Nel primo trimestre del 2025, l’ottimismo delle imprese a livello globale continua a diminuire. Secondo l’ultimo rapporto Global Business Optimism Insights pubblicato da Dun & Bradstreet, l’indice generale di fiducia ha registrato una flessione dell’1,3% rispetto al trimestre precedente. Questo dato segue una contrazione ben più marcata del 12,9% rilevata nell’ultimo trimestre del 2024, segnalando un trend persistente di incertezza tra le imprese.

Un contesto macroeconomico instabile

Il calo dell’ottimismo riflette una molteplicità di fattori che stanno influenzando negativamente il sentiment globale: incertezza macroeconomica, pressioni inflazionistiche, costi del capitale in aumento, politiche monetarie restrittive e un ambiente commerciale internazionale segnato da protezionismo e nuove barriere tariffarie. Secondo Neeraj Sahai, Presidente di Dun & Bradstreet International, “il rimodellamento delle relazioni commerciali e l’incertezza tariffaria hanno contribuito a far registrare un calo della fiducia finanziaria in oltre il 90% delle economie esaminate, sia emergenti che avanzate.”

Fiducia finanziaria e investimenti in calo

La fiducia finanziaria ha subito un forte colpo, con un calo dell’8,6% nel trimestre. Le imprese, in particolare nei settori ad alta esposizione all’export come automotive, metallurgia ed elettronica, segnalano crescenti rischi sui bilanci aziendali, aggravati da costi di finanziamento sempre più elevati. Anche l’indice di fiducia negli investimenti è sceso dello 0,6%, frenato dall’incertezza sulle tempistiche degli attesi tagli ai tassi d’interesse da parte delle banche centrali.

Il calo più evidente si registra nei settori metalli e minerario, penalizzati dai dazi statunitensi su acciaio e alluminio. Le aspettative di spesa in conto capitale sono crollate dal 77% al 69%, un segnale chiaro della prudenza con cui le imprese stanno pianificando le strategie a medio termine.

Supply chain: segnali di stabilizzazione ma nessun rimbalzo

L’indice globale di continuità della supply chain è rimasto stabile, dopo un crollo del 10,7% nel trimestre precedente. Sebbene questo indichi una momentanea tregua, non si intravede alcun segnale di ripresa. Le aziende continuano a fronteggiare ritardi nelle consegne, carenze di manodopera e complessità logistiche, soprattutto a causa delle tensioni tariffarie tra Stati Uniti e partner commerciali strategici. La fiducia nei tempi di consegna è calata del 7,8% a livello globale, con un -9,5% nei Paesi avanzati.

Geopolitica e inflazione rallentano la ripresa

I timori per una resurrezione dell’inflazione — alimentata da nuovi dazi e rincari delle materie prime — stanno condizionando le scelte strategiche delle imprese. Secondo Arun Singh, Chief Economist di D&B, “le aspettative di una ripresa restano modeste e i benefici, se arriveranno, si vedranno solo nella seconda metà del 2025. Nel frattempo, le imprese dovranno affrontare margini ridotti e pressioni crescenti sulla liquidità.”

In particolare, le imprese statunitensi e sudcoreane si mostrano tra le più caute, citando l’incertezza monetaria e i rischi legati alle nuove regole del commercio internazionale come i principali freni alla crescita.

ESG e sostenibilità: battuta d’arresto

Dopo tre trimestri di crescita, anche l’indice ESG (ambientale, sociale e di governance) ha registrato una flessione del 3,3%. Sebbene il 77% delle imprese riconosca l’importanza dei rischi climatici, solo il 58% li considera altamente probabili. Le aziende segnalano un calo di impegno soprattutto nelle aree sociali e di governance, probabilmente a causa della necessità di concentrare le risorse su emergenze economiche più immediate.

Secondo una recente analisi del World Economic Forum, questo rallentamento riflette una tensione crescente tra urgenze finanziarie e obiettivi a lungo termine di sostenibilità. Tuttavia, il settore automobilistico europeo, sostenuto da politiche UE più aggressive sul clima, continua a investire in innovazione green, a differenza di molte aziende statunitensi che si stanno ritirando da progetti ESG a causa di incertezza normativa.

Le imprese navigano a vista

Il panorama del business globale nel 2025 è ancora dominato da incertezza e prudenza. Le imprese si mostrano riluttanti a investire, temendo uno scenario in cui inflazione e rialzi tariffari ostacolano la crescita. Tuttavia, restano sacche di resilienza: le grandi imprese mostrano maggiore capacità di adattamento nelle supply chain e alcune aree dell’ESG, seppur in rallentamento, conservano potenziale di rilancio.

Il prossimo trimestre sarà cruciale: gli occhi sono puntati sulle banche centrali e sulle loro decisioni in materia di tassi, così come sull’evoluzione dei conflitti commerciali. In un mondo sempre più frammentato, la flessibilità strategica e l’attenzione ai fondamentali finanziari restano gli strumenti chiave per affrontare la complessità del 2025.