Le negoziazioni tra l’Unione Europea e la Cina sulle auto elettriche (EV) stanno evolvendo in un contesto di crescenti tensioni commerciali globali, dove le politiche tariffarie, la sostenibilità e la competitività dei mercati sono al centro del dibattito internazionale. Mentre le catene di approvvigionamento globali affrontano pressioni e la crisi climatica impone una transizione urgente verso una mobilità più sostenibile, le due potenze economiche stanno discutendo un accordo sui prezzi minimi per le auto elettriche cinesi. Questa mossa, che potrebbe sostituire i dazi attualmente imposti dall’UE, rappresenta un tentativo di contenere l’incertezza commerciale aggravata anche dalle politiche tariffarie degli Stati Uniti.
La fine dei dazi e l’alternativa dei prezzi minimi
Nel 2024, l’Unione Europea ha introdotto dazi significativi sui veicoli elettrici importati dalla Cina, arrivando fino al 35,3% per le auto del gruppo SAIC. Questi dazi erano mirati a proteggere i produttori automobilistici europei, che operano con costi di produzione più elevati rispetto ai concorrenti cinesi, supportati da massicci sussidi statali. Tuttavia, tali misure hanno sollevato critiche per il potenziale impatto negativo sulla competitività europea e sull’accesso alle tecnologie verdi.
Negli ultimi giorni, è emersa una novità rilevante: l’UE sta valutando seriamente la rimozione dei dazi in favore di un accordo vincolante sui prezzi minimi con Pechino. Questa proposta, già discussa in passato ma mai concretizzata, ha trovato nuovo slancio in seguito all’intensificarsi delle trattative. L’obiettivo è impedire che i produttori cinesi vendano auto elettriche a prezzi fortemente ribassati, senza ricorrere a misure protezionistiche che potrebbero danneggiare anche i consumatori europei.
L’iniziativa ha ricevuto il plauso di diverse realtà industriali, tra cui la VDA (associazione dell’industria automobilistica tedesca), che vede nel meccanismo del prezzo minimo una possibile alternativa equilibrata per tutelare sia la concorrenza sia la sostenibilità.
Il ruolo degli Stati Uniti e l’incertezza globale
Parallelamente, le politiche commerciali statunitensi stanno contribuendo a una crescente instabilità. L’amministrazione Trump ha reintrodotto dazi fino al 125% sui beni cinesi, comprese le auto elettriche, e 20% sulle esportazioni europee, salvo poi sospenderli temporaneamente per 90 giorni. Questo continuo cambiamento rende più complesso il panorama per i produttori globali e ha avuto un impatto diretto anche sulle relazioni tra UE e Cina.
La politica statunitense ha quindi spinto l’UE a cercare una linea più autonoma nelle relazioni commerciali, favorendo accordi bilaterali stabili con la Cina. La definizione di un prezzo minimo sulle auto elettriche potrebbe rappresentare un passo importante in questa direzione, evitando l’escalation di una guerra commerciale.
La localizzazione della produzione come strategia
Nel frattempo, aziende cinesi come BYD, NIO e Geely hanno già avviato investimenti significativi per la costruzione di stabilimenti produttivi in Europa. In particolare, BYD ha annunciato l’apertura di una fabbrica in Ungheria nel 2025, una mossa strategica per aggirare i dazi, ridurre l’impronta di carbonio e rispondere alle normative ambientali europee.
La localizzazione della produzione rappresenta un vantaggio competitivo: consente di rispettare più facilmente le regole UE sull’utilizzo di materiali riciclati, di abbattere le emissioni legate al trasporto e di integrarsi più profondamente nelle filiere europee. Tuttavia, comporta anche costi più elevati e sfide regolatorie significative, che non tutte le aziende sono pronte ad affrontare.
Pressioni ambientali e normative sul riciclo
Le normative europee si fanno sempre più stringenti: la Direttiva UE 2023/1542 impone che entro il 2027 le batterie contengano almeno il 50% di litio riciclato, percentuale che salirà all’80% entro il 2031. Questi obiettivi, sebbene ambiziosi, sono fondamentali per una transizione ecologica coerente, ma mettono sotto pressione l’intera catena del valore dei veicoli elettrici.
Sia i produttori europei sia quelli cinesi devono affrontare sfide legate alla disponibilità di materie prime, alla tracciabilità e alla sostenibilità dell’intero ciclo di vita del veicolo. Le politiche commerciali devono quindi integrarsi con gli obiettivi climatici, evitando soluzioni che, pur proteggendo l’industria locale, rallentino l’adozione di tecnologie verdi.
Verso un nuovo equilibrio
Le trattative in corso tra l’UE e la Cina potrebbero definire un nuovo modello di collaborazione commerciale: meno basato su barriere protezionistiche e più orientato a meccanismi di regolazione condivisa, come i prezzi minimi. Questa soluzione potrebbe contribuire a mantenere la competitività europea, promuovere la sostenibilità e garantire ai consumatori l’accesso a veicoli elettrici a prezzi ragionevoli.
Tuttavia, resta alto il rischio di una frammentazione dei mercati se gli Stati Uniti continueranno a seguire politiche tariffarie unilaterali. Maggiori dettagli sull’esito delle trattative UE-Cina potrebbero emergere già nelle prossime settimane, rendendo il mese di aprile 2025 un punto di svolta per il futuro del settore automobilistico europeo.