Ibsa (Institut Biochimique SA) è una multinazionale farmaceutica svizzera fondata nel 1945 a Lugano. Oggi è presente con i suoi prodotti in oltre 90 paesi in 5 continenti e ha 18 filiali in Europa, Cina e Stati Uniti. Impiega oltre 2.000 persone fra sede centrale, filiali e siti produttivi. Ibsa detiene 90 famiglie di brevetti approvati, altri in fase di sviluppo e un vasto portfolio di prodotti che permette di coprire 10 aree terapeutiche. I pilastri su cui Ibsa fonda la sua filosofia sono: persona, innovazione, qualità e responsabilità. Per comprendere la strategia degli acquisti dell’azienda, sempre più orientata alla sostenibilità, abbiamo intervistato Stefano Ferrazzi, Head of supply chain & S&OP, Marco Falso, Senior Purchasing Manager e Giovanna Bognandi, Marketing & communication purchasing specialist, del gruppo Ibsa.

La strategia degli acquisti
Il dipartimento di supply chain conta cento persone suddivise tra procurement, logistica e S&OP. Il procurement gestisce, attraverso team dedicati, gli acquisti di materie prime; il packaging primario e secondario; i terzisti; i servizi generali; l’organizzazione di eventi e congressi e la gestione di fornitori per il marketing e la corporate communication. “Queste ultime due funzioni sono gestite a livello globale, così come gli accordi commerciali con i fornitori di gruppo”, racconta Marco Falso, Senior purchasing manager. Ibsa ha introdotto una procedura per cui il procurement è presente in tutti i processi di acquisto con un’attività di negoziazione, di selezione e qualifica dei fornitori, sia sotto il profilo della compliance, sia della sostenibilità. “In questo modo possiamo essere certi che la scelta avvenga in modo trasparente, etico e nel rispetto delle procedure aziendali”.
Il procurement può cogliere le opportunità di mercato e trasferirle internamente, il confronto sempre attivo con i fornitori e la partecipazione ad eventi di settore permette di comprendere quali siano le nuove tendenze, i nuovi prodotti, i nuovi materiali e i device più innovativi.  “Un’attività a cui tengo molto perché stimola la curiosità intrinseca di un buyer”, sottolinea Marco Falso.

La cura al centro di tutte le attività
La centralità della cura del paziente si riflette anche nella gestione quotidiana degli acquisti, come racconta Marco Falso: “Un out of stock in un’azienda farmaceutica può creare un problema di continuità di cura al paziente”. La collaborazione tra procurement, R&D e UTC si manifesta anche nella ricerca di materiali sostenibili da utilizzare per la produzione e la fabbricazione dei suoi dispositivi e farmaci. “Per noi, il concetto di sostenibilità si identifica anche nello slogan farmaci nella forma migliore” racconta Stefano Ferrazzi, Head of supply chain & S&OP. “La mission di Ibsa è quella di migliorare la qualità di vita dei pazienti attraverso la ricerca e lo sviluppo di farmaci efficaci e tecnologie che siano più aderenti ai bisogni di salute delle persone, trasformando qualitativamente soluzioni terapeutiche già note e riducendo gli sprechi”. Rispetto alle normative europee che indicano un chiaro orientamento verso la sostenibilità ambientale, la volontà di Ibsa è riconoscere quello che non è un semplice trend, ma ormai una necessità. “Il periodo pandemico ha messo in evidenza l’esigenza di aumentare la visibilità della value chain, così come le recenti normative in tema di sostenibilità richiedono di aumentarne la trasparenza e la comunicazione”, aggiunge Ferrazzi.

