Dopo due anni di tensioni commerciali, tariffe altalenanti e continui riallineamenti geopolitici, il bilancio del 2025 conferma che la turbolenza delle catene di fornitura globali non è stata un fenomeno passeggero. Al contrario, la complessità emersa nel biennio 2024-2025 ha ridefinito in modo strutturale il modo in cui le imprese pianificano approvvigionamenti, logistica e rapporti con partner internazionali.
Secondo l’ultima indagine condotta da Maersk, quattro leader su cinque del settore supply chain prevedono che le difficoltà attuali dureranno almeno altri 12-24 mesi, confermando un quadro di instabilità persistente e volatilità strutturale. Lo studio ha coinvolto oltre 900 aziende europee, offrendo un campione significativo per comprendere l’orientamento delle imprese di fronte a scenari geopolitici complessi.
Il contesto globale: tensioni e incertezze
Negli ultimi due anni, le catene di approvvigionamento hanno dovuto affrontare una serie di sfide concatenate: conflitti regionali, guerre per procura, riallineamenti commerciali tra grandi potenze, modifiche delle politiche tariffarie e pressioni climatiche su infrastrutture e trasporti. Tutti questi fattori si sono sovrapposti, rendendo la pianificazione logistica sempre più complessa e costosa.Maersk sintetizza questa condizione come un “nuovo stato di normalità instabile”, dove la volatilità non è più un’anomalia ma una costante del commercio globale.
Nel dettaglio, il 78% dei responsabili delle supply chain intervistati da Maersk ritiene che le tensioni geopolitiche e i cambiamenti normativi continueranno a influenzare le loro operazioni per almeno altri due anni. Quasi la metà (48%) si dichiara “profondamente preoccupata” per l’attuale scenario geopolitico, mentre quattro aziende su cinque riconoscono che le difficoltà nella supply chain hanno già impatti concreti sulla crescita aziendale.
Un intreccio di rischi sistemici
Lo studio Maersk evidenzia come oggi fattori geopolitici, eventi climatici estremi, crisi sanitarie e politiche commerciali mutevoli interagiscano, creando un contesto di rischio strutturale per le catene di fornitura europee. Questo quadro di rischio è ulteriormente confermato dall’analisi di Xeneta, che posiziona le tensioni geopolitiche come il rischio principale a livello globale, seguito da instabilità economica, eventi climatici estremi, cyber-attacchi e carenze di visibilità nei processi.
Secondo Xeneta, la geopolitica può interrompere corridoi commerciali cruciali, generare cambi tariffari improvvisi e rendere difficili i piani di approvvigionamento. È quindi chiaro perché quasi la metà dei leader europei intervistati da Maersk si dichiara profondamente preoccupata e perché quasi l’80% prevede impatti concreti sulle proprie operazioni nei prossimi due anni.
Gli altri rischi principali identificati da Xeneta — instabilità economica, eventi climatici estremi, cyber-attacchi e scarsa visibilità dei processi — non agiscono in modo isolato, ma interagiscono tra loro amplificando gli effetti delle crisi. Questo spiega perché le aziende devono adottare strategie integrate, che combinino digitalizzazione, diversificazione dei fornitori, rotte alternative e rafforzamento delle partnership logistiche.
In pratica, le imprese europee non affrontano solo ritardi o aumenti dei costi, ma un cambiamento strutturale nella gestione delle catene di fornitura. L’analisi di Xeneta chiarisce che ogni scelta operativa — dalla diversificazione geografica alla digitalizzazione dei dati doganali — influisce direttamente sulla resilienza e sulla capacità di crescere nonostante l’instabilità globale.
I dati principali del sondaggio Maersk
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46% delle aziende prevede forti oscillazioni nei costi di import-export;
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43% teme un ulteriore aumento dei dazi commerciali;
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40% segnala incertezza nelle politiche commerciali globali.
Questi dati mostrano come le preoccupazioni concrete sulle catene di fornitura siano coerenti con la classifica dei rischi globali evidenziata da Xeneta.
Le contromisure delle imprese: resilienza e proattività
Per far fronte a questo scenario, le aziende europee stanno adottando misure concrete:
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75% degli intervistati ha già diversificato o intende diversificare i fornitori entro il 2026;
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80% investe nel rafforzamento delle relazioni con fornitori strategici e operatori logistici;
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3 su 5 hanno introdotto strumenti di visibilità e analisi predittiva per monitorare in tempo reale flussi e tempi di consegna;
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75% utilizza o valuta rotte commerciali alternative per aggirare zone di conflitto o porti congestionati.
Come sottolinea Aymeric Chandavoine, presidente Europa di Maersk: “Le imprese europee non stanno aspettando la fine della tempesta. Stanno imparando a navigarla, trasformando la volatilità in motore di crescita e costruendo reti più intelligenti e resilienti.”
Strategie chiave per il futuro
Secondo la ricerca Maersk, le imprese che stanno riuscendo a migliorare la propria posizione operativa adottano alcune leve specifiche:
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Diversificare le geografie di approvvigionamento: tre aziende su quattro (circa il 75 %) dichiarano di provvedere già oggi da più regioni o di avere in programma di farlo
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Rafforzare la collaborazione con partner logistici e fornitori chiave: l’80 % ha indicato che sta investendo in queste relazioni
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Migliorare visibilità e agilità della supply‑chain: circa il 60 % (tre aziende su cinque) investono in strumenti per aumentare la trasparenza e la rapidità di reazione
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Adottare rotte commerciali alternative per gestire meglio il rischio: il 75 % delle aziende dichiara di usarle o valutarle
Dall’incertezza al vantaggio competitivo
La volatilità è ormai la nuova normalità delle supply chain globali, con dazi e modifiche normative che rappresentano tra le minacce più tangibili; le imprese che sapranno combinare digitalizzazione, monitoraggio costante delle regolamentazioni, diversificazione dei fornitori e relazioni strategiche non solo proteggeranno il proprio business, ma trasformeranno l’incertezza in vantaggio competitivo. “Ora non è il momento di aspettare che la tempesta passi, ma di imparare a navigarla con nuovi strumenti, nuove rotte e nuove alleanze strategiche” — Aymeric Chandavoine. Guardando al 2026, le aziende più resilienti saranno quelle capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti geopolitici, economici e climatici, trasformando rischi complessi in opportunità di crescita sostenibile.

