Gli sviluppi possibili per il futuro prossimo a partire dai risultati dello scorso anno
Quando la conversazione sulla supply chain tocca l’argomento blockchain la lista dei benefici viene spesso fatta precedere dalla parola “potrebbe”, afferma Emma Cosgrove nel suo approfondimento per Supply Chain Dive sull’evoluzione di questa tecnologia. Sappiamo quello che un registro distribuito potrebbe fare per le supply chain, ma un’adozione diffusa è ancora lontana.
All’inizio del 2018 un’indagine di Gartner ha rilevato che i Cio (in tutti i settori) che hanno davvero implementato blockchain nelle loro aziende sono l’1% a livello globale; l’8% sta facendo progetti sperimentali e il 77% non è interessato. Inoltre, il Gartner Hype Cycle prevede che gli investimenti più ampi e mirati in blockchain inizieranno nel 2022 e un ritorno in termini di valore su larga scala non inizierà prima del 2027.
«Siamo ancora nella fase di investigazione e test, mentre solo alcune aziende sono andate oltre alla sperimentazione», ha dichiarato Brian Reed, dell’azienda di consulenza in ambito blockchain Laguna Consulting. Ha dichiarato a Supply Chain Dive che, a sua conoscenza, nessuna iniziativa di blockchain nella supply chain ha ancora raggiunto una portata di efficienza.
Un importante ostacolo all’implementazione su larga scala di blockchain nella supply chain è la partecipazione. A differenza delle applicazioni nel settore finance o assicurativo, l’uso della tecnologia blockchain per guadagnare efficienza e trasparenza nelle supply chain presuppone che tutti gli attori debbano cooperare. La cooperazione, in questo caso, significa accettare di partecipare a una piattaforma condivisa e una serie di standard. Ecco tre previsioni per il 2019.
1. Il progresso si realizzerà – ma sarà caotico
Nel 2018 sono nate due iniziative di blockchain nel campo dei trasporti marittimi: la joint venture tra Maersk e Ibm, TradeLens, e la creazione del Global Shipping Business Network (Gsbn), cui hanno aderito nove operatori di terminal e compagnie di spedizione marittima. TradeLens ha annunciato che sarebbe stata operativa per la fine del 2019, ma persino Marvin Erdly, capo di TradeLens in Ibm blockchain, ha dichiarato a Coindesk che è essenziale la partecipazione delle compagnie di spedizione, e quelle che hanno aderito non sono sufficienti. Invece, il Gsbn ha già l’adesione di diverse compagnie.
«Dobbiamo aspettare e vedere cosa succede al momento giusto e se tutti parteciperanno, se lo faranno al 100% o solo in parte per via di segreti commerciali o problemi di proprietà intellettuale», ha dichiarato a Supply Chain Dive Scott Mall, direttore della comunicazione della Blockchain in Transport Alliance (Bita).
«Alcune realtà si rifiuteranno di fare business insieme se l’azienda che offre la soluzione di blockchain è un competitor. Per esempio, potrebbe accadere che i competitor di Maersk preferiscano non usare lo stesso sistema perché temono di regalare ricavi aggiuntivi a un rivale. Vediamo questo fenomeno nell’ambito delle piattaforme cloud, dove alcuni retailer preferiscono non usare applicazioni su AWS perché hanno la percezione che questo significhi dare più soldi al rivale Amazon», ha dichiarato a Supply Chain Dive Alex Pradhan, senior principal research analyst di Gartner.
Quello che è ora chiaro è che un futuro dove le aziende e le supply chain sono organizzate serenamente su una singola blockchain non è probabile. Formare e entrare a far parte di associazioni potrebbe essere un indicatore di progresso ma non c’è la certezza di questo.
2. Le supply chain del cibo saranno le prime
Uno dei benefici più esaltati della tecnologia del registro distribuito nella supply chain è la tracciabilità di qualsiasi prodotto passi di mano in mano prima di arrivare al consumatore finale. In questi casi, spesso le origini o i dati si perdono lungo il corso della supply chain.
In nessun altro campo sembra essere più forte il bisogno di tracciabilità. Il mondo del cibo, in particolare dei prodotti freschi, è stato sempre colpito dal problema dei ritiri dal mercato, ma lo scorso anno ci sono stati tre contagi di E. Coli veicolato dalla lattuga romana negli Stati Uniti, l’origine dei quali non è stata rintracciata fino a dicembre, quando il raccolto era finito. In seguito a questi fatti, Walmart ha annunciato un piano di tracciabilità basato su blockchain, a cui tutti i coltivatori dovranno aderire nel 2019. In quanto maggior retailer e supermercato al mondo, Walmart ha avuto il merito di lanciare delle tendenze con le sue sole forze, e potrebbe fare lo stesso con blockchain.
3. Blockchain diventerà noiosa
Secondo la MIT Technology Review, quest’anno blockchain diventerà la normalità del business, superando il momento di entusiasmo esagerato. Una delle applicazioni quotidiane sarà quella dei contratti smart. Questi sono particolarmente importanti per la supply chain perché possono, in teoria, portare efficienza e rimuovere la burocrazia dalle transazioni. La struttura blockchain permette al pagamento di restare “in deposito di garanzia” fino al momento in cui non si raggiungono gli accordi e di venir poi autorizzato immediatamente.
Blockchain è una tecnologia affascinante, ma più diventa una cosa normale, più le supply chain hanno probabilità di ottenere benefici, e più verrà giudicata per il suo impatto invece che sull’onda dell’entusiasmo.