Il produttore di bevande Carlsberg rimpiazzerà i porta lattine in plastica con la colla nelle sue confezioni di birra. Burberry ha deciso di abbandonare la pratica di distruggere i prodotti invenduti.
Carlsberg ha dichiarato che le proprie lattine di birra saranno tenute insieme da piccoli punti di colla abbastanza forte da resistere al trasporto, ma facili da staccare quando necessario. Ha dichiarato che la colla ridurrà la quantità di plastica usata nelle confezioni multiple «fino al 76%». Un portavoce di Carlsberg ha confermato a Supply Management che la colla usata è completamente riciclabile insieme alle lattine.
L’idea ha il supporto del Wwf, che l’ha definita un «grosso passo» in avanti nella battaglia dell’azienda per ridurre la plastica. Bo Øksnebjerg, segretario generale di Wwf Danimarca, ha dichiarato: «La natura sta affondando nella plastica – e sfortunatamente il problema sta crescendo considerevolmente. Perciò abbiamo bisogno di agire subito. Dobbiamo far sì che nell’ambiente venga immessa meno plastica. Per questo motivo consideriamo un grande progresso il fatto che Carlsberg stia promuovendo soluzioni che riducono la quantità di plastica usata nel proprio packaging».
Oltre che nel settore food, anche nell’industria della moda le iniziative di sostenibilità si stanno diffondendo. Burberry, nell’ambito di una campagna per ridurre gli sprechi, ha deciso di non praticare più la distruzione dei prodotti inadatti alla vendita. In questo senso, ha realizzato una partnership con il brand Elvis & Kresse per trasformare 120 tonnellate di ritagli di pelle in nuovi prodotti nel corso dei prossimi cinque anni.
In un report rilasciato a maggio, spiega Will Green su Supply Management, emerge che l’azienda nell’anno precedente, fino a marzo 2018, ha distrutto prodotti finiti, tra cui abiti e cosmetici, per un valore di 28,6 milioni di sterline.
L’azienda ha dichiarato che con questa pratica intende proteggere il marchio dalla contraffazione, riporta Chris Baynes sul quotidiano britannico Independent. Ma addetti ai lavori del settore affermano che i marchi di lusso bruciano stock interi di merce per evitare che i propri vestiti vengano venduti al ribasso e indossati dalle “persone sbagliate”, cioè non in linea con il proprio target. Secondo il suo ultimo report annuale, Burberry avrebbe incenerito l’equivalente di 81mila delle sue tipiche sciarpe scozzesi.
A proposito di questa pratica diffusa tra le aziende della moda, riporta l’Independent, lo scorso anno è emerso che una centrale elettrica svedese bruciava abiti di H&M anziché carbone. Secondo l’azienda, gran parte delle 15 tonnellate di prodotti inceneriti nei primi 11 mesi dell’anno consisteva in abiti non sicuri da indossare perché ammuffiti o contaminati con il piombo.
«Già ora riutilizziamo, ripariamo, doniamo o ricicliamo i prodotti invendibili, e continueremo a espandere questi sforzi», ha dichiarato Burberry, che si è impegnata anche a non usare più pellicce vere nei propri prodotti. Inoltre, dallo scorso anno ha acquistato il 21% del cotone usato nella propria supply chain dalla Better Cotton Initiative, che ha lo scopo di ridurre l’impatto ambientale della produzione di cotone. L’obiettivo è raggiungere il 100% entro il 2022. Entro lo stesso anno, Burberry si è prefissata di raggiungere la neutralità climatica, ovvero farsi carico dei propri impatti ambientali riducendo e compensando le emissioni di CO2.