nuovi strumenti di gestione del rischio

L’evento ha inoltre riacceso il dibattito sull’assicurabilità delle supply chain. Le aziende chiedono sempre più spesso coperture specifiche contro eventi geofisici e climatici estremi, ma il settore assicurativo fatica a stimare e coprire rischi così sistemici. Anche in questo caso, l’innovazione – attraverso strumenti digitali e modelli predittivi – può aiutare a migliorare la valutazione del rischio e la progettazione delle polizze.

Innovazione e nuove difese per le supply chain

L’eruzione dell’Etna è solo l’ultimo promemoria di una realtà ormai evidente: viviamo in un mondo altamente interconnesso e sempre più esposto a eventi estremi. In questo contesto, l’innovazione tecnologica e organizzativa non è più un’opzione, ma una condizione necessaria per garantire la continuità operativa.

Le supply chain del futuro dovranno essere flessibili, intelligenti, decentralizzate e sostenibili. E ogni evento naturale che ne mette alla prova la tenuta deve servire da stimolo per costruire sistemi più robusti, capaci di resistere alle onde d’urto della natura e di reagire con intelligenza, velocità e visione.