Il procurement si sta evolvendo nella direzione di una sempre maggiore integrazione di strumenti tecnologici innovativi, come l’intelligenza artificiale e l’internet delle cose.

La tecnologia dei comandi vocali, come Alexa di Amazon, è sempre più comune nelle case, e la prospettiva di un suo utilizzo nell’ambito del procurement sta diventando uno scenario verosimile.

Tuttavia, il modo in cui le aziende, in futuro, potranno effettivamente utilizzare questi strumenti non è una questione semplice. Come spiega bene su Procurement Leaders Peter Kinder, direttore tecnico di Wax Digital, il riconoscimento vocale può essere una risorsa molto valida ma, d’altra parte, bisogna considerare i rischi connessi alla diffusione delle informazioni sensibili.

I processi di procurement possono venir velocizzati e resi più scorrevoli dal riconoscimento vocale, se integrato con l’intelligenza artificiale. Non solo i dipendenti possono usarlo per inviare gli ordini, ma può anche essere uno strumento di analisi della spesa a livello organizzativo. Immaginate la comodità di porre al device domande come: «Quanto abbiamo speso in cancelleria nel secondo trimestre?» e avere una risposta immediata.

Tuttavia, applicare questa tecnologia a uno strumento del procurement è una sfida. Le app con i comandi vocali devono essere in grado di trasformare quello che tradizionalmente verrebbe fatto con il mouse, la tastiera o il touch in una singola interazione. Gli utenti sono abituati a cliccare un singolo tasto, quindi qualsiasi scambio vocale deve fornire la stessa risposta a una domanda senza che l’utente debba dare ulteriori chiarimenti.

Inoltre, bisogna considerare funzioni come l’approvazione degli ordini d’acquisto e l’assesment del prezzo adeguato. Le app di tipo consumer che possono essere usate per gli acquisti non hanno bisogno della stessa profondità di funzionalità.

Sembrerebbe che anche altre funzioni aziendali al di fuori del procurement non stiano avendo ottimi risultati con le app comandate vocalmente. CSS Insight riporta che molte aziende nel complesso sono esitanti nell’usare tecnologie che riconoscono e capiscono la voce, visto che negli ambienti di lavoro vengono spesso discusse informazioni sensibili.

Alcuni sviluppatori di app stanno lavorando per renderle più sicure integrando la tecnologia di riconoscimento vocale. Dal punto di vista del procurement, questo significherebbe che solo le persone autorizzate all’acquisto possono usare l’app, evitando che esterni abbiano la possibilità di fare ordini o accedere a dati confidenziali. Il riconoscimento vocale non funziona solo come strumento per la sicurezza, ma può anche essere usato per consigliare gli acquisti in base alle persone e al loro ruolo aziendale, così come per impedire loro di acquistare alcuni tipi di beni.

Il potenziale della tecnologia di riconoscimento vocale è immenso, e i Cpo dovrebbero rimanere aggiornati sui suoi sviluppi perché, come la storia insegna, spesso i trend a livello consumer non impiegano molto a trasmettersi al mondo del business.