Alcune soluzioni per una supply chain più sostenibile, a partire dal packaging 

È iniziata l’11 marzo, a Nairobi, la quarta Assemblea delle Nazioni Unite sull’ambiente, che si è aperta con un minuto di silenzio per le vittime del volo dell’Ethiopian Airlines, precipitato con a bordo 157 persone, alcune delle quali erano dirette in Kenya proprio per il forum. I 193 Stati membri saranno riuniti fino al 15 marzo per discutere del cambiamento climatico, della produzione e del consumo sostenibili e dello sfruttamento delle risorse. Tra i temi discussi, ci sarà anche quello dell’inquinamento da plastiche in mare, in merito al quale il Wwf ha chiesto un trattato vincolante per tutti i paesi del mondo.

La riduzione dei rifiuti prodotti lungo la catena di approvvigionamento è un elemento cruciale per l’obiettivo di una “green” supply chain. Tra gli elementi del processo industriale che generano rifiuti c’è il packaging. I rifiuti costituiti dalle confezioni sono in costante aumento: negli Stati Uniti, sono passati da 27 milioni di tonnellate nel 1960 a 78 milioni nel 2015. Lo afferma un rapporto della Environmental Protection Agency americana, che riferisce anche i dati sulla quantità di confezioni e imballaggi riciclati. Fortunatamente, anche questo dato è in crescita: nel 1960 solo il 10% di questo tipo di rifiuti veniva riciclato, mentre nel 2015 la percentuale ha raggiunto la metà.

Negli Stati Uniti, riporta un articolo di Matt Leonard per Supply Chain Dive, i maggiori retailer stanno inserendo nei propri report sulla sostenibilità obiettivi di riduzione dei rifiuti provenienti dagli imballaggi. Target ha dichiarato di star lavorando con i propri fornitori per eliminare dal packaging elementi chimici che potrebbero renderne più difficile il riciclo. Walmart, invece, ha affermato di voler rendere il packaging del suo marchio 100% riciclabile entro il 2025. L’azienda ha confermato che il suo nuovo impegno nel ridurre i rifiuti in plastica coinvolgerà più di 300mila Sku nel proprio portfolio prodotti. Kfc ha annunciato che tutta la sua linea di packaging in plastica destinata ai consumatori sarà riciclabile o riutilizzabile entro il 2025. L’azienda sta anche lavorando con i fornitori per identificare alternative sostenibili a cannucce, buste di plastica, posate e coperchi. Tesco e Carrefour, invece, avvieranno un programma pilota per mettere a disposizione nei propri punti vendita contenitori riutilizzabili per prodotti di largo consumo, con l’obiettivo di modificare la dipendenza mondiale da confezioni monouso.

Supply Chain Dive ha raccolto il parere di Alexis Bateman, direttrice delle supply chain sostenibili al Center for Transportation and Logistics del Mit. Secondo Bateman, rendere il packaging più sostenibile, benché possa richiedere un investimento iniziale, può portare risparmi a lungo termine, anche perché i consumatori sono più invogliati ad acquistare prodotti che comunicano questi cambiamenti nelle confezioni. Un’azione utile, secondo Bateman, è ripensare le dimensioni delle confezioni in modo che corrispondano meglio a quelle del prodotto. Un’altra alternativa è quella di cambiare il materiale, come sta facendo Home Depot, che ha deciso di vagliare alternative alla schiuma di polipropilene espanso usata per imballare i prodotti da spedire.

In generale, molte aziende stanno guardando a soluzioni per ridurre i rifiuti generati dalle proprie supply chain. Il programma Zero Waste di Apple ha aiutato i fornitori a riciclare o riusare 1 milione di tonnellate di rifiuti in tre anni, secondo il Supplier Responsibility Report 2019 dell’azienda.