La trasformazione digitale, di cui stiamo sentendo parlare da un po’ di tempo, sta investendo tutti i settori, anche il facility management. Il momento della rivoluzione delle sue metodologie, processi e obiettivi è giunto. Si tratta di una funzione aziendale destinata a raggiungere nel 2023 59,33 miliardi e un tasso medio di crescita annua dell’11,4%, come evidenziato da una ricerca di ResearchAndMarkets.
Stiamo assistendo ad un cambiamento a livello aziendale che non vuol dire semplicemente adottare uno strumento nuovo ma modificare tutta l’organizzazione e assegnare un nuovo ruolo alla figura del facility manager.
Il valore aggiunto del facility management
Il facility manager è da sempre considerata una figura necessaria ma accessoria, il cui valore aggiunto non è stato spesso riconosciuto. Oggi però si trova al centro di un dibattito sul ripensamento dei luoghi di vita e di lavoro, dagli uffici alle singole scrivanie. Ecco allora che la funzione entra nel vivo di una nuova cultura della collaborazione, della sostenibilità ambientale, della condivisione di informazioni e dell’innovazione e diventa strategica per il business, assumendo un ruolo da specialista con skill orientate all’organizzazione, motivazione per la creazione di una nuova cultura aziendale. Ciò si traduce nella ridefinizione degli spazi e delle modalità di lavoro, nell’ambito dello smart working per esempio. Oltre a questo, gli vengono riconosciute competenze analitiche e statistiche per tradurre i dati in azioni concrete a beneficio dell’organizzazione, dei processi e del business.
Ripensare alla funzione a partire dai dati
Le aziende devono comprendere il mandato, la missione e il ruolo del facility management e lavorare sugli elementi di novità che caratterizzano la funzione. Questo è possibile se si mappano con precisione le risorse disponibili e necessarie e le competenze da colmare. Senza dimenticare la tecnologia, un supporto fondamentale per sfruttare al meglio i dati e ricavarne informazioni utili al business. La figura del facility manager deve identificare i bisogni e deve sapere con quali strumenti soddisfarli. Alla base di tutto vi è la centralità dei dati, fulcro della trasformazione del ruolo. Ad oggi i dati di cui dispone il facility manager non sono storicizzati, il che equivale a non averli. I dati devono essere storicizzati, analizzati, correlati e modellizzati. Questi iter rappresenta il nuovo facility management: la creazione di modelli partendo da dati storici per determinare i comportamenti da analizzare.
Le leve tecnologiche su cui il FM deve puntare sono:
- Big Data Analytics /IoT per ottenere modelli previsionali basati su dati massivi, strutturati e non, georeferenziati per:
-la progettazione/ri-progettazione e gestione dalla scala della città (dalla smart city alla resilient city)
-la gestione degli edifici (dallo space planning al Facility Management o servizi “innovativi” agli utenti/conduttori) - Realtà virtuale utilizzata non solo in termini esperienziali e/o di efficienza dei processi, ma anche in ambito gestionale
- Blockchain/smart contracts per migliorare l’efficienza di processo, relativamente alla documentazione e alla contrattualistica che ha come sottostante, in generale, una qualsiasi operazione progettuale/ immobiliare e/o di gestione.
- Nuove partnership tra startup per configurare servizi professionali al Real Estate che ancora non esistono
Il facility management è sempre più al centro della trasformazione digitale nelle imprese grazie anche al fatto che aumenta il suo impegno e responsabilità in attività e progetti legati al business. Un ruolo non in evidenze ma di sostegno che dovrà saper comunicare il proprio ruolo e valore. E in questa ottica il digitale può essere un valido alleato. La continuità del business dipende anche dall’azione del facility manager , dalla sua capacità di gestire i cambiamenti e mantenere l’equilibrio tra efficienza ed efficacia.