Tecnologia, etica, relazione con i fornitori e supply chain globali stanno cambiando le skill richieste agli acquisti
Il lavoro dell’ufficio acquisti ha subito importanti cambiamenti negli ultimi anni, complici la digitalizzazione dei processi di acquisto e la revisione generale del ruolo della funzione, che da “ordinificio” sta diventando sempre più un centro di generazione di valore, economico e non solo, per l’azienda.
Secondo Samir Khushalani, Edward Woodcock e Björn-Uwe Mercker, partner di McKinsey & Company, per cogliere le opportunità offerte dal panorama tecnologico in continua evoluzione di oggi, la funzione acquisti deve mescolare questi strumenti con attività per abilitare, cogliere e sostenere il valore. Deve anche costruire abilità più profonde e interconnesse. Questo permetterà di continuare a ottimizzare le principali attività per l’efficacia e l’efficienza in senso classico e di beneficiare comunque dei recenti progressi nella tecnologia, negli analytics e nelle pratiche di management.
Nel loro articolo per Supply Management, gli autori hanno individuato sei abilitatori di performance superiore che possono portare maggior valore: processi, governance, organizzazione, competenza e cultura, digitale e data e analytics.
1st Executive, azienda di recruiting nel settore del procurement e della supply chain, traccia una panoramica dei campi estremamente variegati rispetto ai quali chi lavora negli acquisti deve essere competente. Rifacendosi ai dati di un report Raconteur del Times, le nuove skill richieste al procurement riguardano i data analytics, la gestione del rischio, la geografia internazionale e l’approvvigionamento etico.
Tra i temi che stanno assumendo sempre più rilevanza nella gestione della fornitura ci sono la blockchain, usata per rendere più sicure le transazioni e tracciare l’origine dei prodotti, e la gestione della privacy dei dati. Il Cpo, in questo momento più che mai, ha il potere non solo di garantire la provenienza dei prodotti, ma anche di cambiare le condizioni di lavoro lungo la supply chain. Saranno quindi sempre più richieste le abilità necessarie a garantire una supply chain etica.
Inoltre, intelligenza artificiale e machine learning hanno determinato la progressiva automazione dei processi di procurement. Serviranno quindi abilità tecniche, oltre a capacità cognitive di innovare e guidare il cambiamento.
L’azienda di consulenza A.T. Kearney ha realizzato un approfondimento sul futuro del procurement, partendo dal presupposto che il procurement esiste per permettere alle aziende di trasformare le potenzialità del mercato di approvvigionamento in valore per i clienti finali. Secondo il report, nel modello operativo del procurement gli obiettivi si differenziano a seconda che le categorie d’acquisto siano integrate nel prodotto finale oppure no.
Nel primo caso, chi si occupa di acquisti dovrà fornire un importante valore commerciale, gestire le forze della domanda e dell’offerta nonché le relazioni con i fornitori, assicurandosi del loro corretto comportamento. Nel secondo, dovrà garantire la presenza dei supporti tecnici necessari e gestire il coordinamento end-to-end, inclusi gli analytics su cui basare le decisioni.
In sintesi, nel futuro serviranno soprattutto tre competenze:
- Capacità analitiche per costruire approfondimenti a partire dai dati e usarli per guidare le decisioni;
- Una forte intelligenza emotiva per influenzare il comportamento dei fornitori e ottenere ciò che l’azienda vuole con una gestione ottimale di tutte le parti, sia interne che esterne;
- Abilità di orchestrare il meccanismo generale del procurement per realizzare senza intoppi tutto quanto detto sopra.