Il mondo sta vivendo una fase di cambiamenti sostanziali. Tutti i settori occupazionali stanno attraversando trasformazioni strutturali lungo le linee della digitalizzazione e della sostenibilità end-to-end.
Uno dei punti focali per i discorsi sulla sostenibilità che non si riducano al greenwashing è coinvolgere tutti i fornitori. Un’esigenza percepita da sempre più professionisti ed executive.
Oltre il proprio recinto
La sostenibilità viene sempre più considerata come un tema complessivo, non solo per le singole aziende ma per interi settori e filiere. Aumenta l’importanza di considerarla come tema generale andando oltre il proprio recinto.
I fattori ESG per le singole aziende sono importanti soprattutto per quanto riguarda gli investimenti. Con l’emergere dei rischi reputazionali e le accuse di greenwashing, mostrarsi compliant è un successo che chiunque sta cercando di perseguire. Ma la sostenibilità non è solo una questione di finanza e la compliance di un’azienda non rappresenta necessariamente quella dei suoi fornitori e dei fornitori dei fornitori allo stato attuale delle cose.
I limiti alla sostenibilità end-to-end
La sostenibilità end-to-end è l’obiettivo finale, ma esistono numerose difficoltà alla realizzazione di questo importante scopo. Una di queste è la visibilità lungo la filiera. Uno studio di McKinsey rivela che il 77% delle aziende sta investendo molto nella visibilità in risposta all’incertezza del mercato.
Gli strumenti digitali svolgono un ruolo chiave nel migliorare la visibilità e il controllo in più sedi, talvolta remote. Consentono un monitoraggio accurato del ciclo di vita del prodotto, delle date di scadenza e dei modelli di domanda, facilitando l’identificazione proattiva.
Tre direttrici
Sono tre le direttrici che devono seguire le strategie per il successo della sostenibilità e dell’azienda insieme. La scala istituzionale, quella industriale e appunto di filiera. Un esempio sul piano istituzionale di azioni positive nel contesto della trasformazione tecnologica e green è quello dell’Organizzazione internazionale del Lavoro che ha sviluppato un nuovo progetto regionale in Indonesia intitolato “Skills Development and Responsible Business Conduct”. Finanziato dal Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria (METI) del Giappone, il progetto mira a sostenere una ripresa dalle recenti interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali maggiormente incentrata sulle persone.
Il progetto, che durerà fino al 2025, riguarda due paesi: l’Indonesia, con particolare attenzione all’industria elettrica ed elettronica, e la Tailandia, con particolare attenzione al settore automobilistico. In entrambi i paesi, il progetto mira a fornire lo sviluppo delle competenze dei lavoratori, promuovere una condotta aziendale responsabile e promuovere un ambiente che contribuisca alla transizione verso catene del valore resilienti in Indonesia.
“Garantendo che i lavoratori a tutti i livelli della catena di approvvigionamento siano adeguatamente formati, le aziende possono stabilire uno standard operativo che rispetti i diritti umani”, ha affermato Dede Sudono, National Project Officer for Skills Development and Responsible Business Conduct per l’ILO in Indonesia. “Una forza lavoro qualificata può ridurre la dipendenza da pratiche di lavoro precario, rafforzando così indirettamente il rispetto dei diritti umani lungo tutta la catena di approvvigionamento”.
Le strategie chiave per le aziende
Introdurre criteri ambientali, sociali e di governance nelle procedure di selezione dei fornitori è un passo fondamentale da compiere. Questo significa valutare non solo la qualità e il prezzo dei prodotti o servizi offerti, ma anche l’impatto ambientale e sociale delle operazioni dei fornitori. Ad esempio, conducendo audit periodici presso i fornitori per garantire che rispettino gli standard ESG stabiliti. Questo processo può includere verifiche sulla gestione sostenibile delle risorse, sul trattamento dei lavoratori e sulle pratiche aziendali responsabili. O ancora fornire formazione e supporto ai fornitori per aiutarli a migliorare le loro pratiche sostenibili e coinvolgerli attivamente nel processo di definizione e raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
È necessario definire obiettivi chiari e misurabili in termini di sostenibilità e condividerli con i fornitori, per creare un ambiente di lavoro trasparente e punti di riferimento comuni per valutare il progresso. Anche lo scambio di buone pratiche, esperienze e conoscenze tra fornitori e fornitori dei fornitori può aiutare a promuovere l’innovazione e l’adozione di pratiche sostenibili. Questo stimola la creazione di rapporti di sostenibilità condivisi che evidenzino le performance lungo tutta la catena di approvvigionamento, utilizzabili per dimostrare l’impegno dell’organizzazione e coinvolgere i clienti e gli altri stakeholder.
Tornando all’esempio del livello istituzionale, la sostenibilità si incentiva anche attraverso le politiche e incentivi economici. Quindi premi per le performance sostenibili, di incentivazione finanziaria che premiano i fornitori e i fornitori dei fornitori che dimostrano un impegno significativo verso la sostenibilità. Persino includere clausole contrattuali che richiedano ai fornitori di rispettare determinati standard e obiettivi di sostenibilità può avere impatti finanziari diretti o indiretti sulle relazioni commerciali. O ancora un’altra chiave potrebbe essere la collaborazione con i fornitori per sviluppare soluzioni innovative, condividendo i costi e i benefici derivanti. Implementare queste strategie richiede un impegno costante e una gestione attenta delle relazioni con i fornitori. Ma può anche portare a una catena di approvvigionamento più resiliente, responsabile e sostenibile nel lungo termine.