Change management e strategie
“Il percorso di monitoraggio e misurazione della nostra catena del valore può essere fatto solo in ottica di change management nei confronti dei fornitori. Nel nostro caso, sono per lo più le piccole e medie imprese dei territori in cui operiamo che aiutiamo in tema di Esg per un miglioramento condiviso”, sottolinea Ferrazzi. “Ibsa chiede infatti ai suoi fornitori di unirsi nel percorso di sostenibilità andando per esempio verso un abbattimento delle emissioni di CO2 e, come sostiene Falso, è ormai impossibile non adeguarsi a questo tipo di strategia”. “Noi lavoriamo internamente con tutti i dipartimenti ed esternamente con i fornitori”, aggiunge Giovanna Bognandi, Marketing & communication purchasing specialist. “Crediamo infatti che sia imprescindibile ascoltare i bisogni delle funzioni per offrire il miglior servizio possibile, ma anche per prevedere specifiche esigenze e accrescere la qualità dei risultati”. In questo senso il procurement, aggiunge Marco Falso, “si basa sempre più sull’ottimizzazione per aumentare valore, anche in ottica di sostenibilità, con un approccio win-win”. “In una negoziazione è fondamentale che entrambe le parti escano vincenti. È altresì importante che il buyer conosca l’ecosistema, per instaurare un dialogo con i partner fungendo da mediatore rispetto alle diverse esigenze aziendali e per giungere ad accordi che permettono di razionalizzare i costi e instaurare vantaggiose partnership di lungo periodo”, conclude Giovanna Bognandi. “Grazie agli ottimi rapporti tessuti in questi anni con i nostri fornitori siamo riusciti ad esempio a gestire situazioni complicate durante il lockdown, permettendo così all’attività produttiva di non subire rallentamenti o interruzioni”. Considerati i crescenti rischi climatici e geopolitici, dopo anni di pandemia e incertezza economica, acquista un ruolo centrale la pianificazione della produzione nel medio e lungo termine per coprire la domanda. Così anche la comprensione dello status societario dei fornitori rappresenta un elemento strategico del procurement all’interno dell’azienda. “Da centro di costo la supply chain diventa centro di protezione dei margini con una funzione di valutazioni specifiche sui fornitori stessi, per limitare il grado di vulnerabilità delle catene di approvvigionamento”, continua Ferrazzi.

Governare gli imprevisti
“C’è stata una differenza sostanziale tra pandemia e guerra rispetto agli effetti sulle funzioni interne. Nel primo caso ci siamo uniti da un punto di vista aziendale, perché accomunati dalle difficoltà. Le vendite faticavano a fare previsioni e noi, che facevamo previsioni sulle loro previsioni, rischiavamo un errore al quadrato quindi con una responsabilità doppia, che tuttavia veniva condivisa”, precisa Ferrazzi. “La guerra, al contrario, sta toccando in modo particolare e più diretto il procurement, dato per esempio l’inevitabile innalzamento dei prezzi in tutti i settori e l’allungamento dei lead time”. In questo nuovo contesto, il procurement non ha solo il compito di mitigare le criticità nell’immediato, ma deve concentrarsi sullo sviluppo di professionalità specifiche e sulla capacità di prevedere i problemi e anticipare le soluzioni. Le aziende hanno già iniziato ad introdurre analisi avanzate e a implementare sistemi di business intelligence, per raggiungere un approccio internazionale alla gestione dei costi e dei margini. Come sottolinea Ferrazzi “comprendere la propensione dell’organizzazione a compiere gli step necessari per una reale protezione dei margini, significa prevedere il potenziale impatto dell’inflazione, le possibili interruzioni della value chain, la volatilità del mercato”. Un ruolo strategico, quello del procurement, che sottende anche alla preparazione di un piano di limitazione del rischio condiviso con le altre funzioni aziendali. Il tutto con il fine di recuperare i costi quando le tensioni inflazionistiche scemeranno, la volatilità della domanda muterà e le catene di approvvigionamento verranno ridefinite.

Sostenibilità e best practice
Oltre alla visione strategica, esistono azioni concrete per un cambio di passo. Come il progetto “Esg accreditation” di 4cLegal sposato da Ibsa, una piattaforma di accreditamento degli studi legali che include elementi di Esg: “Non è semplicemente un tender per la valutazione economica, ma verte innanzitutto sulla qualifica degli studi legali a livello internazionale, dal punto di vista ambientale, sociale e di governance”, spiega Marco Falso. “Vengono inviati questionari relativi, ad esempio, alle politiche energetiche e di riduzione di plastica e carta, per misurare l’impatto ambientale. Per quanto riguarda l’area sociale, si valutano pratiche di inclusione e di inserimento di giovani talenti, politiche a supporto delle famiglie o la partecipazione a società pro bono”. “Esg accreditation” è un progetto sviluppatosi a livello europeo, vincitore di un premio nell’ambito dei Legal procurement awards 2023 del Buying legal council a New York. “È un progetto Esg che ha toccato la cultura della sostenibilità, che deve essere diffusa. Auspico che tale modus operandi sia applicato anche in altri contesti”, conclude Marco Falso.