Il titanio è un metallo strategico per l’Unione Europea, indispensabile non solo per i settori aerospaziale e della difesa, ma anche per tecnologie centrali nella transizione ecologica e digitale, come la produzione energetica, i dispositivi elettronici e i satelliti. Tuttavia, l’attuale struttura della supply chain europea del titanio presenta vulnerabilità significative, dovute a un’elevata dipendenza da Paesi terzi e a un contesto geopolitico sempre più instabile.
Una supply chain esposta e squilibrata
L’UE è oggi fortemente dipendente dalle importazioni di titanio metallico. I prodotti più importati – lingotti, barre, lastre e tubi – rappresentano oltre l’85% del volume complessivo importato, con un rapporto import/export pari a 6:1. Ancora più marcata è la dipendenza per il titanio grezzo (sponge), con un rapporto che arriva a 10:1. Attualmente, l’Unione non dispone di una capacità produttiva significativa a livello upstream e midstream.
Due terzi della domanda europea sono legati all’aerospazio civile, un settore che impiega oltre 400.000 persone e rappresenta oltre il 2% del PIL dell’UE. Il restante terzo si distribuisce tra applicazioni industriali come automotive, robotica, chimica, difesa e stampa 3D. Con l’espansione di questi mercati, la domanda di titanio è destinata a crescere in modo sostenuto.
Geopolitica e fragilità degli approvvigionamenti
Il mercato globale del titanio è altamente concentrato. I principali produttori sono Russia, Kazakistan, Giappone e Cina. Il Giappone è focalizzato sul titanio lavorato, mentre la Cina ha scarsa disponibilità di titanio di alta qualità per l’esportazione. La Russia, pur penalizzata dalle sanzioni europee, rimane il maggior produttore mondiale di titanio per l’aviazione, condizionando ancora significativamente il mercato.
L’aggressione russa in Ucraina ha imposto all’UE un urgente ripensamento delle proprie strategie di approvvigionamento, ma la riconfigurazione delle rotte commerciali non basta: la supply chain europea rimane esposta a shock esterni e a dinamiche protezionistiche sempre più frequenti.
Circolarità e reshoring: due leve per la resilienza
Secondo il nuovo report del Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea, una delle chiavi per rafforzare la supply chain del titanio è l’integrazione dei principi dell’economia circolare. In particolare, il recupero e la lavorazione interna degli scarti di titanio derivanti dall’industria aeronautica possono ridurre significativamente la dipendenza da materie prime vergini e aumentare il valore aggiunto nella filiera.
Attualmente, gran parte del rottame aeronautico viene esportato. Trattarlo in Europa permetterebbe non solo di migliorare la sicurezza degli approvvigionamenti, ma anche di creare nuova occupazione qualificata – fino al doppio dei livelli attuali secondo le stime del JRC – e di ridurre l’impatto ambientale della filiera.
Azioni strategiche per la supply chain europea
Il report del JRC propone una serie di raccomandazioni politiche orientate a rafforzare l’autonomia strategica dell’UE e a costruire una catena del valore più solida e sostenibile:
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Reshoring della lavorazione del titanio: potenziare le capacità europee nelle fasi intermedie della filiera (midstream), in particolare per prodotti semilavorati e lavorati, riducendo la dipendenza da fornitori esterni.
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Riciclo da velivoli dismessi: sviluppare una filiera europea per il recupero e la rifusione del titanio, superando barriere economiche, tecniche e normative grazie all’ecodesign e alla semplificazione delle certificazioni.
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Partnership con fornitori alternativi: rafforzare accordi strategici con Paesi terzi affidabili, come il Kazakistan, per diversificare l’offerta e promuovere estrazione e lavorazione responsabili.
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Integrazione dell’Ucraina nella filiera UE: includere la ricostruzione dell’industria del titanio ucraina all’interno della strategia europea per le materie prime critiche.
Queste misure si allineano con le recenti iniziative legislative dell’UE come il Critical Raw Materials Act, il Net Zero Industry Act, il Green Deal Industrial Plan e la revisione della Direttiva RAEE, rafforzando l’indipendenza industriale dell’Europa e la resilienza delle sue filiere.
Verso una filiera più solida e autonoma
Il titanio rappresenta un caso emblematico di come una risorsa critica possa mettere alla prova la tenuta industriale dell’Europa. Tuttavia, attraverso investimenti mirati, politiche coordinate e una maggiore integrazione tra economia circolare, reshoring e partnership internazionali, è possibile trasformare questa vulnerabilità in un’opportunità strategica.
Iniziative già avviate, come quelle dell’Agenzia Europea per la Difesa (EDA) attraverso l’Incubation Forum for Circular Economy in European Defence (IF CEED), mostrano che un cambio di paradigma nella gestione delle supply chain è non solo auspicabile, ma realizzabile.

