I progressi in materia di trasparenza nell’industria della moda globale sono ancora troppo lenti tra i 250 più grandi marchi e rivenditori di moda del mondo secondo il Fashion Transparency Index (FTI). Lo studio del 2023 ha rivelato una mancanza di trasparenza in diverse aree cruciali.

Ma un’altra analisi, denominata Just Fashion Transition, sottolinea che le principali 100 aziende fashion europee hanno incrementato i propri presidi di sostenibilità del 17% negli ambiti Esg.

I risultati del Fashion Trasparency Index

Il punteggio medio di 250 dei più grandi marchi di moda del mondo in merito alla trasparenza dell’operato aumenta di 2 punti percentuali rispetto al 2022, arrivando al 26%. Per la prima volta nel 2023, due marchi hanno ottenuto un punteggio pari o superiore all’80%. Tuttavia, 70 marchi su 250 (il 28%) hanno ancora un punteggio compreso tra lo 0 e il 10%.

Sempre più marchi di lusso stanno divulgando i loro dati. Cinque marchi di lusso hanno registrato il maggiore aumento del loro punteggio, rispetto allo scorso anno, raggiungendo il 21%. Per la prima volta, più della metà (52%) dei principali marchi di moda ha divulgato le proprie liste di fornitori di primo livello.

Il punteggio medio complessivo nella sezione tracciabilità, tuttavia, è del 23% con quasi la metà (45%) dei marchi che dice poco o nulla, segnando solo lo 0-1% complessivo in questa sezione. L’88% dei principali marchi di moda non rivela ancora i propri volumi di produzione annuali, oscurando la portata della sovrapproduzione.

Il 99% dei marchi non si impegna a ridurre il numero di nuovi articoli prodotti e la maggior parte dei principali marchi di moda (95%) non è trasparente su come sta consentendo una transizione giusta verso l’economia circolare, il che dipinge un quadro poco chiaro su come verranno affrontate le voci e le esigenze dei lavoratori.

Just Fashion Transition e forum sulla sostenibilità

Secondo la ricerca Just Fashion Transition 2023 della European House Ambrosetti, che ha analizzato oltre 2.700 aziende italiane ed europee, valutato le performance Esg di 366 aziende della filiera, in un solo anno le principali 100 aziende fashion europee hanno incrementato i propri presidi di sostenibilità del 17% negli ambiti Esg. Ma delle 100 aziende, la best-in-class soddisfa solo il 70% dei requisiti di maturità dei presidi Esg.

Questo dato conferma la sensibilità di un settore come quello della moda, che ha un impatto rilevante sull’ambiente. Secondo un’analisi di Business Insider la produzione di moda rappresenta il 10% delle emissioni globali totali di carbonio, tanto quanto l’Unione Europea. Prosciuga le fonti d’acqua e inquina fiumi e torrenti, mentre l’85% di tutti i tessuti finisce in discarica ogni anno. Anche lavare i vestiti rilascia 500.000 tonnellate di microfibre nell’oceano ogni anno, l’equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica.

La prossima settimana si terrà il Venice Sustainable Fashion Forum, il summit dedicato alla transizione sostenibile della filiera della moda, promosso da Sistema Moda Italia, The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est – Area Metropolitana Venezia Padova Rovigo Treviso. L’evento si terrà a Venezia, alla Fondazione Giorgio Cini, il 26 e il 27 ottobre prossimi. Il secondo appuntamento del forum porrà l’attenzione sulla trasformazione della supply chain e avrà il titolo ‘Boosting Transition’, a sottolineare l’urgenza di interventi efficaci e coordinati che consentano di ottenere risultati concreti nella riduzione dell’impatto ambientale e sociale dell’industria fashion.

Il futuro legato alla normativa Epr

Parte del summit verterà sulla normativa di responsabilità estesa del produttore (Epr) nel settore tessile, ancora in stand by dopo che lo scorso 5 luglio la Commissione europea ha pubblicato i suoi piani per la revisione della direttiva quadro sui rifiuti, che comprende gli scarti dell’industria tessile e del food.

La norma si inserisce nel “Pacchetto Economia Circolare”, adottato dall’Unione Europea a luglio 2018 con l’obiettivo di rafforzare il sistema di responsabilità estesa del produttore e definire le modalità di recupero di alcune categorie di rifiuti particolari. In Italia manca ancora il Decreto attuativo in merito a questa legge, ma l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili è già in vigore (anticipando i tempi stabiliti dall’UE, che ne prevede l’introduzione dal 2025), ed esistono già decreti e regolamenti in merito alla responsabilità estesa del produttore.

Il summit verterà quindi su progetti concreti da parte delle aziende leader del settore, che dovranno evitare pratiche di greenwashing e adottare un approccio olistico monitorando con trasparenza il loro business, dalla produzione al riciclo, per limitare il loro impatto sull’ambiente.