Procurement Leaders ha riflettuto su come le aziende possono ricorrere alla tecnologia per portare la sostenibilità nella propria supply chain. Una delle prime conclusioni a cui è giunto lo studio è che da sole le organizzazioni non possono realizzare un quadro di sostenibilità efficace. Invece, affidandosi ai propri partner e collaborando con tutti i livelli della supply chain, tali obiettivi green possono non essere così difficili da ottenere. Molte organizzazioni, però, non dispongono di sistemi di dati adeguati per raccogliere, confrontare e interpretare le molteplici fonti di dati complessi e correlati che sono necessari per informare il processo decisionale sulla sostenibilità. Di conseguenza, le aziende devono esaminare la fornitura dei dati e collaborare con specialisti della sostenibilità per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.

Sostenibilità come priorità per il CPO

Nella ricerca condotta da Procurement Leaders stima che le catene di fornitura possano rappresentare il 50%-90% dell’impronta ambientale di un’azienda, quindi la sostenibilità è in cima alle agende dei CPO per il semplice motivo che le aziende lungimiranti sanno che migliorare il loro impatto ambientale e sociale è positivo sia per le imprese che per la loro redditività.

Una catena più sostenibile equivale a una riduzione del rischio attraverso una maggiore trasparenza. Se si possiede una visibilità approfondita sulla catena di fornitura, e si sa chi sono i fornitori e cosa stanno facendo, quando succede qualcosa l’azienda può essere più proattiva e può reagire meglio e più velocemente. Ciò significa che le aziende sono in grado di gestire meglio i problemi e migliorare la loro resilienza.

Concentrarsi sulla sostenibilità, inoltre, può offrire risparmi sui costi attraverso misure come il taglio delle impronte di carbonio, la riduzione delle bollette energetiche e dell’uso di materie prime o con il miglioramento del riciclo e il recupero dei materiali. Tutte queste iniziative possono far risparmiare denaro. 

La sostenibilità offre anche l’opportunità di sviluppare nuovi prodotti e servizi per catturare la base di consumatori “verdi” in espansione.

Dallo studio si evince in sostanza che sostenibilità, gestione del rischio e resilienza dovrebbero essere viste come molteplici aspetti della stessa questione. Questo perché la sostenibilità riguarda la gestione degli impatti di una catena  sul mondo esterno, mentre la resilienza riguarda la gestione degli impatti del mondo esterno su una catena.

Pianificare un programma di sostenibilità

Per definire una tabella di marcia pratica per l’implementazione di programmi di sostenibilità esistono due categorie principali di azioni che le aziende dovrebbero cercare di affrontare: strategie ponte e strategie tampone.

Le strategie ponte nei quadri di sostenibilità si concentrano sul miglioramento della capacità di un’azienda di resistere agli eventi nella catena di fornitura e di riprendersi più rapidamente dalle interruzioni. Questi includono miglioramenti nella pianificazione e nel controllo collaborativi e nello sviluppo di relazioni con i fornitori migliori e più solide a lungo termine.

Le strategie tampone si concentrano sul garantire che il CPO sia in grado di proteggere l’azienda da problemi dei fornitori e interruzioni della fornitura che si verificheranno inevitabilmente in futuro. I fattori da considerare includono la gestione dell’inventario, la pianificazione dei tempi di consegna e la verifica della capacità adeguata di superare i picchi e le depressioni della domanda.

Tutta questione di dati

A livello di dati, l’attuazione di piani di sostenibilità può essere difficile. L’estrazione dei dati necessari che sono vitali per informare il processo decisionale sulla sostenibilità richiede un approccio olistico per migliorare la visibilità della catena. Le aziende hanno storicamente considerato fattori di sostenibilità, come la resilienza, il rischio di interruzione, il carbonio, l’acqua e il lavoro, come cose diverse e vengono “monitorati” con processi e sistemi diversi.  I dati risultanti verranno generalmente distribuiti su più piattaforme come fogli di calcolo Excel, sistemi di pianificazione delle risorse aziendali e/o piattaforme software specializzate. Questo approccio frammentario è costoso e inefficace perché non è possibile avere una comprensione olistica dei fornitori.

Se i CPO sono interessati al profilo di sostenibilità di una merce o di un fornitore, devono essere in grado di estrarre i dati della catena di approvvigionamento da più fonti che possono essere direttamente o indirettamente rilevanti per i parametri che devono analizzare. Le aziende  devono iniziare a capire quali sono le priorità più importanti: i fornitori più importanti, le materie prime a più alto volume, i punti di fallimento. E concentrarsi per capire cosa sta succedendo.

La creazione di migliori relazioni e partnership con i fornitori è fondamentale per ottenere un quadro di sostenibilità praticabile su più livelli della catena di fornitura. Si deve andare in profondità e stanare i rischi. La strategia più semplice  è quella di avere degli obiettivi, degli standard da richiedere ai propri fornitori di livello 1 che, a loro volta facciano applicare ai loro fornitori, con un effetto a cascata.

La sostenibilità da componente aggiuntiva sta diventando  sempre più integrata nel sistema aziendale e negli ingranaggi. E così dovrà continuare a fare.