Secondo un’indagine i lavoratori del settore sono spesso pagati meno del salario minimo nazionale

I proprietari di una fabbrica di abbigliamento con sede in Uk sono stati obbligati a pagare quasi 90mila sterline ai propri dipendenti per non aver pagato loro il salario minimo dal 2012. Charlie Hart riporta i fatti accaduti su Supply Management.

Dati dell’Hmrc, il dipartimento del Regno Unito responsabile della riscossione delle imposte, del pagamento di alcune forme di sussidi statali e dell’amministrazione di altri regimi regolatori incluso il salario minimo nazionale, rivelano che, in seguito a 93 indagini tra i dipendenti dell’industria tessile, un’indagine su quattro ha trovato una non conformità rispetto al salario minimo nazionale. Gli arretrati da pagare ai dipendenti ammontano a 90mila sterline.

In una lettera indirizzata all’Environmental Audit Committee (Eac), Hmrc ha dichiarato che le indagini sono state in parte guidate dalle denunce e in parte dalla raccolta di informazioni e ne è risultato che dal 2012-13 è stata pagata una media di 900 sterline a 126 dipendenti della fabbrica (e 14 indagini sono ancora in corso).

La lettera è stata condivisa con i membri del Parlamento da Janet Alexander, direttore della conformità di imprese piccole o individuali in Hmrc, in quanto parte di un’indagine dell’Eac sulla sostenibilità dell’industria del fashion. L’Eac sta infatti indagando sugli impatti sociali e ambientali della moda “usa e getta” e dell’industria dell’abbigliamento in generale.

Il presidente dell’Eac Mary Creagh ha dichiarato: «La dicitura “Made in Uk” dovrebbe significare che ai lavoratori viene pagato almeno il salario minimo. Sono passati 20 anni da quando è stato introdotto, ma nella nostra indagine è emerso che nell’industria tessile del Regno Unito lo sfruttamento dilaga e va di pari passo con una cultura di paura e intimidazione. Questa lettera si aggiunge alla scandalosa e crescente testimonianza di lavoratori sottopagati penalmente in Uk. Questa realtà deve finire. È necessaria un’azione governativa per porre fine a queste pratiche da XIX secolo nell’Inghilterra del XI secolo».A novembre, mentre fornivano prove al comitato, i rivenditori hanno difeso la vendita di abiti per 5 sterline o meno, affermando che la ragione per cui sono in grado di vendere abbigliamento a prezzi così bassi sono i modelli di business. Un portavoce di Primark, Paul Lister, ha dichiarato che l’azienda non ha speso nulla in pubblicità, risparmiando fino a 150 milioni di sterline all’anno, cosa che le permette di tenere bassi i prezzi.