Il DHL Global Connectedness Index, un rapporto sul commercio globale, mostra che gli Stati Uniti e la Cina stanno dissociando i collegamenti tra produzione e commercio in un momento di accesa competizione.
Ma la globalizzazione dei mercati e delle supply chain si sta dimostrando resiliente di fronte agli shock come la guerra in Ucraina, e al momento i dati reali non rispecchiano la regionalizzazione percepita.
Il Global Connectedness Index 2022
Il DHL Global Connectedness Index è un rapporto approfondito sullo stato della globalizzazione e sulle sue prospettive. Co-pubblicato dalla Stern School of Business della New York University, è costruito su dati provenienti da 171 paesi e territori. Complessivamente, questa analisi si basa su oltre 4 milioni di dati e 13 misure dei flussi da paese a paese.
L’indice riporta che gli Stati Uniti e la Cina si stanno separando in molti campi, ma l’interconnessione resta forte. Esaminando flussi commerciali, di capitale, di informazioni e di persone – come esportazioni di merci, transazioni di fusione e acquisizione e collaborazione nella ricerca scientifica – la quota dei flussi statunitensi alla Cina è diminuita per 8 criteri dal 2016. Nello stesso periodo, la quota dei flussi dalla Cina agli Stati Uniti è diminuita per 7 categorie.
Tuttavia, contestualizzando questo allentamento dei legami, l’Indice sottolinea che USA e Cina sono collegati da flussi di gran lunga maggiori rispetto a qualsiasi altro paese che non condivida un confine. E nonostante i dati suggeriscano un disaccoppiamento tra i due paesi, lo stesso non è avvenuto prendendo in considerazione i due blocchi dei paesi rivali.
Da globale a regionale: è davvero così?
L’indice suggerisce inoltre che le previsioni di un passaggio dalla globalizzazione alla regionalizzazione non si sono ancora concretizzate. Mostra che la distanza media percorsa da commercio, capitale, informazioni e persone è aumentata negli ultimi due decenni e che i flussi commerciali si sono allungati durante la pandemia di Covid-19.
Il commercio internazionale di merci è stato del 10% superiore ai livelli pre-pandemia a metà del 2022. L’unica categoria che mostra uno spostamento verso la regionalizzazione è quella dei flussi di persone, che si dice sia dovuta al cambiamento nei modelli di viaggio durante la pandemia. I viaggi internazionali sono rimasti del 37% al di sotto dei livelli del 2019 nel 2022, ma sono raddoppiati rispetto al 2021, e si prevede che saliranno di nuovo tra il 5-20% al di sotto dei livelli del 2019.
Una chiusura più pensata che (per ora) reale
I dati sfatano la percezione della globalizzazione in retromarcia, delineando uno scenario in cui ancora l’apertura dei mercati resiste. Il mondo resta ancora interconnesso ma l’Indice suggerisce che rimane una questione aperta se i modelli commerciali diventeranno significativamente più regionalizzati in futuro.
Che molte aziende e governi si stiano concentrando sul nearshoring per regionalizzare le catene di approvvigionamento rimane un fatto. D’altra parte, più della metà di tutto il commercio avviene all’interno delle regioni anche se i vantaggi del commercio a lunga distanza sono ancora importanti, soprattutto perché l’inflazione rimane alta, la crescita economica è rallentata e le tariffe di spedizione dei container sono tornati a scendere.
Nella classifica dei paesi dell’Indice, i Paesi Bassi sono il paese più connesso a livello globale. Singapore si è classificata rispettivamente seconda e prima in termini di dimensioni dei flussi internazionali rispetto ai flussi nazionali. Il Regno Unito ha invece i flussi più distribuiti a livello globale.
La posizione delle 10 maggiori economie
Mentre le maggiori economie del mondo esercitano una potente influenza sui modelli di attività a livello mondiale, tendono a non essere tra i paesi più globalizzati. I paesi che si collocano ai primi posti nel DHL Global Connectedness Index combinano sia grandi flussi internazionali relativi all’attività domestica (alta profondità) che flussi distribuiti a livello globale (elevata ampiezza). Le grandi economie hanno spesso un’elevata ampiezza, ma tendono ad avere una bassa profondità a causa dei loro grandi mercati interni.
Gli Stati Uniti, ad esempio, sono al 28° posto assoluto dell’Indice. A causa della vasta portata dei suoi flussi internazionali, si collocano al 2° posto per ampiezza. Ma con flussi internazionali piccoli in relazione all’attività interna, motivo per cui si collocano solo al 125° posto su 171 paesi riguardo la profondità. Allo stesso modo, la 65° posizione complessiva della Cina riflette un rango molto più alto in larghezza (25°) rispetto alla profondità (157°). L’Italia invece la si trova al 29° posto generale.