Alcune tendenze stanno rimodellando le supply chain. L’ultimo sondaggio di Accenture identifica le principali adottate per trasformare le avversità in vantaggio.

Sembra sia finito il tempo del sole sourcing, gli investimenti sono in crescita e la vicinanza dei fornitori diventa fondamentale. In futuro passeremo dalle catene del valore industriali globalizzate di oggi a catene localizzate, riconfigurabili e decarbonizzate.

Le avversità affrontate

La disruption ha colpito duramente le aziende negli ultimi anni: fluttuazioni impreviste della domanda in pandemia, disordini geopolitici, le emergenze climatiche e le innovazioni tecnologiche hanno rivelato livelli bassi di resilienza nell’ingegneria, nelle forniture, nella produzione e nelle operazioni.

Questa vulnerabilità ha fatto sì che le aziende perdessero in media 1,6 trilioni di dollari di opportunità di crescita dei ricavi ogni anno, secondo una ricerca di Accenture. Contestualmente, si è visto un aumento del 40% dei tempi di consegna dei prodotti negli ultimi due anni.

La trasformazione in opportunità

La stessa ricerca, condotta su 1.230 operazioni in 11 settori e in 14 paesi, mostra che la pratica di single sourcing sta finendo. Il 72% degli intervistati pianifica strategie di multi-sourcing nei prossimi tre anni, rispetto all’attuale 42%.

Un ulteriore elemento sottolineato è che la vicinanza è fondamentale. Il 65% degli intervistati sta passando all’approvvigionamento regionale, rispetto al 38% attuale. Il 78% delle aziende utilizzerà più siti entro 3 anni per produrre i propri prodotti, rispetto al 41% che lo sta già facendo oggi.

L’investimento medio nelle pratiche di resilienza, che possono essere ascrivibili alla delocalizzazione, all’automazione e alla digitalizzazione, è stato di 1 miliardo di dollari, di cui quasi la metà è stato rappresentato dal reshoring, secondo l’indagine.

Come cambia il contesto

Per alcune aziende la supply chain è decisamente più agile, grazie alla tendenza ad utilizzare sempre più dati (un elemento accelerato dalle condizioni di lockdown).  I contesti di difficoltà hanno portato a rimettere in discussione molte certezze, e a una ricerca di piani B, C, D. Ciò determina un miglioramento della resilienza delle aziende, molte delle quali sanno come affrontare eventi che non avevano previsto.

Certo, tutti questi imprevisti hanno anche fatto sì che altre investissero sulla previsione e sulla raccolta dati. Ma margini di imprevisti ci saranno sempre, e avere dei piani alternativi o comunque una strategia per delineare come muoversi in caso di eventi disruption è una marcia in più che molte realtà riconoscono. L’aggiunta di nuove opzioni di produzione e fornitura offre maggiori opportunità per essere resilienti di fronte al cambiamento. Tuttavia, man mano che le reti di approvvigionamento si diversificano, la complessità cresce con l’aggiunta di nuovi fornitori e la comparsa di più silos. Le aziende si trovano rapidamente a dover destreggiarsi tra normative diverse in diverse regioni e confini. Ma la rapida innovazione tecnologica degli ultimi anni offre sempre più opportunità di far progredire la propria maturità digitale e affrontare le interruzioni in modo strategico.

Slowbalization?

La tendenza che sembra consolidarsi, come sottolinea il report, è che passeremo dalle catene del valore industriali globalizzate di oggi a catene localizzate, riconfigurabili e decarbonizzate in futuro. La precedente ampia presenza globale con un flusso libero di beni e servizi, o comunque una tendenza verso una globalizzazione dei mercati generalizzata, si sta limitando. L’approvvigionamento locale da limitato sta diventando complementare a quello globale e la specializzazione degli impianti è all’ordine del giorno

Questo porta a una decentralizzazione e localizzazione degli impianti e dei fornitori, in base ai mercati o alle geo-localizzazioni in cui operano a pratiche sistematiche di doppio approvvigionamento e modelli industriali flessibili, con la possibilità di riequilibrare le operazioni di produzione tra i siti. Secondo quanto sottolinea il report, questo permette una maggiore riduzione dei rischi di dipendenza eccessiva da un’unica base di approvvigionamento o da un’unica ubicazione dei fornitori.