Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sul trasporto marittimo, il settore della navigazione globale si trova ad affrontare un periodo di fragilità e volatilità. Oltre l’80% delle merci mondiali passa per il trasporto marittimo, ma le previsioni per il 2025 indicano una crescita debole e incerta, in un contesto di elevata instabilità commerciale.
Rischi e turbolenze del commercio globale
Il rapporto “Review of Maritime Transport 2025: Staying the course in turbulent waters” della UNCTAD mette in luce come tensioni politiche, tariffe mutevoli e rotte marittime instabili stiano trasformando il commercio via mare.
Negli ultimi 12 mesi, molte aziende hanno privilegiato localizzazione e regionalizzazione dei fornitori, riducendo la dipendenza da partner commerciali internazionali. Con tariffe in aumento e conflitti persistenti, alcuni Paesi sono diventati fornitori inaffidabili, inducendo le imprese a rivedere le loro catene di approvvigionamento.
“Non si registravano disruzioni così prolungate dalle chiusure del Canale di Suez del 1967,” afferma Rebeca Grynspan, Segretario Generale UNCTAD. “Le navi che un tempo transitavano il Mar Rosso in pochi giorni oggi devono circumnavigare il Capo di Buona Speranza. Le tariffe di trasporto, un tempo stabili, oscillano ora drasticamente. Le catene di approvvigionamento, ritenute resilienti, hanno mostrato fragilità.”
Tra le principali criticità:
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Rerouting e aumento dei costi: il conflitto Iran-Israele e la chiusura parziale di rotte strategiche hanno portato a deviazioni più lunghe, con incremento del 6% nelle tonnellate-miglia percorse.
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Volatilità delle tariffe di trasporto: già dal 2024 si registrano forti oscillazioni dei costi di trasporto marittimo.
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Congestione portuale: i tempi di attesa medi nei porti sono aumentati sia nei Paesi sviluppati (da 5,2 a 6,4 ore) sia in quelli in via di sviluppo (da 10,2 a 10,9 ore).
Tendenze emergenti nel trasporto marittimo
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A maggio 2025, il traffico navale era 70% sotto la media del 2023.
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La flotta globale ha raggiunto 112.500 navi, con una crescita annua del 3,4%, inferiore alla media del 5,1% degli ultimi 20 anni.
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Solo l’8% della flotta attiva è alimentata da carburanti alternativi.
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Le emissioni di carbonio e i prezzi UE stanno già influenzando i costi di trasporto verso e dai porti europei.
Rafforzare la resilienza della supply chain
Nonostante il quadro critico, il rapporto UNCTAD individua strategie concrete per migliorare la resilienza della supply chain marittima:
- Sfruttare la logistica marittima: investire in trasporti e infrastrutture, favorendo la cooperazione internazionale e integrando Paesi in via di sviluppo nelle catene commerciali.
- Pianificare per le disruzioni: sviluppare strategie operative flessibili per affrontare interruzioni e deviazioni di rotta.
- Promuovere la modernizzazione della flotta: incentivare il rinnovo delle navi per soddisfare i nuovi requisiti ambientali.
- Proteggere la forza lavoro: garantire sicurezza e formazione adeguata dei marittimi, prevenendo sovraccarico e infortuni.
- Accelerare la decarbonizzazione: sviluppare e implementare carburanti alternativi con una transizione energetica equa.
- Misurare le performance dei porti: migliorare trasparenza e resilienza tramite automazione e strumenti digitali.
- Favorire collaborazione tra pubblico e privato: una cooperazione attiva è fondamentale per navigare rischi e costruire resilienza.
“Le transizioni verso zero emissioni, sistemi digitali e nuove rotte devono essere giuste: devono potenziare e non escludere, costruire resilienza e non vulnerabilità,” sottolinea Rebeca Grynspan.
Con queste strategie, il settore marittimo può affrontare l’incertezza globale, proteggere le catene di approvvigionamento e prepararsi a una crescita sostenibile nel futuro.

