In linea con la direttiva sulla rendicontazione in materia di sostenibilità, che delinea l’obbligo per le imprese di utilizzare gli standard per adempiere ai loro impegni legali, la Commissione sta adottando gli Standard europei per la rendicontazione sulla sostenibilità (ESRS),

Tali norme aiuteranno a comunicare e gestire le prestazioni in modo più efficiente e sostenibile. Si tratta di obblighi di comunicazione, con un certo grado di flessibilità relativa a quali informazioni sono pertinenti.

Cosa sono gli ESRS

Gli ESRS riguardano la rendicontazione ESG aziendale e identificano gli obblighi delle società di segnalare determinate informazioni sulla sostenibilità. Gli ESRS riguardano i cambiamenti climatici, la biodiversità e i diritti umani, si applicano alle imprese già soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive CSRD  e mirano a informare gli investitori sull’impatto delle società in cui investono. La rendicontazione relativa a questo adempimento dovrà essere predisposta per il 2024 e saranno poi emesse nel 2025

L’UE ha introdotto anche alcune norme di segnalazione per il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM), la tassa sul carbonio dell’UE sulle merci importate. In base a queste norme, le aziende devono raccogliere dati sulle emissioni incorporate dai prodotti importati a partire da ottobre 2023 e comunicarle entro gennaio 2024. Le norme richiedono la comunicazione delle emissioni dei prodotti, compresa l’origine, il sito di produzione e le principali fonti di emissione. Inizialmente si rivolgono ai settori ad alta intensità di carbonio.

Gestire la rendicontazione ESG

Secondo un recente report dal titolo Global ESG Practitioner Survey 2023 il 90% delle organizzazioni intervistate ritiene che disporre di un solido programma di reporting ESG darebbe alle proprie aziende un vantaggio competitivo nei prossimi due anni. In particolare, secondo l’indagine, i benefici riguardano soprattutto le società che hanno comunicato i loro criteri ESG da cinque anni o più. Degli oltre 900 professionisti intervistati, il 71% afferma che tre o più team aziendali contribuiscono al reporting ESG e il 74% riferisce che le loro aziende hanno nominato almeno un dipendente per gestire questo aspetto (il 6% in più rispetto allo scorso anno).

Nonostante un chiaro aumento delle strutture specifiche ESG all’interno delle organizzazioni, le aziende stanno vivendo una crescente domanda di formalizzare le loro politiche e rafforzare la capacità di riferire sulle metriche finanziarie. La richiesta di un sistema di reporting più formale si riflette anche nella creazione di un nuovo ruolo, un controller ESG, responsabile dell’integrazione delle questioni ESG nei sistemi di gestione di un’organizzazione e di garantire che una società rispetti tutti gli obblighi di rendicontazione. È probabile che il ruolo del controller ESG continui ad essere più centrale con l’applicazione delle normative ESG sulla rendicontazione, di cui fanno parte gli ESRS.

Catene di approvvigionamento trasparenti e solide

Oltre alla storica capacità di contribuire positivamente al contenimento dei costi, alla flessibilità e alle prestazioni di consegna, il ruolo del buyer può contribuire positivamente alle esigenze ESG e alla sostenibilità tout court di un’organizzazione lavorando in concerto con il team legal e finance. La tracciabilità della catena di approvvigionamento dovrebbe concentrarsi sulla generazione di valore, non solo sulla mitigazione delle perdite. In alcuni settori c’è ancora una sostanziale opacità (come in quello delle materie prime critiche o minerali), in altri invece la tracciabilità è posta alla base della creazione di valore: caffè, cioccolato e vino presentano mercati differenziati in cui i produttori responsabili sono spesso premiati per la dimostrazione di sostenibilità.

La collaborazione multi-stakeholder è cruciale in questo senso, tra globale e locale. Una pratica che offre benefici legati al trasferimento tecnologico e all’apprendimento organizzativo necessari per l’efficienza delle risorse e per la tecnologia pulita. Un approccio che porti a un’economia dove i rifiuti di qualcuno possono essere una risorsa per qualcun altro. Anche se presenta un alto grado di complessità, in quanto comprende tutte le attività dall’estrazione alla produzione fino allo scarto, questa potrebbe svolgere un ruolo di primo piano nella compliance legata ai criteri ESG, generando un risparmio sugli acquisti (anche laddove siano problematici o rischiosi, tanto per l’ambiente quanto a livello sociale) e buone pratiche.