La corsa al primato tecnologico tra Cina e Stati Uniti non sembra rallentare, con il Dragone che ha risposto alle strategie di contrasto di Washington. Tra tendenze autarchiche e ri-globalizzazione, alcuni stati europei corrono ai ripari mentre altri mantengono la propria posizione.
La competizione si gioca sul piano dei semiconduttori, ma anche delle batterie, dell’automotive più in generale e dell’intelligenza artificiale. In Europa intanto non diminuiscono gli investimenti cinesi, con l’Ungheria che rappresenta uno dei principali partner di Pechino nel Vecchio continente.
La risposta cinese alle azioni di Washington
La Cina ha risposto alle restrizioni guidate dagli Stati Uniti sulle vendite di semiconduttori cercando di limitare le esportazioni di due metalli utilizzati nella produzione di chip e nelle apparecchiature di comunicazione. Gallio e germanio saranno soggetti a restrizioni all’esportazione al fine di “salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali”, ha detto lunedì il Ministero del Commercio e dell’Amministrazione delle Dogane cinese.
Entrambi i materiali possono costituire alternative ai tradizionali wafer di silicio in applicazioni specializzate, nonché per componenti utilizzati in apparecchiature militari e di comunicazione. Come scrive il Financial Times, le misure cinesi arrivano pochi giorni dopo che i Paesi Bassi hanno annunciato l’intenzione di applicare l’ultima serie di controlli per limitare la vendita di apparecchiature per la produzione di chip di fascia alta all’estero. Questa decisione impedirà a dozzine di macchine prodotte dalla ASML, che produce gli strumenti per la produzione di semiconduttori più avanzati al mondo, di raggiungere le aziende cinesi.
I controlli olandesi dovrebbero essere applicati dal 1° settembre e seguono restrizioni simili sulle apparecchiature di produzione di semiconduttori dagli Stati Uniti e dal Giappone. L’annuncio olandese arriva sulla scia del blocco di Washington sui chip statunitensi più avanzati e la risposta di Pechino fino ad oggi è stata di vietare l’uso dei prodotti della statunitense Micron in “infrastrutture nazionali critiche” a causa dei rischi per la sicurezza.
Le alternative al silicio
La Cina è il principale produttore mondiale di gallio e germanio secondo l’US Geological Survey. Qualsiasi riduzione delle vendite nel resto del mondo rischia di rallentare la produzione o aumentare i prezzi per i produttori e i loro clienti nei settori tecnologico, delle telecomunicazioni, dell’energia e automobilistico. Il gallio viene utilizzato nei semiconduttori composti sebbene sia più difficile da lavorare per i produttori rispetto al silicio. Altri composti chimici a partire dal gallio sono usati nei chip per la rete 5G, per caricabatterie, veicoli elettrici e sistemi militari, per comunicazioni wireless e laser.
Il germanio, che è stato utilizzato per realizzare i primi transistor a metà del XX secolo, è ampiamente utilizzato nei cavi in fibra ottica, nei pannelli solari e nei LED, nonché nelle termocamere militari. Alcune aziende cinesi temono che i controlli sulle esportazioni possano ritorcersi contro. Potrebbero influenzare il business dei produttori cinesi durante la recessione economica, ma avere un impatto limitato sul mercato internazionale a breve termine.
Il posizionamento dell’Unione europea
“I leader politici in Europa non sono troppo interessati all’interconnettività tra Europa e Cina”, ha affermato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, il 27 giugno, definendo il de-risking un suicidio economico. Nell’ultimo anno l’Ungheria è emersa come importante sito in Europa per nuovi investimenti cinesi, tra cui una fabbrica di batterie del valore di circa 7,3 miliardi di euro (8 miliardi di dollari), che sarà il più grande investimento singolo di sempre nel paese. L’Ungheria ha respinto le pressioni internazionali per ridurre i legami economici con la Cina e mantenuto la sua partecipazione alla Belt and Road Initiative nonché con società di telecomunicazioni.
Le preoccupazioni per le barriere economiche tra Cina e Occidente sono state uno dei temi dell’incontro del World Economic Forum a Tianjin, in Cina, dal 27 al 29 giugno dove il premier cinese Li Qiang ha detto che i governi che tentano di politicizzare le loro economie frammentano i rapporti e creano scontri. Intanto Contemporary Amperex Technology Co. (CATL), il più grande produttore di batterie al mondo e di origine cinese, è in trattative per la creazione di più siti di riciclaggio in tutto il continente. La società ha già investito in siti di produzione di batterie in Germania e Ungheria. L’Europa si conferma tra i continenti d’interesse cinese nel perseguire la ricerca di una posizione dominante in tutta la catena di fornitura anche delle batterie EV.
L’impatto sulle supply chain e il procurement
Le tensioni economiche tra Cina e Stati Uniti rischiano di mettere in difficoltà i professionisti del procurement in Europa e non solo, in particolar modo per gli effetti che le decisioni di questi due paesi leader hanno sul resto del mondo.
Questo per diversi motivi. Intanto le due potenze sono tra i principali fornitori e acquirenti di beni e servizi nel mondo; pertanto, i conflitti commerciali tra di loro possono generare instabilità nei flussi commerciali globali. Inoltre, le sanzioni e le restrizioni commerciali imposte da entrambi i paesi possono complicare la gestione delle catene di approvvigionamento, aumentando i rischi e i costi.
Le tensioni geopolitiche possono influire sulla fiducia e sulla stabilità economica, portando a una riduzione degli investimenti e degli scambi commerciali complessivi, e le politiche protezionistiche e le barriere commerciali tra Cina e Stati Uniti possono indurre l’Europa a prendere posizioni simili, creando un contesto commerciale ancora più complesso per i professionisti di procurement e supply chain.