L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto ulteriormente le catene di approvvigionamento globali ancora provate dalle ripercussioni disastrose causate dalla pandemia di Covid-19.

La guerra ha portato alla luce il vantaggio competitivo dei Paesi che detengono oggi il controllo delle supply chain e delle materie prime.

Prima su tutte la Russia che fornisce più di un terzo del gas naturale europeo, è il secondo più grande esportatore di petrolio al mondo e il primo esportatore mondiale di grano.

Il conflitto sta generando effetti devastanti sull’intero commercio mondiale, mettendo in ginocchio le catene di approvvigionamento su due fronti principali: da un lato provocando l’aumento dei costi per le materie prime, dall’altro stressando ulteriormente il settore della logistica, causando ritardi aggiuntivi nelle consegne delle merci e congestione dei porti.

A ciò si aggiunge l’instabilità dei mercati globali, la difficoltà produttiva, e un’incertezza generale sugli scenari futuri.

 

Le sanzioni alla Russia

Tra le azioni più rilevanti inflitte alla nazione per isolare e indebolire la catena di approvvigionamento e l’economia generale della Russia si registrano:

– Isolamento delle banche russe e blocco del sistema SWIFT

– Controlli sulle esportazioni mirati alla raffinazione del petrolio, che forniscono una fonte di entrate chiave per il governo russo

– Divieto agli aerei russi di entrare e utilizzare lo spazio aereo nazionale degli Stati Uniti e dell’UE

– La creazione di una squadra investigativa internazionale volta a sequestrare le risorse finanziarie degli oligarchi russi

 

Una serie di sanzioni economiche e finanziarie radicali che avranno un contraccolpo doloroso che senza dubbio bisognerà essere pronti a gestire sotto diversi punti di vista.

Le conseguenze a breve termine comprenderanno:

  • inflazione in forte rialzo
  • perdita del potere di acquisto
  • razionamenti delle forniture di energia

 

In questo contesto i leader mondiali stanno studiando adeguati piani di emergenza per le loro catene di approvvigionamento più critiche, guardando alle strategie di mitigazione del rischio.

 

Effetti della crisi sulla catena di approvvigionamento

A due settimane dall’invasione russa dell’Ucraina i suoi risvolti economici sono già pesanti e anche le imprese italiane iniziano a pagare care le conseguenze del conflitto su più fronti.

Ad esempio, il caro energia e le difficoltà di fornitura, hanno costretto il gruppo Pittini, produttore friulano di acciaio per edilizia e industria, a richiedere l’attivazione della cassa integrazione ordinaria, dal 4 marzo al prossimo 3 di aprile, che riguarderà 371 persone: 314 operai e 57 impiegati.

In particolare, le complicazioni di approvvigionamento di alcune leghe essenziali per la produzione dell’acciaio, come il manganese, di cui l’azienda si rifornisce sui mercati russo e ucraino, hanno spinto l’azienda a procedere per stop & go.

La produzione è dunque fortemente condizionata dalla disponibilità della materia prima, dal costo dell’energia salito alle stelle e dalla contrazione sui mercati di riferimento della domanda.

Una situazione di inedita complessità che il gruppo, nel caso specifico, intende gestire sul fronte occupazionale con la cassa integrazione ordinaria.

Da questa storia è chiaro come a seguito del conflitto, volatilità e imprevedibilità, saranno le nuove parole d’ordine. Le catene di approvvigionamento saranno riscritte grazie a nuove fonti e alleanze con nuovi partner, per cercare di garantire forniture coerenti e affidabili nell’interesse della sicurezza aziendale e nazionale.