La provenienza dei singoli elementi di un prodotto porta con sé rischi finanziari, geopolitici e legali. Il rischio è infatti un fattore inevitabile nella gestione della supply chain.

Un comportamento poco etico da parte di uno dei propri fornitori può danneggiare la reputazione dell’azienda che vende il prodotto finale. Questo è il punto di vista che Daryl Hammett, Coo e general manager di ConnXus, ha condiviso su Procurement Leaders. Il cliente, ha affermato, non fa differenza tra il brand e il singolo componente. Quello che non sempre viene messo in atto dagli esperti del procurement è un processo di diversificazione della catena di fornitura, che può portare invece benefici su più fronti.

Fornitori diversi possono mitigare i fattori di rischio tramite la sostenibilità, l’impatto economico e l’innovazione, ma stimolano anche l’economia a valle. Questo perché creano un impatto positivo nelle proprie economie locali, con la creazione di posti di lavoro e la generazione di reddito e tasse.

Aziende diversificate possono anche avere significare un vantaggio dal punto di vista dei profitti. Molte di queste realtà devono essere svelte e agili per rimanere competitive, pensare soluzioni creative per ottenere il massimo con la minima spesa. La vocazione di queste attività è di tagliare i costi continuando a generare valore. Per questo motivo sono spinte a cercare soluzioni innovative a vecchi problemi, per esempio facendo leva sulle interfacce di programmazione di applicazioni (API), automatizzando le operazioni ripetitive e usando piattaforme cloud, ottimizzando processi antiquati come tecnologie obsolete o richieste di preventivo ingombranti. Un’organizzazione può trarre grande beneficio dalla collaborazione con aziende che attuano diverse modalità operative e si approcciano ai problemi in modo diversificato.

Un altro fattore da tenere in considerazione quando si parla di gestione del rischio nella supply chain è la sostenibilità. Un tempo “soft topic” relegato all’ambito dell’immagine aziendale, oggi la sostenibilità è integrata nelle strategie delle organizzazioni ed è vista come motore di business ed elemento chiave nella mitigazione del rischio. Pierre-Francois Thaler, Co-Ceo di EcoVadis, ha approfondito l’argomento per Procurement Leaders. Black Rock, una delle più grandi società di gestione del risparmio al mondo, ha dichiarato recentemente che le aziende intenzionate a ricevere il suo supporto devono iniziare a pensare non più al mero profitto, ma al contributo che apportano alla società. Questa posizione è rilevante per due motivi, secondo Thaler. Innanzitutto, dimostra la fiducia degli investitori nel fatto che le pratiche di business sostenibile possano creare un valore tangibile nel bilancio. Inoltre, prova che gli imprenditori riconoscono il ruolo delle aziende nel generare un cambiamento positivo a livello globale.

Per raggiungere gli standard di trasparenza nella supply chain attualmente richiesti, la tecnologia può avere un ruolo importante. Possono venire in soccorso blockchain, programmi di gestione della supply chain, così come strumenti specifici. Un esempio è quello di Coca-Cola, che sta usando blockchain per identificare casi di lavoro forzato nella propria supply chain. Invece, Cisco sta usando l’intelligenza artificiale per processare meglio i dati ed estrarli da fonti più attendibili e avere così una visione completa di ciò che accade nella propria catena di fornitura.

Uno studio della Rutgers University e della Nyu ha dimostrato però che il ritorno di investimento è ridotto nel caso di coinvolgimenti parziali nella sfida della sostenibilità. Non è sufficiente rilasciare qualche prodotto qua e là; bisogna invece creare intere linee di prodotti e servizi che rispondano alle aspettative di sostenibilità, e dimostrare questa trasformazione ai clienti, agli investitori e agli stakeholder.