La digitalizzazione del Procurement è una necessità che attira sempre più aziende italiane ma la sua introduzione va a rilento.

La rivoluzione digitale delle aziende si è innescata. Processi veloci, trasparenti e snelli che garantiscano qualità e risparmi tra i motivi per i quali sempre più realtà decidono di aprire le porte all’innovazione.
Ma sembra che questo processo richieda ancora un po’ di tempo per essere accolto da tutte le aziende al 100%.

Digital Procurement secondo SDA Bocconi

Una ricerca della SDA Bocconi School of Management, guidata da
Giuseppe Stabilini e Paolo Pasini e supportata da SAP Ariba e Accenture, ha tracciato una panoramica sulla digitalizzazione degli Acquisti in Italia. A comporre il campione dell’indagine, 100 Chief Procurement Officer di grandi aziende con ricavi superiori ai 400 milioni di euro.

Nel 2019 ormai l’apertura al digitale è trasversale a tutte le aziende ma non tutte sono ancora riuscite ad accoglierle nei loro processi. Tra le cause evidenziate dalla ricerca vi è, in parte, l’impreparazione delle aziende che si trovano a fronteggiare tecnologie troppo specifiche come stampa 3D, blockchain, machine learning, Internet delle cose (IoT), chatbot. Strumenti di cui si servono solo pochi early adopters.

Nel 74% dei casi i CPO affermano di ricorrere alle cosiddette “tecnologie mature” come quelle di visualizzazione e data analysis. Tra le “tecnologie emergenti” invece trovano spazio le tecnologie mobili (33%), l’analisi predittiva (32%), l’automazione delle decisioni (31%) e l’automazione robotica dei processi (19%).

Lo studio ha infine evidenziato come i principali ostacoli alla digitalizzazione degli Acquisti siano l’organizzazione aziendale seguita dall’incertezza sul ritorno dell’investimento e dai problemi di integrazione tecnologica.

Dati sulla Digital Transformation dall’Osservatorio di Digital Innovation del PoliMi

A conferma dell’importanza del digital, l’Osservatorio di Digital Innovation del Politecnico di Milano ha analizzato gli investimenti delle aziende in questo campo segnalando una crescita media del 4,8% nel budget ICT per le grandi aziende.

La ricerca, svolta dal Digital Transformation Academy e Startup Intelligence della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con PoliHub*, ha confermato che quest’anno è il terzo consecutivo in cui le aziende decidono di puntare sull’innovazione digitale (nel 2019 è avvenuto per il 39% delle imprese in Italia).

Su cosa si investe?

I principali ambiti di investimento ICT sono digitalizzazione e dematerializzazione (39%), sistemi di Big Data Analytics e Business Intelligence (38%) e sistemi ERP (31%). Tra le altre voci: sviluppo e rinnovamento dei sistemi CRM (26%), eCommerce e Mobile Commerce (20%), sistemi di Information Security, Compliance e Risk Management (18%), applicazioni e tecnologie di Industria 4.0 (16%). Per quanto riguarda le “tecnologie specifiche”: Artificial Intelligence e Machine Learning (10%), Smart Working (10%), Internet of Things (9%), Supply Chain Finance e Blockchain (entrambe al 2%).


Un processo lento quello della digitalizzazione che in ogni caso non sembra arrestarsi. Entrambe le analisi hanno sottolineato la volontà di approccio al digitale che rimane, tuttavia, tradizionale perché sono poche le realtà che decidono di investire su tecnologia specifica. La principale causa del rallentamento dei processi di innovazione infatti è legata in gran parte a ragioni di cultura aziendale. Il miglioramento della tecnologia è solo una piccola parte del processo di una azienda verso il digitale. La chiave è saper gestire il cambiamento insieme alle nuove competenze e alle persone.