L’intelligenza artificiale è frutto di una programmazione, per gestire l’imprevisto servono gli umani
Con i recenti progressi nel campo della robotica e dell’intelligenza artificiale, potenzialmente ogni attore della supply chain sta cercando di implementare una qualche forma di automazione. Ma ci sono dei limiti: li analizza Craig Guillot in un articolo su Supply Chain Dive.
Walmart sta testando robot per prelevare gli alimenti dagli scaffali. Ryder ha siglato una partnership con Fetch Robotics per installare droni, sensori e tecnologia wearable nei propri magazzini, e Dhl ha parlato di un miglioramento della produttività di circa il 25% grazie ai robot.
L’automazione, secondo le aziende, può aumentare l’efficienza, ridurre i costi e migliorare le performance. Ma parlando con Supply Chain Dive, gli esperti hanno dichiarato che l’automazione non è una panacea per ogni tipo di applicazione o funzione. Anzi, ci sono molti elementi che non possono venir automatizzati.
Anche i robot hanno dei limiti
Il miglioramento delle capacità e l’abbattimento dei costi sono due elementi che stanno rendendo i piccoli robot collaborativi sempre più presenti nelle supply chain.
Questa tendenza è particolarmente evidente nei magazzini. In un report del 2017, l’azienda di market intelligence Tractica ha stimato che il numero di robot che operano nei magazzini aumenterà di quasi 15 volte nei prossimi quattro anni, raggiungendo quota 620mila nel 2021. Con il passare del tempo, ha previsto Tractica, i processi robotici diventeranno «più veloci, sicuri e produttivi».
Tuttavia, molti robot rimangono limitati a compiti di servizio, come ha dichiarato a Supply Chain Dive John Santagate, research director for the service robotics market di Idc. Alcune macchine di oggi possono percorrere autonomamente una corsia o un magazzino, raccogliendo le merci man mano che avanzano, ma mancano di agilità e flessibilità. Pochi robot a grande diffusione sono anche in grado di salire le scale, percorrere superfici sconnesse o prendere decisioni di movimento in tempo reale come gli umani.
Ci sono anche volte in cui le macchine nei magazzini non sono in grado di distinguere le eccezioni, come ha dichiarato a Supply Chain Dive Brandon White, head of quality and regulatory affairs di Kenco Management Services. Per esempio, anche se un robot che effettua un controllo delle spedizioni può essere in grado di ottenere un alto livello di precisione nel picking e nell’imballaggio, non può formulare giudizi esterni quando i clienti devono rivedere le proprie priorità o fare cambiamenti dell’ultimo minuto. Inoltre, i robot non possono aggiungere un tocco personale al servizio o capire come aggiungere valore a un contratto. «C’è ancora bisogno di manager in ruoli in cui sono necessarie decisioni e giudizi che un robot o l’intelligenza artificiale non sarebbero in grado di formulare», ha affermato White.
Molte tipologie di impresa potrebbero scoprire che l’automazione non è conveniente per le loro operazioni o conformazioni, ha dichiarato Santagate. Mentre i piccoli robot oggi sono relativamente convenienti per i movimenti in linea retta e per trasportare carichi, qualsiasi compito che richieda un braccio robotico può triplicare i costi e aggravare la complessità.
Gli esseri umani sono i migliori nella gestione e nelle previsioni
Anche le industrie più automatizzate hanno ancora bisogno della supervisione umana, ha affermato Santagate.
Quando JD.com ha aperto un magazzino di rifornimento completamente automatizzato a Kunshan, in Cina, a giugno 2018, ha avuto ancora bisogno di quattro dipendenti per assistere i robot. Mentre il sistema automatizzato scarica i prodotti dai camion e li movimenta all’interno dell’azienda tramite nastri trasportatori e carrelli elevatori senza conducente, gli umani controllano.
Gli uomini sono anche più bravi e precisi quando si tratta di pianificare, prevedere e esprimere dei giudizi, ha affermato Santagate, che ha progettato pianificazioni sales and operations e processi di pianificazione della domanda per grandi aziende e ha affermato che, anche se un software è in grado di fare delle previsioni, non sempre queste sono precise perché non è in grado di considerare l’elemento umano. L’automazione dovrebbe essere usata solo come base, non come unico strumento decisionale. «Ci sono alcuni aspetti che i modelli statistici non considerano. Il commerciale sa se ha appena avuto una conversazione con l’azienda XYZ e questa gli ha detto che farà presto un grosso ordine», ha affermato Santagate.
Le relazioni e le soft skill rimangono il vantaggio competitivo dei lavoratori
Previsione delle vendite, gestione delle risorse umane e amministrazione sono alcune delle aree della supply chain che è improbabile diventino completamente automatizzate, per un motivo fondamentale: richiedono relazioni umane.
«Si parla molto di intelligenza artificiale ma, alla fin fine, è sempre programmazione. È intelligenza programmata», ha affermato Santagate. L’intelligenza artificiale è progredita fino al punto in cui alcune applicazioni possono formulare dei giudizi, ma i computer non possono ancora pensare “al di là della propria programmazione”.
«Ci sarà sempre bisogno di qualcuno in grado di decifrare una situazione e capire i segnali sociali, un Hr o un general manager che sappia “leggere” i dipendenti quando succede qualcosa nella loro vita privata o nelle loro performance lavorative», ha affermato White.