L’adozione di pratiche circolari nel procurement è cruciale per affrontare le sfide ambientali. Questo approccio mira a prolungare la vita dei prodotti, ridurre le emissioni di gas serra e promuovere una catena di approvvigionamento sostenibile.

Raccomandazioni pratiche includono la selezione di fornitori sostenibili e la sempre maggiore l’integrazione di criteri circolari. Ma la sostenibilità è anche una questione di diseguaglianze.

L’attuale scenario e l’urgenza di un cambiamento

La circolarità è diventata una risposta chiave alle sfide globali di sostenibilità. Il nostro attuale modello lineare di produzione e consumo, sebbene efficiente in termini di produzione di beni, è estremamente dannoso per gli ecosistemi. Questo sistema consuma rapidamente risorse naturali limitate, generando quantità massicce di rifiuti e contribuendo in modo significativo alle emissioni di gas serra.

L’adozione di un approccio circolare nell’industria dell’elettronica, ad esempio, potrebbe mitigare queste problematiche, affrontando concretamente il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’inquinamento e la responsabilità sociale nella catena di approvvigionamento. Recenti rapporti evidenziano un declino della circolarità nell’economia globale come risultato diretto del persistere del modello lineare, che si basa su un presupposto fondamentalmente sbagliato: quello delle risorse illimitate del pianeta. I prodotti IT, in particolare, sfruttano risorse naturali preziose durante la produzione, coinvolgendo migliaia di persone in un processo ad alta intensità energetica. Tuttavia, queste risorse vengono spesso utilizzate per brevi periodi di tempo prima di essere scartate, generando enormi quantità di rifiuti e mettendo a dura prova sia l’ambiente che la salute umana.

Impatto della circolarità su produzione e consumo

Un’economia circolare offre opportunità significative per ridurre l’impatto ambientale. Estendere la vita utile dei prodotti può portare a una drastica diminuzione delle emissioni di gas serra. Anche un solo anno aggiuntivo di utilizzo dei dispositivi elettronici, rimanendo nell’ambito IT, può ridurre notevolmente l’impatto ambientale. Inoltre, promuovere la riparabilità e il riutilizzo di tali dispositivi non solo offre benefici ambientali ma crea anche un approccio più sostenibile e responsabile da parte dei consumatori, contribuendo a plasmare abitudini di consumo più consapevoli e orientate alla sostenibilità. Certo, questa visione spesso è contraria al bisogno delle aziende dell’obsolescenza e l’importanza che ha per loro la novità da immettere sul mercato per ricavare nuovi ricavi.

Spesso trascurato, il lato sociale della sostenibilità gioca un ruolo critico nella transizione verso un approccio circolare. Garantire condizioni dignitose e rispettose dei diritti umani lungo l’intera catena di approvvigionamento diventa essenziale. Questo approccio non solo impatta positivamente sulla vita delle persone coinvolte nella produzione, ma influisce anche sull’industria stessa. Incentivare la creazione di prodotti più duraturi e desiderabili per gli utenti, anziché concentrarsi sulla produzione di massa a basso costo, diventa cruciale per una vera transizione verso la sostenibilità.

Agire nella direzione giusta

Per adottare concretamente un approccio circolare nell’approvvigionamento, è fondamentale agire con decisione. La scelta di partner e fornitori con ambizioni sostenibili diventa prioritaria. Inoltre, l’inclusione di criteri circolari nelle politiche di approvvigionamento, come la durabilità, la riparabilità e l’utilizzo di materiali riciclati, è un passo cruciale per orientare il mercato. Incoraggiare il ritiro sicuro dei prodotti a fine vita e promuovere l’acquisto di prodotti usati o rigenerati sono azioni pratiche che possono avere un impatto significativo sul consumo responsabile e sostenibile. Uno degli aspetti cruciali evidenziati da Oxfam alla vigilia della Cop28 sul clima di Dubai è che la sostenibilità e il contrasto al cambiamento climatico sono fattori profondamenti intrecciati alle diseguaglianze economiche. Tutte le ricette viste prima, anche relative al procurement, senza una redistribuzione della ricchezza rischiano di essere una panacea inefficace nel medio-lungo termine. Ogni anno, le emissioni dei super-ricchi annullano gli sforzi equivalenti all’impiego di quasi un milione di turbine eoliche per ridurre le emissioni di CO2.

Figura 1. Gruppi di reddito globali ed emissioni associate nel 2019 © Oxfam/SEI

L’1% più ricco inquina in un anno quanto inquinerebbe in 1.500 anni una persona appartenente al restante 99% dell’umanità. Un problema però che coinvolge anche la cosiddetta classe media (che parte da chi percepisce un reddito di 40.000 dollari l’anno) e le sue abitudini. “Per anni abbiamo lottato per creare le condizioni di una transizione giusta che ponga fine all’era dei combustibili fossili, salvare milioni di vite e il pianeta. – ha spiega Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia – Ma raggiungere quest’obiettivo cruciale sarà impossibile se non porremo fine alla crescente concentrazione di reddito e ricchezza che si riflette in disuguaglianze economiche sempre più marcate e contribuisce all’accelerazione del cambiamento climatico”.