È stato pubblicato il report Carbon Disclosure Project 2022 “Scoping out: Tracking Nature Across the Supply Chain” basato sui dati di 18.700 aziende che hanno divulgato gli impatti climatici, idrici e forestali. CDP detiene la più grande raccolta a livello globale di dati auto-segnalati e si avvale dell’autorità di oltre 650 investitori con un patrimonio di 100 trilioni di dollari (più del PIL mondiale) per convincere le aziende a riferire annualmente sui parametri chiave della sostenibilità.
Un totale di 18.700 aziende ha rivelato il loro impatto sul clima, l’acqua e le foreste attraverso il CDP quest’anno, un aumento del 42% rispetto al 2021 e un massiccio aumento del 233% rispetto al 2015, anno in cui è stato firmato l’accordo di Parigi.
Il lavoro del CDP e i risultati
Il CDP fornisce dati e analisi agli investitori, ai responsabili politici e al pubblico in generale per aiutarli a prendere decisioni informate sul cambiamento climatico. Collabora con le organizzazioni per aiutarle a migliorare le loro prestazioni ambientali e raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità.
Nel suo ultimo report, un totale di 330 aziende hanno ricevuto valutazioni “A”, di cui 283 per la voce cambiamento climatico, 25 in quella per le foreste, 103 per la sicurezza idrica. Solo 12 aziende sono state classificate come “triple A performers” in tutti e tre i programmi, rispetto alle 14 del 2021.
Il nodo Scope 3
Attualmente, le aziende che interagiscono con oltre l’80% dei loro fornitori coprono meno del 50% delle loro emissioni Scope 3. Ciò evidenzia come dare priorità agli sforzi basati sugli hotspot potrebbe aumentare l’impatto delle iniziative di cambiamento. Non è necessario che le aziende si impegnino con tutti i loro fornitori ma la definizione delle priorità basata sulle emissioni e sull’influenza è fondamentale. È probabile che i fornitori responsabili della maggior parte delle emissioni richiedano strette partnership e un impegno one-to-one per creare cambiamenti sulla scala richiesta.
L’11% degli intervistati include requisiti relativi al clima nei contratti con i fornitori. Il 14% ha requisiti legati al clima che non sono inclusi nei loro contratti. Meno del 3% richiede ai propri fornitori di divulgare dati relativi al clima. Mentre il 36% prevede di integrare KPI di sostenibilità nel proprio processo di acquisto introducendo requisiti contrattuali dei fornitori entro i prossimi due anni. Al momento solo 3 aziende su 20 incentivano la gestione delle emissioni Scope 3.
I progressi necessari
Secondo CDP, le imprese dovrebbero iniziare a incoraggiare – o richiedere – ai loro fornitori di agire attuando requisiti relativi al clima e monitorando la loro conformità. Le aziende, infatti, non possono accertare con precisione le proprie emissioni Scope 3 a meno che i loro fornitori non rilascino pubblicamente le emissioni di Scope 1, 2 e 3. Al momento il requisito più comune che le aziende segnalano è la conformità ai requisiti normativi (28% di coloro che hanno requisiti relativi al clima). Un aspetto fondamentale, che deve però affiancarsi all’incoraggiare i fornitori a compiere ulteriori passi verso l’abbattimento del carbonio.
Relativamente poche aziende sono andate oltre la richiesta di conformità dei fornitori. Di quel 10% che ha requisiti aggiuntivi relativi al clima solo una piccolissima percentuale richiede target Science-based ma nel futuro, visto l’indirizzo politico, sarà sempre più necessario farsi trovare pronti anche con la prevenzione di eventuali azioni che potrebbero venire richieste.