Una app traccia i metalli e una piattaforma supporta progetti di sostenibilità

Oggi più che mai le aziende sono impegnate a rendere le proprie attività e supply chain più sostenibili, in seguito alle crescenti pressioni da parte degli investitori, dei clienti e dell’opinione pubblica. Grazie allo sviluppo tecnologico, alcuni strumenti digitali con cui ci interfacciamo quotidianamente – come le app o le piattaforme – possono venire in aiuto anche in questo percorso.

Un primo esempio, riportato su Forbes da Jax Jacobsen, riguarda il tracciamento dei metalli e dei minerali per garantire ai clienti che il loro acquisto non stia arricchendo le tasche dei signori della guerra. Una preoccupazione sempre più sentita negli ultimi anni: negli Stati Uniti, nel 2010 è stato promulgato il Dodd-Frank Act, che richiede alle aziende statunitensi di assicurarsi che i minerali da loro acquistati non arricchiscano nessun soggetto coinvolto in un conflitto armato.

Anche l’Unione europea ha adottato, da maggio 2017, nuove norme sull’importazione dei cosiddetti “conflict minerals”. Le aziende basate in Europa dovranno, da gennaio 2021, riportare gli obblighi di due diligence applicati nella propria supply chain per quanto riguarda l’approvvigionamento di stagno, tantalio, tungsteno e oro.

Le aziende del settore minerario si trovano perciò di fronte alla necessità di dimostrare che i loro minerali sono estratti responsabilmente. MineSpider è una giovane azienda nata a Berlino che ha sviluppato un sistema di blockchain proprio affinché le aziende possano riportare la due diligence della propria supply chain ai governi senza rivelare informazioni sensibili ai competitor.

La questione della riservatezza dei dati porta le aziende a preferire l’uso di proprie blockchain private, creando una moltitudine di sistemi con cui un’azienda mineraria dovrebbe interfacciarsi. Per risolvere questo problema, MineSpider è stata progettata “a cipolla”, con un livello composto dal registro immutabile di blockchain Ethereum, sopra il quale c’è un altro livello di dati privati, accessibili solo ai clienti. Vi è poi un terzo livello, dove sono crittografati i primi due livelli, che viene poi a sua volta crittografato con la chiave del cliente.

Un altro esempio di tecnologia applicata alla sostenibilità di impresa è Supply Chain Solutions Center, una piattaforma web in “stile Netflix” sviluppata dalla organizzazione non profit Environmental Defense Fund in collaborazione con più di 10 organizzazioni globali per aiutare le aziende a mitigare gli impatti ambientali delle supply chain. Ne racconta le funzioni Elizabeth Sturcken, Managing director di Edf+Business, in un articolo su Forbes.

Attraverso un database navigabile, i professionisti in ambito sostenibilità avranno accesso a case study, modelli per costruire piani di sostenibilità e opportunità di entrare in contatto con esperti di Ong. Secondo gli sviluppatori, trovare una soluzione di sostenibilità sulla piattaforma dovrebbe essere semplice come cercare una canzone su Spotify o un film su Netflix.

È dimostrato che ridurre gli impatti della supply chain di un’azienda diminuisce il rischio e l’impatto ambientale e può anche essere un incentivo ai profitti. Tuttavia, raggiungere i propri obiettivi non è semplice, dovendosi destreggiare nella complessità e opacità delle supply chain attuali. La piattaforma mette a disposizione centinaia di risorse che coprono sei aree: agricoltura, energia, chimica, rifiuti, foreste e trasporto merci.