Anche DP World si è unita alla First movers coalition, un’alleanza promossa dal World Economic Forum e dal governo degli Stati Uniti che serve a decarbonizzare settori come il trasporto marittimo, l’aviazione e altri settori difficili, ovvero industrie che contribuiscono al 30% delle emissioni globali.
Cos’è la First movers coalition
La First covers coalition (Fmc) promuove le tecnologie climatiche più critiche ed emergenti sfruttando il potere d’acquisto collettivo dei membri. L’obiettivo della Fmc accelera l’adozione di tecnologie climatiche emergenti per decarbonizzare i settori mondiali a emissioni pesanti. Oggi i suoi membri stanno firmando accordi off-take e guidando la domanda di prodotti a basse emissioni di carbonio verso iniziative globali di decarbonizzazione in collaborazione con partner differenti.
La Fmc è stata lanciata alla COP26, come partnership tra il World economic forum e l’inviato presidenziale speciale degli Stati Uniti per il clima John Kerry, per aiutare a decarbonizzare i settori ad alte emissioni attraverso la domanda del settore privato di tecnologie di decarbonizzazione. Da 35 membri iniziali, questa coalizione è cresciuta fino a 95 membri. Entro il 2030, gli impegni assunti dai suoi membri rappresenteranno una domanda annua di 15 miliardi di dollari per le tecnologie climatiche emergenti e 29 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 in riduzioni annuali delle emissioni. Recentemente si sono uniti alla coalizione il gruppo multinazionale danese Danfoss, il gigante automobilistico svedese Volvo Cars. Ma soprattutto DP World, multinazionale della logistica con sede a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
L’allargamento alla logistica
L’adesione di DP World alla coalizione è l’ultima mossa dell’azienda emiratina per il miglioramento delle sue operazioni, dopo il recente accordo con l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili. In qualità di membro della First movers coalition, dovrà impegnarsi a sviluppare o implementare una percentuale di soluzioni a basse emissioni di carbonio, con l’obiettivo di far sì che il 5% della sua energia per il trasporto marittimo provenga da motori ibridi e combustibili a emissioni zero entro il 2030, come fissato dall’amministratore delegato Sultan Bin Sulayem. DP World controlla anche la Jebel Ali Free Zone (Jafza), ovvero una delle principali zone di libero scambio del mondo, creata nel 1985 per promuovere il commercio e sostenere il trasporto di container nel porto di Jebel Ali. Oggi è una delle più grandi zone franche a livello globale e l’hub logistico della regione. Più di 9.500 aziende globali vi hanno sede e rappresenta quasi il 32% del flusso totale di Ide (Investimenti diretti esteri) negli Emirati Arabi Uniti. La zona franca contribuisce inoltre al 21% del Pil di Dubai su base annua.
DP World afferma di aver ridotto le sue emissioni di carbonio elettrificando i suoi terminal di Rotterdam e Jebel Ali, oltre a fare uso dei biodiesel nel suo porto di Southampton nel Regno Unito. Unifeeder Group, parte di DP World Marine Services, ha già firmato un accordo di noleggio a lungo termine per due nuove navi feeder container a metanolo, che saranno impiegate in Europa. Nell’anno in corso, DP World ha ottenuto una riduzione di quasi il 50% delle emissioni di carbonio dalle sue operazioni negli Emirati Arabi Uniti utilizzando l’energia generata da fonti rinnovabili fornite dalla Dubai electricity and water authority (Dewa). Tuttavia, considerando quanto questo colosso logistico sia influente a livello regionale e globale, gli impegni presi sono ancora poca cosa, seppure un inizio importante.
L’importanza delle partnership
Entro il 2050, il 50% delle riduzioni delle emissioni necessarie per raggiungere emissioni zero dovrebbe provenire da tecnologie non ancora disponibili su larga scala. Questo rende l’obiettivo di Fmc ambizioso e importante. Oltre a lavorare con aziende e multinazionali, Fmc coinvolge anche tredici governi – Australia, Canada, Danimarca, Germania, India, Italia, Giappone, Norvegia, Singapore, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti – che insieme rappresentano oltre il 50% del Pil globale e dovranno impegnarsi a sviluppare partnership pubblico-private per una vera e propria transizione.
Soprattutto nel mondo della logistica, questa transizione è più che mai necessaria attraverso innovazioni nel segno della sostenibilità perché il settore dei trasporti svolge un ruolo essenziale nella crisi climatica. Inoltre, alcune delle logiche che muovono la logistica – ottimizzazione ed efficienza – contribuiscono a ridurre i costi ma anche gli sprechi. Un modo di pensare compatibile con quello di contrasto alla crisi climatica.