L’annuncio di nuovi dazi da parte di Trump e le tensioni commerciali globali evidenziano l’importanza strategica del procurement. Le aziende devono adattarsi alle sfide, spostando la produzione e rafforzando la collaborazione interna. La capacità di gestione della supply chain sarà cruciale per affrontare l’incertezza futura.
Nuovi dazi e implicazioni per il commercio
L’annuncio dell’ex presidente Donald Trump riguardo all’intenzione di imporre nuovi dazi del 10% su tutti i beni importati ha sollevato preoccupazioni significative tra spedizionieri e porti. Durante un briefing del 17 luglio con il porto di Los Angeles, Matt Priest, presidente e Ceo di Footwear Distributors and Retailers of America, ha evidenziato come queste proposte possano modificare radicalmente l’approccio al commercio. La proposta, lanciata per la prima volta a maggio come mezzo per compensare l’estensione dei tagli fiscali del 2017, include una tassa del 60Le emissioni di Scope 3, che includono tutte le emissioni indirette lungo la catena di fornitura, rappresentano una sfida significativa per l’industria tessile e il settore tecnologico su tutti i beni provenienti dalla Cina, che nel 2023 rappresentavano il 15% delle importazioni statunitensi.
Gene Seroka, direttore esecutivo del porto di Los Angeles, ha riconosciuto che, se implementata, questa misura potrebbe trasformare il futuro del porto, già testimone di un crescente commercio con il Sud-est asiatico e il Messico, mentre le importazioni dalla Cina sono in calo. “Quando questi alisei cambieranno, saremo in testa,” ha dichiarato Seroka.
L’incertezza per una potenziale guerra commerciale
L’imposizione di dazi generalizzati solleva preoccupazioni non solo per il commercio con la Cina, ma per il commercio globale stesso e l’aumento dell’incertezza nello scontro geopolitico. Alan Wm. Wolff del Peterson Institute for International Economics ha avvertito che tali tariffe potrebbero provocare una guerra commerciale globale, aumentando i costi per i consumatori poiché le aziende si vedrebbero costrette a trasferire questi costi aggiuntivi. Le imprese stanno già cercando di spostare la produzione dalla Cina verso paesi del Sud-est asiatico come Indonesia e Vietnam per evitare gli impatti delle nuove tariffe. La conversazione tra gli spedizionieri ruota attorno alla ricerca di modi per importare i prodotti prima dell’entrata in vigore delle nuove tariffe.
Nel contesto politico, l’attenzione è anche rivolta al candidato vicepresidente di Trump, il senatore J.D. Vance, il quale sostiene leggi che potrebbero influenzare positivamente il settore del trasporto su strada. Tuttavia, il suo scetticismo verso i veicoli elettrici potrebbe rappresentare un ostacolo per l’industria automobilistica, poiché Vance ha presentato il Drive American Act, mirato a eliminare i sussidi per i veicoli elettrici e a sostituirli con un credito d’imposta per i veicoli a benzina o diesel. Nel suo discorso alla Convention repubblicana, Vance ha sottolineato che sarà a favore del “working man” americano e che vorrà limitare la manodopera dall’estero così come le catene di forniture che dipendono dall’estero. “Costruiremo fabbriche qui con lavoratori americani, proteggeremo i salari e impediremo al partito comunista cinese di costruire i suoi ceti medi a nostre spese”.
La crescita dell’importanza del procurement
Gli ultimi quattro anni, caratterizzati da sfide come la pandemia di COVID-19, conflitti armati, inflazione e crisi energetiche, hanno trasformato il procurement in una funzione chiave all’interno delle aziende e un contesto di incertezza come quello rappresentato dalle elezioni americane presenta non pochi problemi. Secondo un rapporto di SAP ed Economist Impact, il mantenimento del contenimento dei costi e la continuità della supply chain di fronte a queste sfide sta cambiando il ruolo degli acquisti in senso più ampio, perché storicamente i team di procurement non avevano lo stesso accesso al processo decisionale strategico di altri dipartimenti. Ora, i dirigenti del procurement hanno più voce in capitolo nella pianificazione aziendale a lungo termine, diventando una “funzione di valore chiave” anziché una “semplice funzione di supporto”.
Un indicatore chiave di questa crescente importanza è il continuo spostamento della funzione procurement dal reparto finanziario alla competenza del COO. Quest’anno, il 44% dei team di approvvigionamento intervistati da Economist Impact ha riferito al COO della propria azienda, rispetto al 26% nel 2023 e al 34% nel 2022. Solo il 23% riferisce ancora al CFO dell’azienda. Tuttavia, permangono tensioni con le parti interessate. Sebbene i team di procurement stiano diventando più strategici nella collaborazione con gli altri dipartimenti, solo una piccola porzione degli intervistati ha un’elevata fiducia nell’applicazione delle informazioni sul procurement in tutta l’organizzazione. Philip Ideson di Art of Procurement sottolinea che spesso il procurement ha operato in una bolla, servendo i propri obiettivi piuttosto che quelli dell’intera azienda, impedendo così di apportare più valore all’organizzazione.
L’adattamento del procurement all’incertezza futura
In un contesto di “crisi permanente” e crescente incertezza, la capacità di adattamento e la collaborazione strategica del procurement saranno determinanti per navigare le sfide future e sostenere la continuità della supply chain. Con l’annuncio di nuovi dazi e la possibilità di cambiamenti legislativi significativi derivanti da un cambio sostanziale nelle politiche statunitensi, il procurement deve continuare a evolversi e a integrarsi sempre più profondamente nei processi decisionali strategici dell’azienda e le istituzioni (italiane come europee) sono chiamate a compiere sforzi più ambiziosi. Solo così sarà possibile affrontare le sfide globali e garantire la resilienza delle catene di approvvigionamento, contribuendo al successo a lungo termine delle aziende in un mondo sempre più complesso e interconnesso.