Riportiamo di seguito un estratto dell’intervista a Stefano Rizzo – Global Sourcing Director di Comer Industries – a cura di Micol Barba, responsabile della redazione, pubblicata sul magazine “The Procurement – Risk Management” (Anno 3 Numero 5) nella sezione Parola al CPO.
Un progettista agli acquisti, che alimenta la sua crescita professionale attraverso la condivisione e il confronto.
Stefano Rizzo, Global Sourcing Director di Comer Industries, è una persona curiosa e la sua formazione tecnica gli ha fornito la chiave per affrontare il mondo del procurement analizzando e osservandone meccanismi e ingranaggi.
Ho letto che ha cominciato progettando seggiovie, è vero?
Parliamo di molto tempo fa, in effetti!
Ho iniziato come progettista meccanico e successivamente come progettista strutturale nell’impiantistica industriale per installazioni “Oil&Gas”, fino a quando, in Leitner (ndr. azienda altoatesina che realizza impianti a fune) mi hanno proposto di diventare responsabile degli acquisti tecnici e da lì ho cominciato la mia carriera negli acquisti, era il 2002. Passato in Bonfiglioli, ho avuto la possibilità di diventare direttore acquisti di gruppo.
Il passaggio agli acquisti è stato difficoltoso?
E’ stato facile perché conoscevo molto bene il prodotto, avendolo progettato. Sono partito da una buona base, oltre ad aver avuto un buon maestro che mi ha insegnato molto sugli aspetti negoziali. A questo ho aggiunto dei corsi per direttori acquisti, imparando strumenti fondamentali nella gestione di questa funzione e successivamente un master in Business Administration, estremamente utile per acquisire una maggiore competenza su aspetti economico-finanziari e gestionali, specialmente per chi, come me, ha avuto un percorso formativo molto tecnico.
È coautore di tre manuali che trattano di gestione degli acquisti. Li scrive per aiutare i suoi colleghi condividendo le sue competenze?
Esatto. Non è un caso se lo scorso anno ai The Procurement Awards abbiamo vinto il primo premio nella categoria “Competenze negli Acquisti”, grazie ad un progetto di knowledge sharing. Per me è un piacere condividere quello che so con gli altri in un’ottica di reciprocità.
Sono stato invitato a novembre dall’AICE (Associazione Italiana di Ingegneria Economica) e lo scorso anno dal CRIT di Modena a parlare proprio di risk management e due anni prima, in BBS (Bologna Business School), ad affrontare il tema del controllo di catene di fornitura globali e complesse; ebbene, in questi contesti non solo cerco di condividere la mia esperienza ma di apprendere dalle persone presenti, e questo avviene anche nella stesura di un libro a quattro o sei mani.
Dopo “La gestione degli acquisti. Strategia, implementazione, controllo”, uscito nel 2005 e “Vincere negli acquisti. Come incrementare le performance e raggiungere gli obiettivi”, del 2013, entrambi editi da Hoepli, ora è da poco uscito “Il rischio di fornitura. Valutazione, mitigazione e gestione in catene di approvvigionamento complesse”, Editore Franco Angeli.
Questi manuali vanno a colmare in parte la lacuna bibliografica italiana ma mi permettono al contempo di crescere e accrescere le mie competenze. È un arricchimento straordinario. Quando
scrivi del tuo lavoro, è un’occasione di profonda review di quello che conosci e devi applicare un certo rigore per formalizzare le tue competenze.In questo suo ultimo libro, scritto insieme a Silvia Cornaglia, dottore commercialista e consulente di direzione, e Franco Visani che insegna Cost Accounting e Gestione strategica dei costi, perché ha scelto di affrontare il tema della gestione del rischio di fornitura e con quale approccio?
Questo libro affronta il tema del rischio di fornitura in modo olistico. Non si parla esclusivamente di aspetti economici e finanziari, ma anche di tutte le criticità legate alle varie relazioni, il rischio di
non avere un servizio adeguato, di non avere la qualità di prodotto richiesta, di acquistare ad un prezzo non competitivo, quello legato alla proprietà intellettuale e alla protezione del know how e, cosa molto importante, il rischio etico, e di conseguenza quello reputazionale.Questi sono rischi non sempre gestiti dagli acquisti ma sono legati all’evoluzione stessa che la funzione acquisti ha avuto nel tempo. Fare acquisti 20 anni fa voleva dire fare Procurement, il rischio era sostanzialmente quello di non avere il materiale nei tempi previsti. Successivamente, i CEO hanno capito che acquistare bene significava […]