L’impatto economico dell’invasione militare in Ucraina inizia a essere percepito con mano nell’Unione Europea.

Il controllo strategico delle catene di approvvigionamento è adesso in cima alle priorità dei governi per poter garantire continuità di fornitura e stabilità finanziaria.

Il blocco del mercato russo sta mettendo a dura prova il tessuto economico mondiale ed in particolare quello italiano dove oltre il 50% delle materie prime che arrivano nelle nostre industrie e nelle aziende provengono dalla capitale ucraina Kiev da dalla capitale russa Mosca.

Lo stop alle esportazioni sta avendo conseguenze negative in particolare sulle industrie italiane, molte delle quali sono state costrette a fermare temporaneamente i forni e gli impianti di lavorazione, bloccando così la produzione.

Vertice informale dei Capi di Stato e di governo dell’Unione Europea

Lo scorso 11 marzo, a Versailles, si è concluso il vertice informale dei Capi di Stato e di governo dell’Unione Europea sul Modello europeo di crescita e di investimento per il 2030 a cui ha partecipato anche il premier Mario Draghi, che ha fatto il punto della situazione di approvvigionamento italiana e sugli scenari da dover affrontare.

Tra i temi toccati durante il vertice, si è parlato del problema relativo alle carenze di materie prime e quello dell’energia, due tra i temi più rilevanti in questo momento.

 

1. Le materie prime

La discussione ha toccato le difficoltà di approvvigionamento di materie prime, in particolare nel settore dell’agroalimentare. Su questo punto il premier ha rassicurato che, per ora, la situazione sembra essere sotto controllo. Tuttavia, se la guerra continuerà, ha aggiunto, sarà necessario importare da altri Paesi, come Stati Uniti, Canada o Argentina.

“Ciò determina una necessità di riconsiderare tutto l’apparato regolatorio e questo argomento lo ritroviamo sugli aiuti di Stato, sul Patto di Stabilità. C’è la convinzione che la Commissione debba rivisitare temporaneamente le regole che ci hanno accompagnato in questi anni”, ha dichiarato il premier Draghi.

Poco prima del vertice, Patuanelli, ministro dell’Agricoltura aveva chiesto di sostenere la domanda interna, potenziare le produzioni nazionali, finanziare specifiche misure di sostegno alle filiere più esposte alla crisi, anche attraverso la sospensione degli oneri previdenziali a carico dei datori di lavoro.

Nel frattempo, si lavora anche all’ipotesi di rafforzare ed estendere il sistema di stoccaggio, attualmente previsto per le fonti energetiche.

 

2. L’energia

Per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico, Draghi ha parlato della situazione attuale, sostenendo la necessità di affrontare alcuni aspetti critici attraverso degli interventi mirati:

  • Diversificazione

Nell’ottica di ricerca di fornitori di gas diversi da quelli russi (un fronte sul quale l’Italia è già attiva con buoni risultati) e di sostituzione di fonti fossili con fonti di energia rinnovabile. “Nel lungo periodo la sostituzione di fonti fossili con rinnovabili è l’unica strada ma occorre fare molto di più, ora, per aumentare gli investimenti” ha dichiarato il premier. In questa direzione, il Consiglio dei ministri ha approvato le delibere riguardanti sei parchi eolici.

  • Distaccare il mercato dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili dal mercato del gas

“Oggi c’è un solo prezzo”, spiega il premier, quindi, anche l’energia elettrica prodotta a bassissimo costo, come quella prodotta da molte fonti rinnovabili, arriva al consumatore a un prezzo uguale a quella prodotta con il gas; a detta di Draghi, la causa principale della lievitazione delle bollette.

  • Tassazione degli extra profitti delle società elettriche

Il premier ha dichiarato che la Commissione ha stimato che attraverso una tassazione dei sovra profitti delle società elettriche possa arrivare un gettito di circa 200 miliardi.

  • Tetto ai prezzi del gas

 

Ricadute economiche

Per quanto riguarda le ricadute economiche del conflitto in Ucraina, Draghi ha detto che se l’economia dovesse indebolirsi occorrerà una risposta politica di bilancio che non può essere dei bilanci nazionali ma deve essere una risposta europea.

“Dobbiamo prepararci ma non è assolutamente un’economia di guerra ” ha precisato il premier aggiungendo: “Ho visto degli allarmi esagerati. Dobbiamo riorientare le nostre fonti di approvvigionamento e ciò significa costruire delle nuove relazioni commerciali