Il ruolo dell’Africa nelle catene di approvvigionamento globali ad alta intensità tecnologica sarà sempre più importante a causa della crescente domanda di materiali specializzati e data la loro abbondanza nel continente.
L’Economic Development in Africa Report 2023 dell’UNCTAD lanciato il 16 agosto a Nairobi afferma che le nazioni africane possono svolgere un ruolo importante nelle supply chain globali nel prossimo futuro, anche per le industrie sostenibili.
Il rapporto UNCTAD
Nel rapporto di quest’anno l’UNCTAD si concentra sulle catene di approvvigionamento e sulle industrie ad alta intensità tecnologica che hanno il potenziale per avere il maggiore impatto sulle economie africane. La crescita della popolazione africana, i mercati di consumo sempre più ampi e le crescenti opportunità di business sono i fattori chiave che posizionano l’Africa come una regione strategica nella spinta verso supply chain geograficamente diversificate.
Il rapporto evidenzia che la creazione di un ambiente favorevole alle industrie ad alta intensità tecnologica, come anche nelle rinnovabili, contribuirebbe ad aumentare i salari nel continente, attualmente fissati a un minimo di 220 dollari al mese, rispetto a una media di 668 dollari nelle Americhe.
Le opportunità del solare
L’espansione delle catene di approvvigionamento energetico in Africa è un’opportunità per accelerare l’azione per il clima. Il vasto potenziale di energia rinnovabile del continente, in particolare nell’energia solare, può aiutare a ridurre i costi di produzione e diminuire la dipendenza dalle fonti energetiche basate sui combustibili fossili. L’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili e la Banca africana di sviluppo stimano il potenziale solare fotovoltaico dell’Africa a 7.900 gigawatt. Ma solo il 2% (60 miliardi di dollari) dei 2,8 trilioni di dollari investiti in energia rinnovabile in tutto il mondo tra il 2000 e il 2020 è andato in Africa nonostante la necessità di portare l’elettricità al 43% della popolazione totale del continente.
Nonostante in questo periodo gli investimenti in rinnovabili siano cresciuti a un tasso medio del 96% all’anno, rispetto al 15% in Asia-Oceania (esclusi Cina e India) e al 7% a livello globale, secondo l’Unione africana rimane un deficit di finanziamento annuale di 90 miliardi di dollari per raggiungere gli obiettivi di accesso all’energia.
Tra il 2019 e il 2021 sono stati annunciati 134 progetti di investimento greenfield in Africa, 86 dei quali realizzati in energia solare, per un valore totale di 10,8 miliardi di dollari. Di questi investimenti, il 98% è stato fatto in energia solare per la fornitura di elettricità. Ma la produzione di pannelli solari fotovoltaici è limitata, con alcune opportunità che si materializzano in Egitto, Marocco e Sud Africa.
Il ruolo del procurement e i limiti strutturali
Se l’economia globale sarà via via più sensibile alla crisi climatica i processi di produzione richiederanno input alternativi e tecnologie a basse emissioni di carbonio. Ci sarà quindi un aumento della domanda di metalli specifici come alluminio, cobalto, rame, litio e manganese. Le grandi riserve di minerali critici possono trasformare le economie africane in fornitori chiave per molteplici settori.
Il 48,1% delle riserve globali di cobalto e il 47,6% delle riserve globali di manganese si trovano in Africa. Altri metalli e minerali importanti per la transizione verde sono presenti nel continente come cromo, litio, grafite naturale, nichel, niobio, terre rare, argento, tellurio e titanio.
“Questo è il momento per l’Africa di rafforzare la sua posizione nelle catene di approvvigionamento globali mentre continuano gli sforzi di diversificazione. È anche un’opportunità per il continente di rafforzare le sue industrie emergenti, promuovere la crescita economica e creare posti di lavoro per milioni di persone”, ha dichiarato la segretaria generale dell’UNCTAD Rebeca Grynspan.
Affinché le economie africane possano beneficiare del loro ruolo, è importante gestire efficacemente le vulnerabilità delle supply chain, attuando politiche per le infrastrutture carenti, l’informalità, le istituzioni e le normative deboli, i mercati frammentati, le fonti limitate di capitale, i bassi livelli di tecnologia e i rischi politici che si producono all’interno di scontri di potere spesso neocolonialisti tra paesi occidentali e altre potenze impegnate sul campo alla conquista di una fetta di continente.