Gartner stima che entro il 2028 il 75% delle aziende abbandonerà gli obiettivi volontari di packaging sostenibile a favore di linee guida legislative. Una trasformazione profonda è in corso nel mondo della supply chain e, in particolare, nel settore del packaging sostenibile.
Secondo una recente analisi di Gartner, la maggior parte delle aziende che oggi si vantano di adottare soluzioni di imballaggio green lo fa su base volontaria, spesso andando oltre le normative governative. Tuttavia, entro il 2028, il 75% di queste organizzazioni ripiegherà su requisiti minimi imposti dalla legge, incapaci di sostenere gli obiettivi autoimposti.
Il fallimento del “volontarismo verde”
Nel 2023, l’adozione del packaging sostenibile è cresciuta fino al 50%, rispetto al 36% del 2021. Nonostante il trend positivo, molte imprese faticano a rispettare i propri target. Secondo John Blake, Senior Director Analyst di Gartner, “entro fine anno, il 90% degli impegni pubblici presi in materia di packaging sostenibile non sarà raggiunto”.
Dietro questa difficoltà si celano sfide strutturali: infrastrutture inadeguate, comportamenti di consumo poco responsabili e una filiera ancora troppo dipendente dalla plastica monouso. Attori globali come Coca-Cola, PepsiCo, Walmart e Unilever hanno fissato obiettivi ambiziosi, ma molti di essi restano irraggiungibili nella pratica.
L’Europa guida la transizione legislativa
L’Unione Europea ha imposto che entro il 2030 tutti gli imballaggi in plastica siano riciclabili, riutilizzabili o compostabili. Intanto, la produzione globale di plastica ha superato i 400 milioni di tonnellate annue, con solo il 9% effettivamente riciclato.
A fronte di questo scenario, molte nazioni – inclusi 12 Stati americani – stanno introducendo normative basate sull’Extended Producer Responsibility (EPR), che sposta la responsabilità ambientale, finanziaria e operativa sugli stessi produttori.
L’impatto dell’EPR sulla Supply Chain
L’EPR obbliga le aziende a registrare e fornire dati su materiali, quantità e riciclabilità degli imballaggi. Inoltre, devono aderire a un Producer Responsibility Organisation (PRO), versando una quota che finanzia il sistema di raccolta e riciclo previsto dalla legge.
Gartner avverte che i Chief Supply Chain Officer (CSCO) devono prepararsi a un aumento dei costi operativi e ad adattamenti significativi nella progettazione e nella logistica. Il costo della transizione potrebbe raggiungere milioni di dollari per le grandi aziende, tra adeguamenti normativi, materiali alternativi e ridefinizione dei processi produttivi.
Le nuove priorità progettuali
La progettazione degli imballaggi è ora condizionata dalla legislazione. Le aziende devono tenere conto di:
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Requisiti di etichettatura e tracciabilità
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Riutilizzabilità e facilità di riciclo dei materiali
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Tempi accelerati di redesign (attualmente oltre i 2 anni)
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Adattamento delle reti logistiche per la raccolta e il riuso
Le tre mosse chiave per i leader della supply chain
Gartner raccomanda ai CSCO di:
- Educare tutti i team aziendali – marketing, R&D, produzione – sulle implicazioni delle normative EPR.
- Coinvolgere l’intero ecosistema della supply chain, dai fornitori alla logistica, per affrontare insieme sfide e opportunità.
- Integrare la normativa nelle strategie aziendali, anticipando i cambiamenti e trasformandoli in vantaggio competitivo.
Compliance o perdita di mercato
Chi non si adatta alle nuove normative rischia penalità, perdita di accesso ai mercati e margini erosi dai costi extra. Al contrario, chi adotta in modo proattivo un approccio conforme può differenziarsi, proteggere la propria reputazione e cogliere nuove opportunità di business in un contesto sempre più regolamentato.
La circolarità non è più un’opzione, ma una condizione essenziale per competere. Il prezzo dell’inazione sarà, nel lungo termine, ben più alto di quello del cambiamento.

